27 Luglio 2025
05:12
Tensioni su consulenze, organizzazione e bilanci. L’ex presidente Franzino racconta l’anno alla guida di Amag
ALESSANDRIA – Dopo un anno alla guida di Amag, Lorenza Franzino si è dimessa la scorsa settimana dalla carica di presidente della multiutility alessandrina. In una lunga intervista, l’ingegnere, ex presidente e co-fondatrice della società di consulenza MoveOnTeam, chiarisce le ragioni del suo passo indietro e ripercorre un anno segnato da “scarsa condivisione strategica” e da un rapporto sempre più complicato con il Comune di Alessandria, socio di maggioranza del gruppo.
Prima di lasciare, Franzino ha inviato al Comune di Alessandria un report sulla situazione del gruppo. In quel documento, ha spiegato, era contenuto il resoconto di “mesi di attività” svolti dai consulenti di Amag. Il file è stato trasmesso via PEC al Comune, al CdA e al presidente del collegio sindacale. “La riunione era estremamente riservata, e il report lo era ancora di più. Tutti i destinatari erano tenuti alla riservatezza. Eppure, con grande amarezza, ne ho letto ampi stralci su un giornale, come già accaduto in passato. Evidentemente sono prevalsi altri interessi.”
Franzino non commenta i dati del report ma ricorda l’incontro del 16 luglio: “Meno di un’ora prima della riunione chiesta al sindaco, sono stata informata che il commercialista del gruppo, Federico Clemente, era stato ‘giubilato’ dall’amministratore delegato Emanuele Rava, con la risibile motivazione del ritardo nei bilanci. Insieme a lui sono stati revocati anche i due giovani professionisti che lo affiancavano, il cui contratto era stato appena prorogato fino a dicembre. Clemente era comunque presente per illustrare il report, mentre Rava, che è anche CFO, era in vacanza. In queste condizioni, ho capito che la mia esperienza non poteva proseguire. Il giorno dopo mi sono dimessa”.
Franzino smentisce poi di aver promesso al sindaco l’approvazione del bilancio entro la fine di giugno: “Mai detto. In un incontro, avvenuto esattamente il 29 maggio, gli ho anzi annunciato che i primi bilanci sarebbero stati approvati in luglio. L’ho chiaramente informato che erano ancora in disamina molte poste straordinarie (tra cui l’impianto biomasse di Aulara e alcune problematiche di determinazione del fatturato a fine esercizio). Gli ho assicurato che certo si sarebbe fatto il meglio per contenere le tempistiche, ma che fare chiarezza era assolutamente prioritario. Non ero peraltro io il Cfo della Holding né il responsabile della gestione: a me spettava, come ad ogni amministratore senza deleghe, vigilare e verificare. Credo di averlo fatto all’ennesima potenza”.
“Il Cda di una società – aggiunge Franzino – non approva il bilancio ma un progetto di bilancio. Il progetto viene redatto dal Cfo della società, in questo caso l’ingegner Emanuele Rava, con il supporto degli uffici amministrativi e dei consulenti da lui stesso scelti e designati. Qui il dottor Clemente ha rilevato tali e tanti eventi straordinari che forse occorrerebbe, anziché contestarci il ritardo nelle tempistiche, cercare di capire quale siano state, in questi anni, le falle nella gestione, nel controllo e nella verifica, per far sì che non si ripetano più gli stessi errori”.
Franzino, nella nota stampa successiva alle dimissioni, ha raccontato anche di un rapporto con l’azionista sempre più distante. “Ho rilevato sin dall’inizio che aveva modalità di decidere e di operare in cui io, come manager, non mi riconosco: ha nominato amministratori senza che io ne fossi prima informata, per esempio, o mi ha messo in mora per i ritardi nella predisposizione della gara di Amag Ambiente, attribuendomi responsabilità chiaramente di altri. Ma è il caso dell’idrico quello che mi ha più delusa“.
Uno dei momenti più critici, per l’ingegnere, è stato proprio confronto interno sulla gestione del servizio idrico integrato e il blocco dei fondi PNRR da parte del Ministero: “Ero appena stata nominata, lo scorso luglio, quando il Ministero delle Infrastrutture ha bloccato i finanziamenti PNRR perché nel territorio di Egato6 c’erano tre concessionari e non uno solo, come prevede la legge. È iniziata una durissima contrapposizione. Alcuni non consideravano legittima la decadenza delle concessioni in vigore e miravano a costituire una società mista con capitale pubblico-privato. Altri, oltre ai fondi PNRR, cercavano di raggiungere anche obiettivi più strettamente politici, come l’integrazione territoriale. Amag, invece, ha sempre avuto il solo obiettivo di portare a casa velocemente i soldi, ossigeno per le casse sociali. Stiamo parlando di oltre 16 milioni di euro, di cui una parte già spesa o impegnata. Ho ritenuto quindi che la proposta di Egato di costituire una nuova società consortile, tutta a capitale pubblico, che sarebbe diventata l’unico concessionario del servizio idrico, fosse in quel momento la soluzione più celere nel rispetto della legge. Ma il non perfetto collimare degli obiettivi ha raffreddato i miei rapporti con il Comune: si sono fatti sempre meno frequenti e sempre più formali, limitati allo stretto necessario. Non ho più avuto modo di condividere strategie e neppure decisioni operative, anche negli ultimi giorni”.
Proprio in questi giorni il Ministero ha dato l’ok allo sblocco dei fondi per So.ge.ri: “Ne sono contenta, e auspico che i fondi del PNRR arrivino quanto prima. È comunque passato oltre un anno dal blocco. Se l’unico interesse in gioco fosse stato quello di riavere velocemente i finanziamenti e fare investimenti a favore della collettività, sono convinta che tutto si sarebbe risolto molto più in fretta. Invece la strada è stata troppo accidentata: a fine 2024 la proposta di Egato6 è stata approvata a larga maggioranza dalla conferenza dei comuni. E quindi anche dal Comune di Alessandria. A fine aprile 2025, proprio sulla linea del traguardo, il Comune di Alessandria ha presentato invece una variazione: al posto della società consortile ha proposto che i piccoli comuni diventassero soci di Amag Reti Idriche, cambiando la denominazione sociale di quest’ultima in Sogeri. Tutto bene quel che finisce bene, ma sono passati altri mesi“.
Franzino, raccontando quanto fatto in questo suo anno di presidenza, ha parlato di “una profonda e incisiva ristrutturazione e riorganizzazione dei processi” e di “una rivisitazione contabile pluriennale“. Qual è oggi la situazione delle società legate al Gruppo Amag?
“Questa domanda dovreste farla all’amministratore delegato della Holding, Emanuele Rava, che non solo ha tutte le deleghe gestionali ma è anche Cfo ad interim dall’aprile 2024. Io, da presidente, posso solo dire che grazie a MoveOnTeam – la società di consulenza indicata dall’azionista – in Amag è stata introdotta la cultura e la metodologia della pianificazione e del controllo della gestione in tutti gli ambiti aziendali: report di andamento infrannuali mai prima visti, un budget gestionale e non un mero esercizio contabile, costanti previsioni finanziarie, una funzione acquisti operativa, il controllo assiduo su incasso dei crediti e la gestione dei pagamenti, solo per fare qualche esempio. Insomma, si sono introdotti gli strumenti per gestire tempestivamente e con consapevolezza la società e sono state proposte variazioni strategiche all’azionista, come sul gas. Il tutto avendo la necessità di agire in fretta. Ma ho già detto che non intendo parlare di numeri”.
I numeri li ha messi in ordine Federico Clemente, il famoso commercialista “giubilato”?
“Il dottor Clemente, insieme ai due altri professionisti, ha passato al setaccio anni di contabilità, rielaborando un piano dei conti più aderente alla realtà. È stato selezionato in una rosa di quattro candidati, non ha mai fatto parte di MoveOnTeam e non ha affatto sostituito il precedente Cfo, come qualcuno dichiara, perché già nel mese di aprile 2024 l’ad della Holding lo aveva ritrasferito ad Amag Ambiente come direttore tecnico. Clemente è arrivato a ottobre 2024, in sostituzione dei precedenti professionisti, e ritengo che sia stata una scelta davvero azzeccata: in pochi mesi lui e il suo team, insieme alle funzioni aziendali competenti, hanno svolto un lavoro immenso, affrontando in modo risolutivo problematiche molto complesse, con risvolti anche giuridici e gestionali. Revocare loro il mandato alla vigilia della presentazione dei bilanci, a mio parere, equivale ad aver intrapreso una strada senza la forza né il coraggio di percorrerla sino in fondo”.
Quanto alle polemiche sul conflitto d’interessi legato alla sua precedente posizione in MoveOnTeam, Franzino è netta: “Tutti sapevano, a partire dall’azionista, che, prima della candidatura a presidente di Amag, ero il presidente e l’amministratore delegato, nonché socio, di MoveOnTeam. All’azionista ho subito sottolineato che, nel rispetto dei suoi indirizzi strategici, avrei operato esclusivamente per creare valore al gruppo e all’azionista di ultima istanza, la collettività. Ho esplicitamente richiesto di non avere nessuna delega. Non ho mai firmato un contratto. Eppure, mi sono sentita attaccare per un possibile conflitto di interessi”.
Il decreto di nomina richiedeva la rescissione di tutti i contratti che MOT aveva con Amag.
“Paradossale: MOT viene individuata dall’azionista per ristrutturare Amag. A me, presidente, ad e socio di MOT viene chiesto di candidarmi a presidente di Amag SpA per supportare il processo di ristrutturazione e riorganizzazione in corso. Quando arriva il decreto della mia nomina firmato dal sindaco, peraltro non corretto perchè era sbagliata la durata, era sbagliato persino il nome della società per cui venivo nominata presidente, si legge che viene imposto ad Amag di interrompere i rapporti contrattuali con MOT“.
È stato fatto?
“Fior di pareri pro-veritate richiesti dall’amministratore delegato della Holding, redatti da importanti studi legali, hanno assicurato che non c’era base giuridica per doverlo fare. E infatti MOT ha regolarmente concluso il proprio contratto il 31 ottobre 2024, peraltro poi prolungato – con la firma dell’ad e con il consenso dell’azionista – fino al 15 marzo 2025. Quindi, qual era il senso di quel decreto? Nessuno, ma ha causato innumerevoli polemiche e strumentalizzazioni. Il fatto è che, con la venuta di MOT, in Amag era iniziato il vero cambiamento. Si è quindi manifestato un fronte di resistenza trasversale, dentro e fuori l’azienda, per difendere lo status quo, ma era uno status quo non più sostenibile. Adesso auguro buon lavoro al nuovo presidente e al consiglio“.
C’è stato un momento in cui, ripensandoci, avrebbe agito diversamente?
“Molto probabilmente avrei dovuto lasciare prima, non appena mi sono resa conto di quali fossero sia le effettive modalità di rapporto con l’azionista, sia il clima in Amag, dove molti, e a tutti livelli, vivono da tifosi il diverso posizionamento dei propri sponsor, con scarso attaccamento all’azienda e grande spirito di rivalsa”.