Sopravvissuto all’attentato a Chinnici e poi al fianco di Falcone e Borsellino. Paparcuri racconta “l’impegno degli uomini” contro la mafia
BOSCO MARENGO – Il consigliere istruttore Rocco Chinnici sapeva che camminando e muovendosi per le strade di Palermo la mafia avrebbe potuto colpirlo in ogni momento. Lui, però, non aveva paura della morte ma temeva per gli uomini della sua scorta. Giovanni Paparcuri ha citato un’intervista rilasciata proprio dal magistrato da cui nacque l’idea del “pool antimafia” per iniziare a raccontare chi era Rocco Chinnici, assassinato dalla mafia nel 1983 in via Pipitone a Palermo insieme ai due uomini della sua scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e al portiere dello stabile Stefano Li Sacchi.
Anche Giovanni Paparcuri faceva parte della scorta di Chinnici e rimase gravemente ferito in quell’attentato ma si salvò. Da allora gira l’Italia e le scuole per portare avanti l’impegno nella lotta alla mafia di Chinnici, ma anche di Falcone e Borsellino e di tutte altre persone con cui, negli anni, ha lavorato.
Giovanni Paparcuri “non dà lezioni”, ha subito puntualizzato all’inizio della serata organizzata dall’Associazione Parcival e da Libera al Complesso Monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo. Durante l’incontro, seguito anche dal sindaco di Bosco Marengo Gianfranco Gazzaniga, e dal primo cittadino di Novi Ligure, Rocchino Muliere, Paparcuri non ha voluto raccontare il lavoro dei “magistrati” ma l’impegno degli “uomini”. Chinnici, così come Falcone e Borsellino, erano prima di tutto “persone”, come lo siamo tutti. La lotta alla mafia non è “cosa” solo da magistrati o appartenenti alle forze dell’ordine, ha spiegato, ma un impegno che deve essere di tutti perché ognuno di noi nel quotidiano può fare “antimafia”, seguendo sempre una strada punta al rispetto della legalità e degli altri.