Autore Redazione
domenica
30 Marzo 2025
12:50
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Tempo Libero - Alessandria

Il filo delle “Coincidenze parallele”. Recensione di “Mimì e il Califfo“ al Teatro Ambra

Un successo alla Stagione AmbraBramadiMusica e Teatro per Alida Ciotti e Beatrice Gurrieri dirette da Fabrizio Pagella
Il filo delle “Coincidenze parallele”. Recensione di “Mimì e il Califfo“ al Teatro Ambra

ALESSANDRIA – Flash legati da un filo logico, sempre “senza pregiudizio alcuno”, alla ricerca delle connessioni tra due vite fuori dell’ordinario. Si svolge così, sul piano della ricerca e dell’intuizione, lo spettacolo della Compagnia Teatro Aperto e Officina piano B aps, diretto da Fabrizio Pagella su sceneggiatura di Paolo Enrico Archetti Maestri e Beatrice Gurrieri.

“Mimì e Il Califfo, le coincidenze parallele”, questo il titolo, è stato presentato ieri 29 marzo al Teatro Ambra all’interno della stagione AmbraBramadiMusica e Teatro, organizzata dall’Associazione Culturale Commedia Community/Teatro della Juta e dell’Associazione DLF (Dopolavoro Ferroviario) Alessandria – Asti. Il prossimo appuntamento sarà per il 4 e 5 aprile con la terza edizione dell’ Ale Sound Festival.

Sulla scena due appendiabiti con alcune giacche, due sedie e poco altro, per segnare un percorso intimo attraverso due vite e alcuni snodi comuni, come l’infanzia difficile e la discrepanza tra ciò che si vorrebbe e ciò che si vive. Alida Ciotti e Beatrice Gurrieri, in scena con Marzia Grasso alla voce, Paolo Ghirri alla chitarra e alla voce e Marco Di Cianni al pianoforte, introducono il loro spettacolo con i dubbi e l’entusiasmo che le hanno accompagnate nelle ricerche su due personaggi indimenticabili: Mia Martini e Franco Califano. Su tutto la consapevole difficoltà di tradurre in testo delle intuizioni e poi l’interrogativo attoriale sul “chi fa chi”.

E’ un incipit discorsivo e leggero, cui seguono frasi tratte dai libri di Califano, dalle interviste a entrambi e dalle parole delle loro canzoni. Si parte dall’infanzia, con le fughe del Califfo dai collegi e con la figura negativa del padre di Mimì e la continua ricerca da parte di lei di qualcosa che sfugge, per arrivare alla droga, alla solitudine e alla comune ostracizzazione subita. I due non si sono mai realmente frequentati, pur avendo Califano scritto canzoni bellissime per Mia, ma la loro sensibilità, al di là delle apparenze (lui macho sciupafemmine e lei sfortunata) sembra sempre più condivisa.

E’ un tessuto narrativo cucito con la musica, con canzoni indimenticabili (Minuetto su tutte, ma anche Almeno tu nell’universo e tante altre) le cui parole ricorrono anche nei dialoghi, con passi di danza cui si unisce, cantando, Marzia Grasso, in un continuo confronto tra vita sofferta e arte. Ciotti e Gurrieri sono loro stesse, ironizzano e si confrontano con i loro limiti di teatranti, cambiano ruolo indossando diverse giacche, diventano a turno Mimì, il Califfo e anche due anonime artefici della loro emarginazione nel mondo dello spettacolo. Califano la visse a causa dei suoi problemi con la giustizia, mentre Mia Martini per anni non poté esibirsi, perché bollata come iellatrice, e anche questo fa di loro anime affini vissute “in due mondi paralleli accomunati dall’emarginazione e dalla solitudine”.

Il taglio registico è delicato, sottende ad un travaglio interiore e non nasconde il dramma (la droga, l’incriminazione di Califano, come la prematura scomparsa di Mia sono fatti noti), ma fa prevalere un’aura poetica. Su tutto emerge la tensione verso la completezza e l’amore sublimata in arte, la ricerca dell’inafferrabile (e “tutto il resto è noia”) che genera malinconia (“una lacrima appesa tra la palpebra e il sogno”) e delusione.

“Le coincidenze parallele” sono un tracciato luminoso che arriva alla fine con una riflessione non solo sullo spettacolo, ma sul teatro. “Mimì e il Califfo” non racconta analiticamente dei fatti, non pretende di dare giudizi e neppure di indirizzare l’opinione altrui. Trasmette intuizioni, suggerisce nessi e connessioni, fa riflettere e pensare. Lo fa con una musica che abita anche le parole e con canzoni bellissime ben interpretate, perché è così che si fa Teatro.

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