Autore Redazione
venerdì
27 Giugno 2025
09:05
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Cronaca - Italia

Vicenza: processo Pfas, condanne a 11 imputati su 15 per un totale di 141 anni

Vicenza: processo Pfas, condanne a 11 imputati su 15 per un totale di 141 anni

VENETO – La Corte d’Assise di Vicenza ieri pomeriggio, giovedì 26 giugno 2025, ha condannato, con pene che vanno dai 2 anni e 8 mesi fino a 17 anni e mezzo, undici tra manager e tecnici dalla ex Miteni di Trissino (Vicenza) per l’inquinamento causato dai Pfas. La Corte ha complessivamente inflitto pene per 141 anni contro i 121 anni e mezzo richiesti dai due pubblici ministeri Blattner e Fietta che avevano chiesto anche l’assoluzione per sei degli imputati.

Di diverso avviso invece la Corte, presieduta dalla giudice Antonella Crea, che invece ha mandati assolti solo quattro dei quindici imputati. Stabiliti anche risarcimenti milionari per tantissime parti civili a cominciare dai 58 milioni riconosciuti al ministero dell’Ambiente. La lettura della sentenza è stata accolta da applausi e abbracci tra i membri dei vari comitati che hanno seguito l’intero processo e in prima fila dalle Mamme No Pfas.

Alla lettura della sentenza più che commossa mi sono messa proprio a piangere di gioia, ripensando a tutto quello che avevamo passato per arrivare fin qui”, ha detto ad Adnkronos Laura Faccioli, una delle Mamme No Pfas in prima linea sin dall’inizio di tutta la vicenda e del processo di Vicenza. “Sono contenta di questa sentenza anche perché avevamo delle aspettative non proprio altissime in base alle difese e anche alle stesse richieste dei pm. E invece alla fine è andata anche meglio di quanto pensassimo dato che le condanne sono state persino maggiori”, confessa.

Questo processo è uno spartiacque – continua Faccioli – perché da un lato dà un segnale forte che anche il singolo cittadino se vuole può mobilitarsi e far cambiare le cose come siamo riuscite a fare noi in tutti questi anni e questo processo difficilmente ci sarebbe stato senza la grande mobilitazione popolare; dall’altro si tratta di una sentenza che era attesa in mezzo mondo, dalla Svezia alla Francia, perché quello della Miteni è il più grave caso di inquinamento da Pfas del mondo, con oltre 300mila persone coinvolte, cinque volte tanto il famoso caso della Dupont negli Stati Uniti del film Cattive acque”. Proprio l’avvocato Robert Bilott, di cui il film narra il caso, è stato sentito in una delle numerose udienze tenutesi a Vicenza, mentre le Mamme No Pfas avevano dalla loro come consulente di parte lo scienziato danese Philippe Grandjean “il cui rapporto convinse immediatamente la 3M a non andare nemmeno in giudizio e a risarcire subito lo Stato del Minnesota” ricorda Faccioli, ben consapevole “che la storia non è certo finita qui, ma indubbiamente la sentenza ci dà una nuova forza. Come anche il vedere che anche tutte le istituzioni, dal Ministero dell’Ambiente in giù, dopo averci bollate all’inizio come delle ‘allarmiste’, alla fine si sono arrese all’evidenza che l’inquinamento da Pfas c’era, era grave e di dimensioni mai viste prima”.

La sentenza di oggi (giovedì ndr) a Vicenza per il disastro ambientale e l’avvelenamento delle acque causato dalla Miteni è un passaggio fondamentale di giustizia per le comunità venete colpite e per tutti coloro che hanno lavorato con impegno alla ricerca della verità” dichiara in una nota il governatore veneto Luca Zaia.

Fu proprio la Regione, su mio mandato, nel 2013 – continua Zaia – a segnalare per prima alla magistratura gli effetti gravissimi e irreversibili dell’inquinamento da Pfas, scoperto nell’ambito di una ricerca del Cnr e del Ministero dell’Ambiente sugli inquinanti emergenti nei principali bacini fluviali italiani”. “In un quadro normativo allora assente, la Regione ha agito con determinazione, imponendo ai gestori idrici la filtrazione delle acque, stanziando fondi per la messa in sicurezza e attivando, nel 2016, un piano di sorveglianza sanitaria aggiornato nel 2018 che ha coinvolto 127.000 cittadini dell’area rossa” ricorda il governatore.

Abbiamo investito risorse regionali, richiesto e ottenuto lo stato di emergenza nel 2018, e sostenuto in sede giudiziaria una tra le più ampie documentazioni tecnico-scientifiche mai prodotte in un processo ambientale in Italia. Alla Regione Veneto, costituitasi parte civile, la sentenza riconosce oggi un danno superiore ai 6,5 milioni di euro, che i condannati, insieme ai responsabili civili Mitsubishi Corporation e ICIG, saranno tenuti a risarcire. È il riconoscimento del ruolo istituzionale svolto con dedizione, scientificità e trasparenza: un ruolo che ci ha visti in prima linea non solo nel denunciare, ma anche nel rimediare, con l’installazione di barriere idrauliche, filtri a carbone attivo e la predisposizione del progetto di bonifica del sito Miteni. Questa sentenza rafforza il nostro impegno e ribadisce un principio essenziale: chi inquina paga”.

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