Autore Redazione
lunedì
7 Ottobre 2024
07:45
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Cronaca - Alessandria

A Presa Diretta il racconto dei pfas di Spinetta e la storia delle aziende che ne hanno fermato la produzione

A Presa Diretta il racconto dei pfas di Spinetta e la storia delle aziende che ne hanno fermato la produzione

ALESSANDRIA – “Presa Diretta“, la trasmissione di Riccardo Iacona su Rai Tre, ieri, domenica 6 ottobre 2024, è tornata a parlare dei Pfas, gli “inquinanti eterni”. L’approfondimento di apertura ha analizzato l’impiego di questa sostanza, prodotta anche ad Alessandria, nel polo chimico di Spinetta, e si è soffermato sulla lotta di chi la vuole bandire. Un impegno che all’estero, in seguito alle pressioni dei cittadini, ha permesso di stopparne la produzione.

L’analisi su Alessandria ha ripercorso la situazione degli ultimi mesi e in particolare la battaglia per ottenere rapidamente uno studio epidemiologico che tracci la salute nella popolazione che vive attorno allo stabilimento. Come ribadito in trasmissione “un rapporto sulla salute degli abitanti vicini al polo chimico realizzato tra il 1996 e il 2016 ha evidenziato incrementi di rischio per varie patologie” e questo ha reso ancora più intensa la battaglia dei cittadini per salvaguardare la salute e ottenere risposte. Cristiana Ivaldi, epidemiologa di Arpa Piemonte, ha sottolineato infatti l’aumento dei tumori con conseguenze soprattutto su reni e testicoli. Nel suo intervento ha poi evidenziato “una situazione di inquinamento ambientale importante per anni di inerzia e di mancati controlli“. Su questo, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha garantito attenzione oltre che rapidità nel portare a termine il biomonitoraggio, “meno di 36 mesi sicuramente“, ha spiegato, “molto meno”. “Dobbiamo essere rapidi e spendere quanto serve” ha poi aggiunto e alla domanda se saranno sufficienti i 2 milioni stanziati Riboldi ha replicato che “se servirà ne verranno stanziati altri”. Il tema però è cosa succederà se i risultati saranno allarmanti e su questo l’assessore è sicuro: “Dovremo studiare un provvedimento con il Governo per stanziare cifre necessarie per le bonifiche. Se l’inquinamento viene definito inarrestabile e compromette la salute siamo pronti a fermare la produzione. Se la salute non è tutelata la produzione non è accettabile“.

Lo stop alla produzione è una ipotesi emersa dopo i primi allarmi in seguito allo sversamento all’interno di uno dei reattori del Syensqo, comunicato dalla stessa azienda alle autorità competenti e che aveva portato in estate alla prima diffida della Provincia. L’ente però sta verificando cosa è accaduto nei mesi prima, ha raccontato l’ingegnere Paolo Platania, dirigente settore Ambiente della Provincia di Alessandria, e se dovessero esserci tre diffide l’azienda dovrebbe essere costretta a chiudere.

Presa Diretta intanto ha raccontato quanto avvenuto in Belgio. Qui la 3M inizialmente non forniva tutte le informazioni necessarie al governo e poi, incalzata, ha deciso di sospendere la produzione di Pfas. “I governi hanno il dovere di difendere i cittadini“, hanno spiegato gli attivisti, Greenpeace in testa, che chiede lo stop alla produzione di Pfas, “e se le condizioni di produzioni non sono accettabili occorre agire“. Intanto ad Alessandria, ha rassicurato Secondo Barbero, Direttore di Arpa regionale, “il sito del Polo chimico è il più controllato d’Europa con una concentrazione di verifiche a livello mondiale importante“. Tuttavia esistono aziende, anche in Italia, nel settore del tessile, che già realizzano prodotti senza gli inquinanti eterni e secondo gli ambientalisti occorre fermare subito quella produzione come chiesto in Ue da diversi Stati tra cui Germania, Francia e Danimarca.

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