22 Marzo 2025
08:00
Classico, popolare e nuovo. Recensione del Miles Gloriosus del Teatro della Juta
ALESSANDRIA – Uno stile originale, che interpreta la commedia classica alla luce della commedia dell’arte, di una popolarità antica e fresca al contempo. E’ così che il Teatro della Juta rilegge Plauto nel terzo capitolo del percorso già iniziato con l’Aulularia (in scena domani 23 marzo alle 17 al Teatro Giacometti di Novi Ligure a ingresso libero con prenotazione al 347 7360627) e proseguito con l’Anfitrione.
Ieri, 21 marzo, al Teatro San Francesco, il Teatro della Juta ha presentato, con la regia e la drammaturgia di Luca Zilovich, il Miles Gloriosus, un testo che parla della vanagloria del protagonista fanfarone, ma anche della mistificazione della realtà e della poca memoria storica che consente ciò.
Lo spettacolo, parte del SEGMENTO OFF della stagione teatrale del Comune di Alessandria e Piemonte dal Vivo, è anche inserito nel cartellone della stagione Radici 3, organizzata dalla Compagnia Stregatti. Il prossimo appuntamento sarà il 4 aprile con “Un, due, tre – sorelle” da Cechov della stessa compagnia Stregatti.
Pare un ossimoro parlare di tradizione e di freschezza, ma, in fondo, le vicende umane si ripetono infinitamente come i meccanismi comici, i gesti e le sonorità di cui si nutre la storia del teatro. La bravura dei giovani attori del Teatro della Juta, tutti con alle spalle una solida formazione attoriale, sta proprio nell’immergersi in modalità espressive antiche, fonderle in una continuità fluente e animarle di un ritmo e di una vivacità tale da farvi partecipare lo spettatore.
Così la storia di Pirgopolinice, il vanaglorioso soldato che rapisce Filocomasio, innamorata di Pleusicle (“nomi che sembrano malattie”), diventa un vortice di canti, capriole, salti, entrate e uscite da botole di un palcoscenico di legno da piazza di paese. Come da testo, sarà il servo astuto Palestrione, con l’aiuto di un anziano vicino di casa e della cortigiana Acroteleuzio, a raggirare Pirgopolinice e a permettere ai due giovani innamorati di fuggire insieme, in un finale dove “non ci sono eroi, solo furbi, ingannatori e ingannati” e dove “la furbizia trionfa sempre sulla forza”.
L’adattamento del testo di Zilovich rivela aspetti arguti, come l’accento sull’ingegno femminile in un contesto di mancanza di diritti, ma anche la disattenzione e l’oblio comune di fronte alle narrazioni deviate della realtà. Una trama dai tanti spunti presentati con la forma tradizionale e giocosa delle maschere della commedia dell’arte (di Andrea Cavarra), con preziosi costumi di foggia antica (di Alice Rizzato) e con canti e musiche popolari. Ed è proprio una tarantella ad introdurre questo Miles, mentre il ritmo del tamburello e delle castagnette accompagna gli scontri, gli schiaffi, i litigi e anche il racconto dell’Iliade di guai che la rivalità di due donne può causare. Sempre in canto si scioglie il finale, con La Mantovana, una canzone popolare del XVI secolo, in una commistione di luoghi, stili e sonorità che funziona a meraviglia.
Bravi e bene in parte i giovani attori del cast. Nei panni di Palestrione, Giacomo Bisceglie mette tutta la sua disinvoltura nel padroneggiare la gestualità della commedia dell’arte. E’ fino in fondo il servo astuto che compiace e deride il padrone, ha una carica di comicità e di cinismo che accompagna ogni sua espressione e invita alla risata. Intorno a lui ruotano Federico Fauro (decisamente eclettico nell’interpretare ben tre ruoli: quello di Pirgopolinice, del vicino anziano e dell’innamorato Pleusicle), Lucrezia Bodinizzo/ Filocomasio (ma anche anima musicale del cast) e Michelangela Battistella. A lei il compito non facile di passare attraverso due ruoli maschili di servitori e il ruolo femminile, spudorato e privo di scrupoli della cortigiana Acroteleuzio.
Uno spettacolo da vedere per l’equilibrio del taglio registico che media tra anima classica, commedia dell’arte, elementi di tradizione popolare e una sana ventata di brio che evita ogni pedanteria. Si ride, si colgono accenni di satira e si entra in una danza antica che si vuole continuare a ballare.