Autore Redazione
sabato
31 Maggio 2025
07:00
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Tempo Libero - Alessandria

Nella nostra città, della e per la comunità, l’Antigone degli Stregatti

Presentata ieri in piazza Santa Maria di Castello “Anti(g)one City”, tratta dalla tragedia di Sofocle
Nella nostra città, della e per la comunità, l’Antigone degli Stregatti

ALESSANDRIA – E’ un Teatro aggregativo, inclusivo e fortemente comunitario quello della Compagnia Stregatti, il cui ultimo lavoro “Anti(g)one City – Antigone nella nostra città” è stato presentato ieri, venerdì 30 maggio, nella centrale Piazza Santa Maria di Castello. Lo spettacolo fa parte del progetto “Un Teatro di Comunità per la Comunità”, vincitore del Bando Comunale CAPITALE URBANO 2024\2025 del Comune di Alessandria, ed è molto di più di un teatro corale, perché, attraverso le arti, crea coesione e tesse relazioni in modo trasversale.

Ciò appare evidente nell’intesa che attraversa i tantissimi protagonisti dell’allestimento tratto dalla tragedia di Sofocle con la regia di Gianluca Ghnò. Le mura della navata laterale della chiesa di Santa Maria di Castello hanno fatto da sfondo a tre cori. Ai due lati opposti il coro maschile (composto da parte degli attori della Compagnia Teatrale Stregatti e da alunni dell’Enaip di Alessandria sezione elettricisti) e quello femminile (composto dal Circolo delle Donne insieme ad alunne del Fermi\Moda di Alessandria e dalla classe Mediatrici e Mediatori Enaip Alessandria), al centro quello coreutico dell’Istituto Superiore Eco di Alessandria, a tradurre in danza passioni e sentimenti.

E’ una comunità che partecipa, si accapiglia, lotta sullo sfondo delle vicende vissute da tre giovani protagonisti e, sul versante adulto e inflessibile, da Creonte. Interpretato da Claudio Vescovo, il re di Tebe rappresenta, nella lettura degli Stregatti, non solo la legge umana contrapposta a quella divina, come da testo sofocleo, ma l’autorità adulta incapace di ascoltare le generazioni giovani, in uno scontro che qui contiene anche tematiche di genere e di violenza. Antigone (Maria Elena Guidetti) lo sfida e si fa portatrice di un punto di vista tanto forte quanto disarmato e disarmante, come lo sono gli altri giovani protagonisti della tragedia, la sorella Ismene (Alex Plasa) e l’amato Emone (Tommaso de Santa).

Sono adolescenti, vivono di convinzioni e sentimenti incorruttibili, attraversano l’età più fragile e maggiormente da ascoltare e accompagnare. Non a caso qui le parole di Antigone ed Emone sono quelle dell’amore giovane e assoluto di Giulietta e Romeo (“Occhi, guardatela per l’ultima volta, braccia, stringetela nell’ultimo abbraccio”), in una contaminazione che attraversa i secoli e giunge sino a noi, ai nostri adolescenti, alle nostre incomprensioni e alla nostra società dove divisioni e violenze non mancano.

Il coro delle donne canta “Ragazzina che cammini con i mostri”, ondeggia, gioca e deride il coro maschile, aggressivo e in assetto di guerra, con al centro Creonte. Rappresentano ali distinte e contrapposte che interagiscono e si scontrano fisicamente in una lotta impari dove prevale la forza bruta, ma dove rimane un segno, un sentiero di libertà. Come da tragedia, Antigone trasgredisce la legge, dando sepoltura al fratello Polinice morto combattendo contro Tebe, e per questo andrà incontro alla morte, seguita da Emone che si suiciderà. Un filo collega gli adolescenti del mito, disperatamente alla ricerca di assoluto ma anche di ascolto, a quelli di Shakespeare e a quelli di ogni epoca. A questo, come all’intolleranza e alla violenza, fa pensare questa Anti(g)one City, qui, nel cuore della città e per bocca della comunità.

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