Autore Redazione
giovedì
26 Ottobre 2023
19:20
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Cronaca - Provincia Alessandria

Lupi nell’Alessandrino: quanti sono e dove si trovano

Lupi nell’Alessandrino: quanti sono e dove si trovano

PROVINCIA DI ALESSANDRIA –  La presenza dei lupi in provincia di Alessandria ha suscitato crescente interesse, specialmente dopo il recente caso di una capra sbranata a Tortona da un possibile nucleo famigliare di tre individui. In Val Curone e in Oltrepò Pavese, sul versante tra Cima Colletta, Monte Chiappo e Montaldo di Cosola, alla foce del torrente Borbera, sono stati catalogati 85 avvistamenti nel 2022. Esemplari in grado di percorrere le rive del Borbera, una sorta di “autostrada” naturale, spostandosi rapidamente in territori dove gli avvistamenti sono frequenti, come Arquata Scrivia e Garbagna. Oppure sfruttando il corso del torrente Curone, dove sono giunte quest’anno segnalazioni e tracce degli animali anche sui sentieri di San Sebastiano Curone, Volpedo e Viguzzolo.

Secondo i dati raccolti dal gruppo tortonese Zampe Libere, l’Appennino ligure nella provincia genovese vanta la più alta densità di nuclei famigliari in Italia, con 26 esemplari distribuiti in 6 famiglie censiti a febbraio 2023. Ecco un dettaglio aggiornato al 26 febbraio 2023 del report sulle famiglie di lupi presenti in quell’area, esemplari che percorrono molti chilometri seguendo il fiume Scrivia ed entrano abitualmente anche nell’alessandrino.

La mappa indica i torrenti utilizzati dai nuclei famigliari, o dai solitari, per muoversi nel territorio alessandrino partendo dalla Liguria e dall’Appennino piacentino, a cavallo delle Quattro Regioni

Distribuzione delle Famiglie di Lupi nell’Appennino ligure (Dati aggiornati al 26 febbraio 2023)

Luogo Nome del Gruppo Numero di Esemplari
Valle Scrivia “Joe Black” 3
Valle Scrivia – Val Seminella – Crocefieschi e Proventino “I Grigi” 4
confine Torriglia-Montoggio-Val Pentemina “I Pentemina” 5
Val Vobbia-Val Brevenna “I VVB” 4
confine Molini di Fraconalto-Vallebarca-Pinceto Borlasca “I Vultaggi” 6
area Campomorone-Mignanego-Giovi-Gualdrà “Il Polcevera” 4

La zona di censimento dei nuclei famigliari presenti tra Ronco Scrivia e Montoggio

I dati raccolti da ZampeLibere evidenziano che la riproduzione dei lupi è un fenomeno delicato, con il 50% dei cuccioli che muore prima di raggiungere il primo anno di vita. In Italia, secondo le stime riportate da fonti come grandicarnivori.it, il 15-20% dei lupi annualmente subisce una mortalità di origine antropica, principalmente per incidenti stradali e bracconaggio. Questo valore potrebbe variare a seconda di diversi fattori, e in molti casi, potrebbe essere addirittura sottostimato a causa della difficoltà nel rinvenire le carcasse. Per quanto riguarda gli incidenti stradali e il bracconaggio, questi rappresentano il 53% e il 32% dei casi di mortalità degli esemplari secondo i dati riportati su wwf.it.

Le stime annuali indicano che tra i 200 e i 500 lupi muoiono a causa di fucilate, veleno, trappole o investimenti da parte di veicoli. Nonostante la mancanza di numeri certi, gli esperti stimano che almeno 400 lupi ogni anno perdano la vita a causa di azioni umane, come riportato da wwf.it e isprambiente.gov.it. In particolare, nel 2023 il Piemonte è una delle regioni con il numero più elevato di segnalazioni, prevalentemente per incidenti stradali.

Considerando l’avvistamento di lupi anche nelle vicinanze delle abitazioni tortonesi e alessandrine, ci si chiede se questi animali possano rappresentare una minaccia per le persone o gli animali domestici. Il coordinatore di ZampeLibere, Ugo De Cresi, spiega come oggi i lupi si siano adattati a sfruttare le infrastrutture umane a proprio vantaggio. “Fino a 20 anni fa predavano con una strategia che prevedeva solo l’isolamento degli ungulati. Oggi invece i lupi sfruttano le infrastrutture umane, gli sbarramenti, spingono le prede verso ostacoli artificiali. Ma le prede in natura restano pur sempre cinghiali, caprioli, daini e cervi“, spiega De Cresi. “Un conto è un nucleo famigliare di lupo, un altro è un lupo che va in dispersione. I lupi non vengono mai scacciati dal branco, termine tra l’altro improprio per definire un gruppo; giunti al primo o al secondo anno di età, i maschi si allontanano per la dispersione, vagano da soli per chilometri alla ricerca di una partner per comporre un nuovo gruppo familiare. Il lupo in dispersione spesso viene fotografato perché preferisce transitare nei centri abitati e non entrare nel territorio di altri nuclei familiari, aggiunge l’osservatore naturalista.

De Cresi suggerisce che i lupi, anche quando si avvicinano ai centri abitati, non rappresentano necessariamente una minaccia diretta. “I nuclei familiari di lupi escono una sera si e una no, per “mappare” il territorio. Mangiano una volta ogni circa 6-8 giorni. E devono ingerire un quantitativo tra i 6 e gli 8 chili di cibo. Quando cacciano lo fanno in modalità precise e rigorose, un lupo “disperso” non può mai avere quella stessa attitudine, solo in gruppo può sperare di abbattere abbattere un daino da 150 chili. Sicuramente può avvicinarsi ai centri urbani perché mangia quello che trova; non è raro trovarlo mentre rovista nei rifiuti. Ma non spende energie mai per predare un cane o un gatto perché il suo intuito lo spinge il suo obiettivo, quello di formare un nuovo gruppo. Infatti, in Piemonte non si sono mai registrati casi di predazioni da lupo ai danni di cani o gatti“.

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