31 Gennaio 2025
07:59
Ange, scusa
RADIO GOLD – Le parole sono importanti. Forse addirittura il suono delle parole lo è ancora di più. Scrivere una frase vuol dire muovere le dita qualche decina di volte. Un po’ di tempo ci vuole. Ogni tocco sullo schermo o sui tasti è una lettera, ogni lettera una parola, tante parole una frase. Ange, 19 anni, giovedì, è morto in stazione a Tortona. Ha difeso un monopattino, molto probabilmente. Perché ancora non c’è nulla di certo.
Ange è morto con una lama spezzata nel petto. E il suono, appunto, della parola “spezzata“, dà già l’idea della freddezza e dell’asprezza di quell’azione. Non c’è nulla da fare, le parole spiegano il mondo in cui siamo. Così, mentre Ange, aveva perso per sempre, per davvero, il suo monopattino, sui nostri canali le parole di qualcuno sono diventate proiettili. A quel punto, Ange, fino alle 13 di ieri invisibile, è apparso per un attimo davanti agli occhi di tutti. Ma è stato un attimo, appunto, poi è sparito per via del suo mezzo, della sua provenienza, del suo viaggio dal Camerun, del suo essere in stazione.
Ange voleva fare a pugni, amava il pugilato. Chissà, magari voleva prendere a pugni la vita che nel frattempo era stata così ingenerosa con lui. Poteva diventare tutto e niente, ma voleva trovare un posto giusto da qualche parte. Invece era nel posto sbagliato nel momento sbagliato, almeno in quel momento. Le cose sbagliate però in generale dovrebbero potersi aggiustare. Le parole sbagliate dovrebbero essere corrette. Questo pensiero che abbiamo deciso di condividere infatti è una dolorosa risposta all’indignazione di chi ha chiesto di censurare la cattiveria emersa ieri nei commenti alla nostra notizia. Un po’ lo abbiamo fatto, un po’, onestamente, non riusciamo a farvi fronte, un po’, spesso ce lo chiediamo con sofferenza, se sia opportuno.
I pensieri cattivi, i pregiudizi, la paura o la disperazione che fanno emergere un cinismo feroce, l’egoistica convinzione di essere sempre migliori, ci sono nel mondo che ci circonda. Censurare tutto questo non li elimina. Far presente quanto sia doloroso leggere quelle parole, a quanto strazio potremmo infliggere in più a chi conosceva Ange, quello sì, lo possiamo e forse lo dobbiamo fare. La presa di posizione delle persone indignate davanti a chi ha rovesciato parole sanguinose è stata una carezza data ad Ange e a tutte le storie come la sua, un po’ di luce in un tempo buio per tutti. A loro diciamo grazie davvero. Con loro ci scusiamo per quello che hanno letto, così come ci scusiamo profondamente con Ange. Ora vorremmo credere che in qualche modo Ange abbia trovato un posto sereno, per lui che dal Camerun, forse, durante quel lungo viaggio, , nella sua testa, magari ripeteva “fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene“. No, non è andato tutto bene. Fino a qui ci era arrivato, e aveva sperato. Per lui quelle parole in testa si sono “spezzate“. Ora c’è il silenzio. Per molti altri inutili parole.