Autore Redazione
domenica
7 Aprile 2024
12:22
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Tempo Libero - Valenza

Una storia di attimi. Recensione di “Il momento migliore, il momento peggiore” al Teatro Sociale di Valenza

La pièce di Allegra de Mandato con Emanuele Arrigazzi, Daniela Tusa e Fabio Martinello, accompagnati dai sax di Stefano Deagatone, ha inaugurato la rassegna Genius Loci, dedicata alle compagnie del territorio
Una storia di attimi. Recensione di “Il momento migliore, il momento peggiore” al Teatro Sociale di Valenza

VALENZA – “Il segreto è restare nel momento…non farsene scappare nessuno”. Sono momenti fuggevoli ma potenti quelli che appaiono come quadri ne “Il momento migliore, il momento peggiore”, commedia agrodolce di Allegra de Mandato che ha iniziato ieri, sabato  6 aprile, la rassegna Genius Loci al Teatro Sociale. Il cartellone è dedicato alle compagnie del territorio e il prossimo appuntamento sarà sabato 13 aprile: la compagnia alessandrina de Gli Illegali debutterà con la rilettura de “La bottega del Caffè” di Goldoni con la rielaborazione drammaturgica di Massimo Brioschi.

In occasione dell’inaugurazione di Genius Loci, nel foyer del teatro, si è aperta la mostra “Les Paradis Artificiels – Un Viaggio Multidimensionale nell’Arte Contemporanea” con le opere di Shana Boetto, Milos Defilippi, Daniela Cecere. I loro lavori esplorano mondi interiori ed esteriori, passando attraverso misticismo, esoterismo ed inconscio, come fa intuire il sottotitolo della mostra: “Sogni, istruzioni astrologiche, identità celate, figure femminee di pantheon segreti, labirinti tridimensionali che non hanno uscita“.

“Il momento migliore, il momento peggiore” è l’incipit di “Racconto di due città” di Charles Dickens, e anticipa l’amore per la letteratura e in generale per i libri della drammaturga Allegra de Mandato. Un amore che emerge subito nella cornice metateatrale della pièce, dove Fabio Martinello, “non guida, non narratore, ma piuttosto vademecum”, un po’ alter ego dell’autrice, cuce, attraverso il tempo, immagini della vita dei due protagonisti. Si presenta come un raccoglitore di storie, appare un po’ svagato, gioca con l’immaginazione dello spettatore e con le sue domande inespresse. La storia dei suoi personaggi è un regalo e, come tale, va donato, perché “le storie a volte ci salvano la vita”.

I momenti della vita di coppia di un Lui (Emanuele Arrigazzi) e una Lei (Daniela Tusa) attraversano l’arco delle loro vite dal primo incontro (“il momento grandioso dell’inizio”) al succedersi veloce degli eventi, ad una successiva immobilità gravida di nervosismi, ad un finale-preludio dell’inevitabile perdita dell’altro. Sono sequenze quasi cinematografiche, a volte fulminanti, precedute e seguite dalla tessitura musicale dei sax di Stefano Deagatone. Non accadono eventi straordinari, ma, proprio per questo, emergono delle personalità credibili, fatte di ironia, insicurezze, manie e, tuttavia, capaci di stare insieme, stuzzicarsi e divertirsi.

Profonda ma anche aerea, grande lettrice, musicista tanto talentosa quanto insicura Lei; incostante, divertente e un po’ impacciato Lui. Si incontrano e subito un equivoco su un termine rivela la loro diversità, ma anche un modo di prendersi in giro, di giocare insieme al gioco della vita. Arrigazzi e Tusa, con dei semplici cambi di particolari del loro abbigliamento, danno corpo a diverse età e a diverse situazioni, continuando un dialogo che, a distanza di anni, ritorna su argomenti lasciati in sospeso e man mano svolti. Non c’è nulla di forzato nel loro passaggio da un’età giovanile ad una matura e poi anziana; i gesti e la voce non hanno niente dello stereotipo dei vecchietti, semplicemente c’è una maggiore posatezza, nella quale brilla la scintilla dell’ironia e di quello che è stato e continua ad essere.

Il rapporto di coppia invecchia insieme a loro, ma c’è sempre un interesse, un gioco sotteso che rivela qualche carta nascosta. E’ un’intesa che non cede al tempo, una storia potente, come anticipato dal narratore-vademecum, che parte con lo stile di commedia romantica e tocca parecchi aspetti dell’esistenza. Fa pensare al trascorrere delle età, all’inizio dell’amore, alla nostalgia e alla lontananza, ai momenti di crisi, infine alla cura della persona amata e a un senso di quiete, suggerito da un altro fil rouge del testo: la fotografia. “La fotografia è un modo per mettere una distanza con la realtà”, dice Lui, e nel finale tutto ciò acquisisce un altro senso, perché sarà una foto, straordinaria e preziosa, a dare una nuova luce al momento.

Per questo, per l’importanza degli attimi, dei fotogrammi che fanno il tutto, “il segreto è restare nel momento” e sono momenti restituiti come un dono quelli interpretati da Daniela Tusa e Emanuele Arrigazzi. Divertono, commuovono, sono riconoscibili nella loro verità e sono sequenze separate, ma unite a comporre un quadro in cui tutto, alla fine, coincide per dipingere il viaggio di un’esistenza insieme. Un buon inizio per Genius Loci, la nuova stagione primaverile che proseguirà sino al 16 maggio con un cartellone che passerà da Goldoni, a Molière, a Plauto, a Cechov.

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