6 Dicembre 2023
05:32
“Per il commercio e la città serve una visione”: la riflessione per vincere il “si è sempre fatto così”
ALESSANDRIA – Si dice sempre ma si fa poco: lasciare le cose sempre uguali è l’errore peggiore che si possa fare perché alla fine impantana tutto e non solo impedisce di migliorare ma addirittura innesca pericolosi processi di involuzione. Questo è vero nel commercio come per ogni ambito della vita.
Il ragionamento nasce dalla riflessione di una commerciante alessandrina, Silvia Pivotto di Arco Sport, che, come altri commercianti della città, con alcune piccole azioni, sta provando a dirigere lo sguardo di parte della città altrove. Lo ha fatto per esempio con una iniziativa controcorrente ma che potrebbe essere una crepa da cui far passare la luce, quella di chiudere il suo negozio due domeniche fa, il 26 novembre. Una scelta dettata dalla volontà di andare incontro alle esigenze degli impiegati ed “evitare loro un sacrificio a livello umano superfluo“.
Una attenzione non banale soprattutto perché il ragionamento di Silvia non è sulle semplici aperture domenicali ma sulla fruibilità dei piccoli negozi e sull’esigenza di stravolgere una concezione ormai vecchia e fuori dal tempo dell’offerta commerciale. “Mantenere aperto anche domenica 26 novembre avrebbe aggiunto uno sforzo in più, considerando che il 24 dicembre è domenica e quindi sarebbe stato un sacrificio eccessivo. Questo non impedisce naturalmente la nostra disponibilità nei confronti dei clienti perché faremo un orario continuato ‘selvaggio’ nei tre giorni antecedenti il Natale, e già ora facciamo fare acquisti via whtsapp e riceviamo anche dopo le 19.30 su appuntamento“.
Il ragionamento però è più ampio, è di cambiare l’ottica del “si è sempre fatto così“ per offrire servizi meno ingessati. Silvia in particolare suggerisce un approccio moderno “se Alessandria vuole essere una città moderna“. “Nel corso dell’anno le aperture domenicali probabilmente non sono così produttive perché è difficile che qualcuno spezzi la propria giornata per 2-3 ore di shopping in città anche perché ci troviamo a gareggiare con i grandi centri commerciali in cui l’esperienza può essere molto più dilatata e articolata nell’intera giornata. Se il piccolo commercio in una città come Alessandria vuole essere attraente deve pensare alle esigenze dei cittadini e qui sta lo sforzo verso un cambiamento, a cominciare dagli orari, per esempio immaginando di ritardare l’apertura alle 10.30 per accogliere i clienti anche durante la pausa pranzo e quindi permettere ai cittadini di usare le due ore fuori ufficio per le compere“. “È vero – continua l’esercente alessandrina – che anche i commercianti hanno i figli e magari devono andare a prenderli a scuola ma se si cambia la visione la si deve cambiare e accettare un altro modo di lavorare, focalizzandosi su tutti quelli che sono già in città per lavoro, sia gli alessandrini, sia quelli che vengono da fuori. Qualsiasi consulente web ti insegna a oimplementare e coltivare in via prioritaria quelle che sono già le tue utenze presenti sul territorio dal lunedì al venerdì per lavoro: sono già qui ogni giorno e hanno la pausa pranzo a disposizione per fare shopping”.
Questo, come altri cambiamenti, dovrebbero essere più coraggiosi e risolutivi. Un esempio arriva dalla zona a traffico limitato che, “va bene così“, ma contro la quale “si è fatto solo tanto rumore per nulla”. “Se si vuole che le cose cambino è necessario vincere le paure e le resistenze che ci sono e ci saranno – conclude Silvia. Probabilmente è necessaria una visione chiara, con traguardi certi: dovremo stringere i denti ma con la fiducia di raccogliere i frutti dopo“. Sarebbe necessario “immaginare Alessandria, dal commercio in avanti, come un’azienda, affidarla, anche autotassandoci, a una società che abbia in testa una visione sulla base delle caratteristiche di questa comunità, travalicare le individualità e ragionare nel complesso per rivedere orari, proposte, obiettivi, caratteristiche. Dovrebbe essere l’Amministrazione, già a mio modo di vedere impegnata sulla città, ad affidare un progetto del genere, potrebbe essere un momento storico interessante“.
D’altronde il cambiamento inizia quando qualcuno vede il passo successivo.
Foto di Matt Noble su Unsplash