10 Giugno 2024
05:00
Stop al cC6O4 nel Polo Chimico. Per Comitati e gruppi di cittadini un “primo passo” che non dà tutte le risposte
SPINETTA MARENGO – Lo stop alla produzione e all’utilizzo del cC6O4 in tutto il Polo Chimico imposto dalla Provincia di Alessandria fino alla soluzione dei problemi che hanno portato alle perdite e al superamento dei limiti previsti dalle autorizzazioni è “un primo passo” per chi si batte da tempo contro l’inquinamento della Fraschetta che, però, non dà risponde a tutte le domande poste da Comitati e gruppi di cittadini.
Per il Comitato Stop Solvay le diffide “danno ragione a chi da anni si batte per la tutela del territorio, della salute” e per quella che il Comitato considera “una verità che si è voluta tacere”. Con i provvedimenti adottati venerdì le Istituzioni avrebbero “ammesso che il Polo chimico è un colabrodo, incapace di contenere i veleni che produce” ma le diffide lasciano ancora senza risposte alcune delle domande poste dal Comitato Stop Solvay, da quelle sui tempi di divulgazione dei dati relativi all’inquinamento da parte di Arpa a quelle rivolte alla Provincia sul rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale: “Ferma da gennaio 2022 nonostante l’l’AIA di Solvay sia scaduta nel 2020″, sottolinea il Comitato. Le diffide alla Solvay sono viste quindi come “un primo passo” di un percorso che per il Comitato Stop Solvay deve però proseguire verso “la chiusura dello stabilimento e la bonifica di tutta l’area inquinata“.
La notizia della sospensione della produzione e utilizzo del Cc6o4 nel Polo Chimico ha spinto ad alcune “riflessioni” anche Ànemos, altro gruppo di cittadini determinati a tutelare la salute contro l’inquinamento di Alessandria e della Fraschetta: “Per prima cosa ci chiediamo se sia possibile che tali interventi siano stati presi a seguito della segnalazione di cittadini all’Arpa della presenza di schiume sul Bormida e non dal controllo degli enti preposti a visionare tali uscite“, si legge nel comunicato. Ànemos si chiede poi, e chiede, se il tempo trascorso tra il 17 maggio, giorno delle analisi di Arpa, il 7 giugno, data in cui è partita la diffida della Provincia, possa aver “impedito qualsiasi intervento immediato di tutela nei confronti dei cittadini”. Per il gruppo di cittadini “la salute” deve essere “sempre al primo posto” e non si devono accettare compromessi “pur di lavorare”: “Perché nel momento in cui un’azienda, come è successo alla Miteni del Veneto e a molte altre in Italia, decide di andarsene, qui rimaniamo noi, lavoratori e cittadini, esposti agli inquinanti“. Ànemos ha quindi lanciato un appello alle Istituzioni e ai sindacati perché “il lavoro che deve essere tutelato” è quello che “garantisce ai lavoratori e ai cittadini di continuare a vivere in salute” e rinnovato la richiesta per avere protocolli per i medici di base e un biomonitoraggio adeguato per gli esami dei Pfas: “Trovati anche nell’aria”, ha ricordato Ànemos.