Autore Redazione
giovedì
7 Agosto 2025
06:20
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Cronaca - Alessandria

Consumi: la provincia di Alessandria al 55esimo posto. Per gli alimentari è al 14esimo

Consumi: la provincia di Alessandria al 55esimo posto. Per gli alimentari è al 14esimo

ALESSANDRIA – I consumi sono una cartina tornasole dell’economia di un Paese, e quelli nostrani parlano di un’Italia in evoluzione: il Nord mantiene ancora il primato, ma il Sud accelera di più.

La ricerca del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere sui consumi familiari provinciali del 2023 conferma che il Paese è spaccato in due: si va dai 30.993 milioni di euro di Milano, ai 13.697 euro di Foggia, dove i consumi sono meno della metà del capoluogo lombardo. Dal 2019 al 2023, i consumi nel Mezzogiorno hanno registrato il +15,7% contro il +13,7% della media nazionale.

In questa classifica, relativa ai consumi procapite, Alessandria si piazza al 55esimo posto con un consumo di 19 milioni e 396mila euro, quinta in Piemonte dietro a Torino, Cuneo, Biella e Vercelli. Sul volume complessivo invece Alessandria si piazza al 46esimo posto con 7883,6 euro procapite complessivi. Nella classifica sui consumi solo alimentari la provincia di Alessandria si assesta al 41esimo posto per consumo complessivo in milioni di euro pari a 1699,5 e addirittura al 14esimo posto per consumo procapite con 4181 euro. 

Tornando alla visione generale nel Nord Ovest si accentra poco meno di un terzo dei consumi della popolazione nazionale, trainato dalla Lombardia che da sola polarizza il 20% della spesa familiare. Tuttavia, nel Mezzogiorno l’incremento dei consumi tra il 2019 e il 2023 è stato maggiore del resto del Paese (15,7% contro 13,7% della media nazionale). La geografia dell’Italia dei consumi appare ribaltata anche se focalizziamo l’attenzione ai soli generi alimentari, che vede il Sud in vetta alla graduatoria con il 33,2% del valore del “carrello” della spesa per gli alimenti degli italiani.

In primo luogo questi dati possono rappresentare un indicatore di doppia vulnerabilità per l’economia del Mezzogiorno, dove il reddito disponibile delle famiglie è inferiore di circa il 25% rispetto a quello della media nazionale e il peso dei consumi alimentari appare più consistente”. È quanto ha sottolineato Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, che ha aggiunto “in ben 26 province meridionali su 38 l’incidenza dei consumi alimentari supera il 21% di quelli totali, mentre questa situazione non si verifica in nessuna delle province del resto dell’Italia. La maggiore presenza della componente di consumi di beni alimentari – che sono stati più penalizzati dalle spinte inflazionistiche e che si caratterizzano anche per una maggiore frequenza di acquisto – da un lato ha gonfiato i consumi in termini nominali e dall’altro ha eroso maggiormente il potere d’acquisto reale complessivo delle famiglie meridionali. Si tratta di un fenomeno che comunque – sebbene in misura inferiore – ha riguardato anche 16 province dell’Italia centro-settentrionale, caratterizzate per una incidenza di questi consumi tra il 18,5% e il 21%, a dimostrazione che i divari territoriali si articolano nel Paese anche secondo una logica più complessa della dicotomia Nord-Sud”.

I consumi da Nord a Sud

Cinque regioni assorbono oltre la metà dei consumi nazionali: Lombardia con il 20%, seguita da Lazio (10,2%), Veneto (8,9%), Emilia-Romagna (8,6%) e Piemonte (7,6%). La Lombardia da sola polarizza un quinto della spesa familiare italiana, confermando il ruolo trainante del triangolo industriale.

Milano concentra l’8,3% della spesa complessiva degli italiani, confermandosi epicentro della domanda interna. Tuttavia, la classifica cambia radicalmente guardando ai valori pro-capiteIl Trentino-Alto Adige guida con 26.186 euro per abitante, quasi l’8% in più del dato lombardo. Seguono Lombardia (24.284 euro), Emilia-Romagna (23.377 euro), Valle d’Aosta (23.061 euro) e Liguria (22.498 euro). Sul fronte opposto, Campania (15.467 euro) e Calabria (15.436 euro) chiudono la graduatoria regionale con un livello di consumo pro-capite inferiore di circa il 25% alla media nazionale.

Le regioni meridionali mostrano la maggiore incidenza della spesa alimentare: Campania (26,4%), Sicilia (23,8%), Basilicata (23,5%) e Puglia (22,3%). All’opposto, Trentino-Alto Adige (11,5%) e Valle d’Aosta (13,3%) registrano le percentuali più basse per quanto riguarda questa categoria di spesa.

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