Lucio Corsi canta in sala stampa, un folletto meraviglioso
SANREMO – “Gli occhi delle telecamere mi fanno paura, sono abituato agli occhi delle persone. Ma gli occhi delle telecamere sono freddi, mi interessano davvero però“. Ma la musica secondo Corsi va condivisa nell’aria non nelle cuffie infilate nelle orecchie. Corsi, toscano di Castiglione della Pescaia, ha tutta la Toscana dentro nel modo di parlare e di aprirsi al mondo, nella sua voglia di confronto sincero, anche con i suoi collaboratori come Tommaso che lo accompagna sul palco e in conferenza stampa canta Francois Delacroix, una lunga canzone dedicata a un amico immaginario condiviso da quattro occhi.
E dalla sala si alzano le voci: “Dovevi portare Delacroix sul palco di Sanremo“. Personaggio felliniano, lui racconta di Carlo Verdone che l’ha convinto a presentarsi a Sanremo, “mi faceva paura presentare una canzone al Festival, ho studiato anni per avere le fondamenta solide e poi un Saremo immaginario e questo nome Carlo che torna sempre“.
Ora il folletto abita a Milano “ma soffro perché ci sono troppi muri, sono abituato alla Maremma, ma a Milano vado sempre nella trattoria di Carlo e Carlo Conti presenta Sanremo, una coincidenza che non potevo sottovalutare“.
Nella serata cover sarà con Topo Gigio per cantare Nel Blu dipinto di blu, ma il suo autore preferito è Ivan Graziani che quando “ero piccolo mi faceva paura“. Topo Gigio è un esempio di personaggio di fantasia più duraturo, più reale di personaggi veri, e Topo Gigio esordi nel 58 con la voce di Modugno. “E poi Volare, quanti riferimenti al volo ci sono nella musica italiana, e quella canzone è volata ha fatto il giro del mondo“.
Vola Lucio Corsi vola più alto che puoi.