Cgil e Uil dicono “Adesso basta!” Scioperi e corteo per risvegliare un Paese in recessione
ALESSANDRIA – “Adesso basta!“. Lo slogan è molto chiaro e spiega che Cgil e Uil non hanno intenzione di concedere più tempo e comprensione al Governo. Franco Armosino, segretario provinciale Cgil Alessandria, e Claudio Bonzani, segretario provinciale Uil, hanno illustrato le ragioni dello sciopero di domani, venerdì 17 novembre e venerdì 24 novembre, spiegando che “di motivazioni per protestare ce ne sono fin troppe, a cominciare dai tagli evidenti ai servizi, ai trasporti, per non parlare della sanità“. Non ci sono settori che non siano toccati da una manovra finanziaria che “porterà il Paese alla recessione“ a causa di “un piano industriale assente e di una politica che, per quanto riguarda l’ex Ilva, di fatto porterà l’Italia a smettere di produrre e lavorare l’acciaio, svuotando la produzione industriale visto che, per esempio, produciamo il 50% della componentistica automotive d’Europa“. Anche la tanto millantata logistica, ha aggiunto Armosino, non è la soluzione perché “l’Italia non può diventare la piattaforma di parcheggio di container per l’Europa“.
A tutto questo si aggiunge poi una evidente “crisi della democrazia” come dimostrato “dagli attacchi alla Costituzione per colpa di un Governo che continua a far riferimento a categorie di destra e ultradestra, un Governo che si impegna solo per il mantenimento del proprio potere“. Una situazione che richiedeva quindi una posizione netta che comincerà a concretizzarsi domani con un presidio in piazza Garibaldi, davanti a piazza Marconi, dalle 9 alle 12, in concomitanza con lo sciopero di 8 ore per i settori pubblico, trasporti, scuola, sanità e multiservizi, seguito poi dalle 8 ore di sciopero per il privato e il corteo del 24 novembre a Novi, città dove ha sede l’ex Ilva.
Uno sciopero “definito della coerenza” da Claudio Bonzani, per la “completa mancanza di risposte dal Governo su lavoro e fisco. I soldi immessi per gli stipendi sono nettamente insufficienti per portare i salari ai livelli pre-inflazione, mentre per i pensionati le condizioni sono nettamente peggiorative. Inoltre le richieste di revisione degli enti locali sono fallimentari visto che dal sistema sono usciti 100mila lavoratori e un altro 50% andrà in pensione entro il 20230“. Entrambi i segretari hanno sciorinato un lungo elenco di problemi che appesantiscono un Paese incapace di crescere. “Se non scioperiamo quando non aumentano i salari allora quando scioperare, ci hanno chiesto i nostri lavoratori che quindi convividono pienamente le nostre ragioni – hanno raccontato ancora i segretari. “”Noi abbiamo segnali buoni sulla nostra lotta c’è un risveglio che attendevamo da tempo“. Scendere in piazza oggi, quindi, per Cgil e Uil è necessario ma anche vitale per sollevare un Paese in grande crisi.