24 Aprile 2024
13:29
Problemi ormonali almeno una volta nella vita per 3 persone su 4. I segnali per riconoscerli e i consigli degli esperti
PIEMONTE – Patologie diffusissime, come obesità, diabete, malattie della tiroide, infertilità, osteoporosi, sono tutte connesse ad alterazioni ormonali, che hanno tanti volti. “Si stima che la probabilità che ognuno di noi, nell’arco della vita, abbia a che fare con un problema ormonale si aggiri intorno al 75% – dichiara Gianluca Aimaretti, presidente SIE e Direttore del Dipartimento di Medicina Translazionale (DiMET) dell’Università del Piemonte Orientale. Proprio il 24 aprile si tiene la terza edizione della Giornata Europea degli Ormoni promossa dalla Società Europea di Endocrinologia (ESE) che accende i riflettori sul loro ruolo chiave nelle malattie croniche, in molti casi prevenibili, come il diabete, i disturbi della tiroide, l’osteoporosi e l’obesità, nonché nel cancro e in oltre 400 malattie rare. Per questo, in occasione dell’Hormone Day, gli esperti della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) richiamano l’attenzione sull’importanza di comprendere la loro funzione, riconoscerne gli squilibri e intraprendere piccole azioni quotidiane per mantenere l’equilibrio ormonale e promuovere il benessere generale.
Per aumentare questa consapevolezza nella popolazione, la SIE organizza eventi divulgativi, visite gratuite e screening nelle varie regioni italiane, nell’ambito del progetto inSIEme per la salute endocrinologica ( l’elenco è disponibile sul sito www.societaitalianaendocrinologia.it.)
Gli ormoni sono i “registi” della nostra salute e regolano tutto quello che accade nel nostro organismo. Queste sostanze chimiche, prodotte dalle ghiandole endocrine, agiscono come messaggeri che, viaggiando nel circolo sanguigno, portano informazioni per regolare e coordinare le funzioni dei vari organi: sonno, fame, temperatura corporea, metabolismo, desiderio sessuale, tono dell’umore, crescita e sviluppo. Dagli estrogeni al testosterone, dall’insulina all’ormone della crescita, nel nostro organismo circolano più di 50 ormoni le cui variazioni possono fare da apripista a moltissime patologie. Il 30% delle malattie croniche e 1 tumore su 4 dipendono infatti da squilibri ormonali. I livelli degli ormoni oscillano non solo in base all’età, ma anche in relazione al tipo di alimentazione e ai cattivi stili di vita.
“Conoscere gli ormoni e la loro importanza, ma soprattutto mettere in atto strategie che possono aiutare a prevenire le tante malattie nelle quali c’è una componente ormonale alterata, significa incidere positivamente sulla salute dei cittadini” afferma Diego Ferone, presidente eletto SIE e Direttore Clinica Endocrinologicapresso l’IRCCS Policlinico San Martino, Università di Genova.
I campanelli d’allarme per riconoscere gli squilibri ormonali
Molti credono che gli squilibri ormonali siano legati soltanto al mondo femminile e che gli uomini non sperimentino gli effetti negativi di alterazioni simili nel loro organismo. Ma non è così perché esistono squilibri ormonali maschili con sintomi equiparabili a quelli femminili. Per questi motivi è importante essere consapevoli di come eventuali modifiche fisiche o psicologiche, che possono verificarsi durante tutto l’arco della vita, possono essere indice di squilibri ormonali e della necessità di rivolgersi subito allo specialista per individuare gli esami e il trattamento più adeguato. “I sintomi a cui porre attenzione, che possono mascherare problemi al sistema endocrino, sono variazioni inspiegate di peso, disturbi del sonno, cambiamenti nell’appetito, fragilità di unghie e capelli, stanchezza eccessiva, pelle desquamata, sete persistente, comparsa di depressione del tono dell’umore, calo del desiderio sessuale e infertilità – conclude Ferone – In presenza di questi campanelli d’allarme è necessario rivolgersi allo specialista endocrinologo e può essere utile, su indicazione dello stesso, sottoporsi a esami di dosaggi ormonali”.
Sport e ormoni: il workout ormonale
Lo sport ha un grande impatto sulla modulazione ormonale: fare attività fisica costante, ma a intensità moderata e non prolungata, da 90 a 150 minuti a settimana, può aiutare l’organismo a produrre meglio gli ormoni.
“Infatti, ormai si parla anche di workout ormonale, cioè impostare l’allenamento in modo da equilibrare la produzione degli ormoni e far sì che la sua efficacia sia massima con esercizi aerobici quali la corsa, la camminata intensa e la ginnastica dolce – riferisce Aimaretti – Appena ci muoviamo, il nostro organismo rilascia ormoni che provocano effetti diversi. Un esempio è quello dell’irisina, il cosiddetto ormone dello sport, ‘brucia-grassi’, che per mezzo di un’attività fisica costante ed equilibrata aumenta del 12% e contrasta le cellule adipose ‘cattive’. Il regolare esercizio a bassa intensità aumenta fino al 500%, rispetto a chi è sedentario, la secrezione di endorfine e serotonina, conosciuti come ormoni della felicità, responsabili di benessere e buonumore, e riduce invece la produzione del cortisolo, l’ormone dello stress, contribuendo così a equilibrare la produzione ormonale e far sì che la sua efficacia sia massima. L’attività fisica contribuisce anche ad abbassare la resistenza all’insulina e a migliorare l’utilizzo dello zucchero da parte dei muscoli e del cervello.