10 Agosto 2025
12:20
In viaggio su una collina. Recensione di “#bassavelocità” a Paesaggi e Oltre
MONTEGROSSO D’ASTI – Ci sono paesaggi che fanno viaggiare con la mente, ci sono luoghi che sembrano animarsi di molte vite e ci sono storie che proprio lì devono essere raccontate. E’ il caso di “#bassavelocità vite in viaggio sui treni regionali” de Il teatro dell’Orsa, un itinerario di vite che si incontrano e si raccontano in viaggio sui treni regionali. Sabato 9 agosto a Montegrosso d’Asti, al festival “Paesaggi e Oltre”, promosso dalla Comunità Collinare Tra Langa e Monferrato con la direzione artistica e organizzativa di Massimo Barbero e di Agnese Falcarin del Teatro degli Acerbi, si è creata più che mai la magia del paesaggio perfetto per quella specifica narrazione.
In cima ad una collina, da una parte l’arco collinare del Monferrato astigiano e dall’altra la chiesa del paese illuminata, c’è una carrozza ferroviaria d’epoca, precisamente una carrozza-ristorante, dai colori rosso e giallo sgargiante. Trasformata in luogo di eventi, sembra uscita da un quadro surrealista e invita al viaggio, ad andare oltre, nello spirito del festival di “Teatro e musica d’estate nelle terre dell’UNESCO”. “Paesaggi e Oltre” continua stasera, domenica 10 agosto, nel Borgo di Neive con la passeggiata teatrale “Neive, il paese della poesia”.
E qui, a Montegrosso, di fianco ad un treno surreale calato tra le vigne, Bernardino Bonzani, diretto da Monica Morini, ha narrato, come un cantastorie, l’epica di tante “vite in viaggio sui treni regionali”. Il testo è frutto di una ricerca fatta dallo stesso Bonzani a partire dal gennaio 2020, poco prima dell’apice della pandemia, sui treni a bassa velocità, quelli sempre destinati ad aspettare il transito delle frecce. Sul palco un trenino elettrico (memoria di un regalo di Natale ricevuto dal protagonista da bambino) che parte e si ferma con il ritmo della narrazione, mentre il viaggio inizia scandito da ottave in rima.
L’incipit un po’ ariostesco (“Vi racconto dei treni regionali…”) guida attraverso un’Italia tracciata da canzoni popolari cantate senza alcun accompagnamento, come una trama musicale (di Antonella Talamonti) interiore e connaturata. Si incontrano Aldo ed Elide, che si svegliano alle tre del mattino per prendere un treno “comodo” per andare a Fabriano, mangiare un piatto di fettuccine in compagnia e poi ritornare a casa, oppure un ex emigrato in Germania, i cui risparmi, impiegati nell’acquisto di una casa, si sono volatilizzati in un terremoto. E poi l’aspirante ed equivoco baritono privo di acuti, che canta per le orchidee e si appassiona al gossip, o un ragazzo del Mali che fa il lavapiatti e legge Dostojevskij.
Bonzani abbraccia una quantità di accenti dialettali, passa attraverso diversi registri, regala momenti ironici, a sua volta si racconta e sempre mantiene il tono sobrio della vita che scorre e che diventa accettabile. La tristezza, le sfortune, l’amore e la felicità sono istanti di un viaggio, segnano tappe importanti in vista di altro, in un percorso, reale e non solo ideale, lungo la mappa della rete ferroviaria da nord a sud. Le storie, narrate in rima, cantate in musica e vivificate da mille sfumature vernacolari e gestuali, appartengono ai luoghi e alle loro tradizioni. Si inseriscono in memorie rievocate da canzoni dall’anima antica (“Nina si voi dormite”, “Lu furastieru”, ma anche un’aria dal “Rigoletto”), diventano parte di territori.
E’ un’esperienza e un invito alla condivisione, “#bassavelocità”, uno scrigno di ricordi, speranze ed emozioni. Si ascolta un coro di voci che si aggiungono man mano, si mostrano e diventano parte di un’umanità che si riconosce vera e tangibile. Lo sguardo corre dal paesaggio notturno alla carrozza ferroviaria vintage e per una sera è bello pensare che “la stessa ragione del viaggio (è) viaggiare”.