Autore Redazione
martedì
20 Agosto 2024
05:13
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Cronaca - Alessandria

Crollo artigiani: “Processo iniziato già nella seconda metà del Novecento”

Crollo artigiani: “Processo iniziato già nella seconda metà del Novecento”

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – La preoccupante situazione degli artigiani in provincia di Alessandria, come in tutta Italia, torna a far riflettere sul futuro di alcuni importanti settori dell’alessandrino. Lo fa Michele Fontefrancesco antropologo sociale, professore associato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che in una breve analisi ha tracciato le cause di una situazione partita da lontano, da una crisi che ha spolpato l’artigianato e impedito il ricambio generazionale.

Nell’interessante analisi di CGIA – spiega Fontefrancesco – è posta l’enfasi sulla svalutazione culturale del lavoro manuale come principale causa, o con-causa, della riduzione degli artigiani in provincia di Alessandria. Indubbiamente questo elemento rappresenta un fattore di rilievo: lo si affrontava anche in queste pagine, più di dieci anni fa, guardando il comparto orafo e le esperienze di animazione culturale della municipalità valenzana e da altri attori del territorio; quindi, le attività di formazione promossi dalla Fondazione Mani Intelligenti, volevano rispondere a questa svalutazione. La svalutazione è un processo però di lungo corso, iniziato de facto nella seconda metà del Novecento e accelerato nell’ultimo cinquantennio. Si potrebbe parlare di stratificazione dell’impatto di questo fenomeno”. Questo scenario però non definisce in maniera esaustiva un processo che è iniziato 40 anni fa, soprattutto se pensiamo come dagli anni Novanta, l’economia del territorio, come quella nazionale, è stata percorsa da crisi che hanno colpito principalmente le piccole imprese. Di fronte alle crisi, spesso gli artigiani hanno trovato opportunità di lavoro all’interno delle imprese come manutentori (quei manutentori esperti di cui oggi una multinazionale del commercio cerca così disperatamente da affiggere in tutta la città manifesti). In ogni modo, durante le crisi si sono bloccati quasi totalmente i percorsi di affiancamento e apprendistato non solo per non volontà dei giovani ma anche difficoltà delle aziende di provvedere a formazione e salari in un momento difficile. Questo elemento ulteriormente ha ritardato il ricambio generazionale“.

“A questo, non possiamo dimenticare la trasformazione della popolazione della provincia: il suo invecchiamento (il territorio ha perso circa 11.000 persone in 21 anni, dal 2020 al 2023, e l’età media è salita da 47 a 49.2 anni, dati ISTAT). In tal senso, non possiamo non considerare come trovare nuove forze stia diventando più complesso e lo sarà sempre più”.

Secondo Michele Fontefrancescoè necessario incentivare giovani ad intraprendere questi mestieri; probabilmente, però, il “giovane” che si vuole avvicinare non ha più il profilo del “bògia” appena uscito dalla scuola media e non deve avere più quel profilo; si può e si deve iniziare a pensare d’attrarre figure formate a livello superiore e universitario superando quella consolidata idea di percorso di carriera ancorato nell’immaginario della riforma Gentile che contrapponeva mestieri manuali a quelli di concetto. Indubbiamente il mondo della scuola e dell’università può e deve fare ancora molto per raccordare educazione e artigianato, ma primi passi, soprattutto in questo nostro territorio si sono fatti. Dall’altra, anche il mondo dell’artigianato deve mettere in campo nuovi strumenti per creare in tempi brevi futuri artigiani a svolgere i loro compiti, combinando il loro sapere con le abilità manuali richieste: un ambito su cui coralmente c’è molto ancora da fare”.

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