Autore Redazione
lunedì
7 Ottobre 2024
17:39
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Cronaca - Piemonte

Peste suina: Piemonte chiederà deroga alle restrizioni per la caccia al cinghiale

Peste suina: Piemonte chiederà deroga alle restrizioni per la caccia al cinghiale

PIEMONTE – La Regione Piemonte chiederà una deroga alle restrizioni alla caccia al cinghiale nelle zone virtuose a minor rischio. Lo ha annunciato l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni.

Circa l’ultima ordinanza del commissario nazionale per la lotta alla Psa Giovanni Filippini, che interdice la caccia nelle zone di restrizione 1 – ha detto Bongioanni  in congiunta delle Commissioni terza, presidente Claudio Sacchetto, e quarta, presidente Luigi Icardi,  – farò una richiesta di deroga perché la prima forma di lotta contro la peste suina è il contenimento dei cinghiali. Per poterlo fare ho bisogno di avere in mano i numeri che testimonino e confermino che siamo in zona a basso rischio”.

Per fare il punto della situazione era presente anche l’assessore alla Sanità Federico Riboldi che con il collega ha svolto un’informativa appunto sull’evoluzione della peste suina africana sul nostro territorio.

Bongioanni ha definito la situazione attuale “non semplice, dal momento che si tratta di una forma virale che si muove, pericolosa, estremamente invasiva e difficile da contenere”.

Proprio per questo – ha continuato – come prima azione, nel luglio scorso ho fatto approvare i decreti attuativi del Priu, il Piano regionale di interventi urgenti per il contrasto alla peste suina già approvato a maggio e che individua i tre distretti suinicoli di Cuneo, Chieri e Novara: i decreti permettono agli agricoltori di difendersi dai cinghiali anche 500 metri oltre la proprietà e prevedono una fascia franca di 15 chilometri. Con le Province abbiamo stanziato 461 mila euro per il 2024 per interventi di contenimento. Inoltre, sono state assunte 30 nuove guardie”.

Abbiamo inoltre proposto al commissario Filippini – ha aggiunto Bongioanni – di utilizzare parte dei bandi biosicurezza, 12,5 milioni totali, per creare una zona cuscinetto di protezione dei suini”.

Come ricordato poi dall’assessore Riboldi : Dal 2022 sono stati effettuati 14.500 controlli, le carcasse di cinghiale sono state smaltite, sono stati controllati  3.000 chilometri per la gestione dei focolai. La biosicurezza è stata rafforzata, con i fondi stanziati dall’Assessorato all’Agricoltura e dai privati. I servizi veterinari hanno disposto alcune chiusure di allevamenti, a fronte di 562 accessi a livello regionale. In particolare, nel Novarese e nel Vercellese, si è intervenuti su depopolamento e bonifiche. Le spese? Per circa 20mila e 500 capi abbattuti la spesa stimata è di circa 4,5 milioni di euro; smaltimento carcasse 725mila euro; logistica e personale 200mila; sistemi di abbattimento 150mila. Voglio sottolineare che c’è stata una straordinaria collaborazione dai presidi e dalla polizia veterinaria per gli abbattimenti: hanno lavorato giorno e notte con estrema abnegazione”.

Riboldi ha concluso ricordando che si è fatto di tutto per alleviare dolori e sofferenze degli animali: “Si cerca di non far soffrire troppo animali comunque colpiti da un virus mortale”.

Sono intervenuti nel dibattito Domenico Ravetti (Pd), Fabio CarossoMarco Protopapa (Lega), Sarah Disabato (M5s) e Annalisa Beccaria (Fi).

Peste suina, “un danno da 30 milioni al mese”

Se la peste suina africana (Psa) dovesse progredire farebbe perdere fino a due punti mezzo del Pil nazionale nel settore suinicolo”. Lo ha detto Giorgio Sapino, commissario ad acta di Alessandria, Cuneo, Asti e Alba, nell’audizione del mattino in congiunta di terza e quarta. Per il mancato ritiro delle carni fresche, il danno stimato per il settore è di circa 30 milioni di euro al mese, in forte incremento: oggi anche il Canada non acquista più le nostre carni suine.

Sapino ha ripercorso quanto fatto a partire dal 2022, quando ha iniziato a operare in provincia di Alessandria: dal blocco della movimentazione dei suini e dall’istituzione del gruppo di crisi che si è rapportato con tutti i soggetti locali e nazionali interessati, sino alla gestione delle carcasse dei cinghiali e dei protocolli operativi rispettosi della biosicurezza. Per il contenimento dei cinghiali, gli specifici corsi hanno permesso di formare circa diecimila cacciatori, mentre l’obiettivo degli abbattimenti ha raggiunto il novanta per cento di quanto prefissato.

Sapino ha poi evidenziato la criticità dell’area Nord del Piemonte, quella al confine con la Lombardia, dove sono frequenti gli spostamenti interregionali. Sono stati abbattuti 22 mila maiali tra Novarese e Vercellese, mentre per le aree dell’Alessandrino, del Cuneese e dell’Astigiano le soppressioni sono state quasi 6.500.

Nel corso dei lavori ci si è soffermati sulle conseguenze della sospensione dell’attività venatoria nei piani di abbattimento dei cinghiali, delle reti per evitare gli spostamenti dei cinghiali, sugli scenari futuri per quanto riguarda la liberalizzazione delle aree in relazione all’evoluzione dell’infezione, sull’entità dei rimborsi per quanto riguarda gli abbattimenti dei maiali ed è stato sottolineato come comunque siano stati anche gli spostamenti umani ad aver favorito la diffusione della malattia.

Per delucidazioni sono poi intervenuti nell’ordine Domenico RavettiMonica CanalisGianna Pentenero (Pd), Fabio CarossoMarco Protopapa (Lega), Gianluca Godio (Fdi), Alberto Unia (M5s) e Annalisa Beccaria (Fi).

 

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