Autore Redazione
martedì
30 Aprile 2024
06:34
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Cronaca - Alessandria

L’altra faccia della logistica. La Uil denuncia: “Sindacato da far fuori, mezzi insicuri e lavoratori come automi”

L’altra faccia della logistica. La Uil denuncia: “Sindacato da far fuori, mezzi insicuri e lavoratori come automi”

ALESSANDRIA – Le accuse della Uil trasporti sono gravissime e sono solo il primo passo di una serie di azioni per tutelare i lavoratori. Dietro ai pacchi che arrivano nei depositi alessandrini e poi consegnati ai clienti infatti, spiega Angelo Barrocu, segretario provinciale Uil Trasporti, ci sono situazioni sempre più intollerabili che descrivono la fatica, lo stress e la pericolosità di un lavoro che sta rendendo i corrieri non più persone ma automi utili solo a conseguire una performance.

Barrocu ha deciso ora di portare alla luce una vicenda che “negli ultimi 8 mesi è diventata intollerabile. Oggi si parla di tutela del lavoro, di sicurezza ma quello che stiamo vedendo non è più accettabile e e cercare di correggere le cose dà fastidio. Sollevare questioni su sicurezza e diritti dei lavoratori non è accettato e allora noi come sindacato siamo scomodi e quindi l’intenzione è di farci fuori, estrometterci per continuare a raggiungere gli obiettivi“. L’accusa di Barrocu è indirizzata a Twe, azienda che gestisce le spedizioni per conto di Amazonin buona parte ignara di quanto sta accadendo, sebbene lo stesso marchio internazionale abbia cominciato a richiamare questa impresa“.

Barrocu in questi mesi ha raccolto e documentato quello che i corrieri stanno vivendo sulla propria pelle e “tutto sarà portato agli organi competenti”, chiarisce. “I lavoratori non sono più persone ma pedine: è accaduto più volte che abbiano lavorato 8 giorni consecutivi, senza riposo. Addirittura ci sono state situazioni di otto giorni di lavoro seguiti da uno solo di riposo per poi far fare altri otto giorni in un’altra sede – ha raccontato Barrocu”. A tutto questo si aggiungono condizioni di pericolosità quotidiane per tutti i lavoratori che “viaggiano su mezzi spesso insicuri, con gomme completamente lisce o danni ai parabrezza, solo per fare qualche esempio (foto sotto ndr)“. Anche in questo caso le procedure di controllo di Amazon “che prevedono la registrazione del mezzo in uscita, proprio per evitare che circolino furgoni non adeguati, vengono aggirate facendo figurare su strada un altro veicolo idoneo, ma intanto i corrieri circolano su mezzi pericolosi e rispondono personalmente delle conseguenze“. “Non è un caso che la stessa Amazon – puntualizza il sindacalista della Uil – abbia già richiamato l’azienda per queste situazioni non consentite“.

La sfilza di problemi si è tradotta in questi mesi “in una forte campagna per ristabilire giuste condizioni di lavoro ma in cambio abbiamo ricevuto ostilità e ostruzionismo. Oggi dobbiamo riunirci in un piazzale senza avere a disposizione un luogo dove poter discutere. Tutto questo a fronte di una partecipazione evidente visto che nelle due ultime assemblee sindacali abbiamo avuto la partecipazione praticamente di tutti gli iscritti e nell’ultimo sciopero generale con la Cgil delle 47 rotte previste per quel giorno sono rimaste attive solo 5 a dimostrazione della portata dell’adesione“.

Il risultato è l’unico obiettivo – afferma con amarezza Barrocu – e anche la mole di consegne è divenuta intollerabile. I furgoni vengono stipati di pacchi, oltre il consentito, le richieste di separare o rendere identificabili in maniera evidente e inequivocabile quelli con liquidi all’interno continuano a essere ignorate e spesso accade che i corrieri si sporchino o addirittura vengano a contatto cono sostanze pericolose. La necessità di portare a termine le consegne giornaliere viene esasperata attraverso un controllo continuo dei corrieri tanto che se entrano in zone non coperte da internet, come accade nei paesini più lontani o impervi, scattano immediatamente le telefonate per chiedere perché gli operatori siano off-line“. Il ritmo frenetico poi dei viaggi non tiene conto dei luoghi serviti così che “i calcoli sui percorsi spesso rischiano di essere approssimativi e non veritieri perché le mappe non sono corrette o aggiornate in quanto realizzate in India e con tragitti che non rispondono alla realtà. I corrieri quindi devono viaggiare affidandosi ai loro telefoni, alle loro mappe, e spesso con il telefono in mano, con tutti i rischi per la loro incolumità“. L’accusa finale di Barrocu è pesantissima nei confronti della Twe, convinto che ormai la situazione dei lavoratori della logistica sia “inaccettabile, aggravata dalla chiara intenzione di far fuori chi aderisce al sindacato per agire senza più vincoli e senza chi difende e tutela i diritti dei lavoratori“.

Nonostante diversi tentativi di contatto con l’azienda, al momento, non è stato possibile ottenere alcuna replica.

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