Politica - Alessandria

“Cinque Sì per il Lavoro”: la Cgil lancia la campagna referendaria ad Alessandria con Maurizio Landini

ALESSANDRIA – La Segreteria provinciale della Cgil e i comitati referendari sono pronti a muoversi “strada per strada” per ribadire le ragioni dei “5 sì” al Referendum sul Lavoro dell’8 e 9 giugno. Nel 2024 la Camera del Lavoro ha raccolto 5 milioni di firme a livello nazionale per portare al voto i cinque quesiti che secondo la Cgil possono “cambiare in meglio” il nostro Paese. “Il cammino” verso il referendum della Camera del Lavoro di Alessandria e dei comitati attivi su tutto il territorio provinciale prevede banchetti e iniziative in diversi centri dell’Alessandrino con l’obiettivo di informare e coinvolgere i cittadini. Il momento clou della campagna sarà sabato 10 maggio, quando ad Alessandria arriverà il Segretario Generale della Cgil, Maurizio Landini. L’appuntamento è alle 16.30 in piazza Marconi, dove Landini spiegherà le ragioni dei “5 sì” in un dialogo con il direttore della Stampa Andrea Malaguti. Alle 21 di sabato il Segretario Generale della Cgil raggiungerà poi Volpedo per un confronto su democrazia e lavoro in piazza Quarto Stato con l’economista e storico Giulio Sapelli e Alberto Sinigallia, Presidente del Polo del ‘900.

Per il segretario provinciale della Cgil, Franco Armosino, l’attuale Governo avrebbe abilmente “giocato con i numeri” per far emergere l’aumento dell’occupazione in Italia e ha scelto di non guardare ai dati sulla “qualità del lavoro e sulla retribuzione“: “Nel nostro Paese ci sono 6 milioni di persone in povertà estrema, di cui 2 milioni sono bambini”, ha spiegato Armosino, sottolineando come il vero problema non sia solo l’occupazione in sé, ma la qualità del lavoro, i salari e le prospettive per le nuove generazioni. Un’intera fascia di giovani altamente formati sta lasciando il Paese: “Per ogni diplomato straniero che arriva, nove italiani emigrano perché i loro sacrifici nello studio non trovano riscontro nel mercato del lavoro”. L’Italia, ha ricordato Armosino, sta progressivamente invecchiando e a fronte di un costante calo demografico sta lasciando andare “le sue migliori risorse, anche di prospettiva futura“. Il referendum “non risolve” tutti problemi dell’Italia, ha precisato Armosino insieme a Mirko Oliaro della Segreteria della Camera del Lavoro di Alessandria. I cinque quesiti possono però cambiare norme che hanno reso “più fragile” il lavoro e sempre più complicato il quotidiano dei lavoratori.

Il referendum punta ad abrogare la norma che impedisce il reintegro del lavoratore anche in caso di licenziamento illegittimo. Con il secondo “sì” si potrebbero garantire più tutele ai dipendenti delle piccole imprese aumentando l’indennizzo per lavoratori ingiustamente licenziati oltre le sei mensilità attualmente riconosciute. Obiettivo del terzo quesito è quello di ridurre il lavoro precario ripristinando l’obbligo di causali per il ricorso a contratti a tempo determinato. La Cgil chiede poi di votare “sì” per garantire più sicurezza ai lavoratori modificando le norme che oggi impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante in caso di infortunio. Il quinto “sì” vuole poi muovere “un primo passo” verso una maggiore integrazione nel nostro Paese. Il quesito chiede di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza necessari per richiedere la cittadinanza italiana. La modifica allineerebbe l’Italia ai Paesi europei “che hanno già compreso come promuovere diritti e tutele garantisca ricchezza e crescita economica” e permetterebbe a circa due milioni e mezzo di persone di origine straniera che vivono stabilmente in Italia di veder riconosciuti i propri diritti.
Pronta per l’avvio della campagna referendaria, la Cgil di Alessandria, insieme alle realtà riunite nei comitati referendari è “ottimista”. Secondo i sondaggi, in Piemonte il 43% degli aventi diritto sarebbe intenzionato a votare. Per Armosino, questo è un dato incoraggiante: “Crediamo di portare a casa il risultato, almeno nel nostro territorio – ha concluso Armosino – Se non raggiungiamo il quorum non finisce il mondo ma raggiungerlo  lancerebbe un segnalare chiaro a tutta la politica, perché questo presente è frutto di una impostazione sbagliata che trasciniamo da almeno 30 anni”.

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