16 Agosto 2025
09:02
Narrare il selvatico nel bosco e tra le vigne. Recensione di “Di lupi ti scrivo” a Paesaggi e Oltre
COAZZOLO – E’ un paesaggio di vigne, di colline e di boschi, quello intorno a Coazzolo, si presta a pensieri languidi ma anche a suggestioni che portano la mente altrove. Qui Faber Teater ha ambientato il suo “Di lupi ti scrivo”, spettacolo itinerante creato in collaborazione con Città Metropolitana di Torino nell’ambito del progetto Life Wolf Alpsma, ma soprattutto passeggiata sia concreta che immaginifica tra bellezze visibili e storie narrate.
Con le sue due repliche al mattino e nel tardo pomeriggio ha segnato l’ormai storica tappa ferragostana di “Paesaggi e Oltre”, il Festival di Teatro e Musica d’estate nelle terre dell’Unesco della Comunità delle Colline tra Langa e Monferrato con la direzione organizzativa e artistica del Teatro degli Acerbi. Il prossimo appuntamento sarà lunedì 18 agosto con “Valse. Danza sui trampoli”, spettacolo prestigioso e internazionale del Teatro Tascabile di Bergamo da trent’anni in giro per il mondo.
Si cammina attraverso sentieri e affacci sulle colline, si guarda, si entra in macchie di bosco, dove alberi antichi regalano una frescura inaspettata, e si ascolta un dialogo epistolare vivo, familiare e giocoso. Paola Bordignon e Lucia Giordano, anche autrici del testo, danno vita ad una conversazione a distanza tra Virginia, una nonna antropologa e appassionata di lupi, e Lu, una nipote fotografa naturalista al confine tra Finlandia e Russia per un progetto proprio di osservazione dei lupi. Due i testi da cui le autrici/protagoniste sono partite per arrivare a tessere immaginario collettivo, tradizioni e verità scientifiche nella trama di un rapporto femminile, familiare e intergenerazionale: “Le conseguenze del ritorno” di Luca Giusti e “Il lupo, una storia culturale” di Michel Pastoreau.
Virginia/Paola Bordignon è una professoressa universitaria il cui mondo si nutre di leggende, letteratura e tradizioni, ma anche di un lato selvatico condiviso con Lu/Lucia Giordano, a sua volta affascinata dalle suggestioni mitiche e popolari, ma ben legata alla realtà scientifica. Le loro lettere sono attraversate dal fil rouge del fascino del lupo, creatura molto simile all’uomo e, per questo, tanto presente nelle fiabe, nelle tradizioni popolari e, in generale, nella memoria collettiva. Un gioco a distanza, ovvero la citazione di libri, canzoni, film in cui compare il lupo, diventa il pretesto per un’immersione in tutto ciò che il predatore più demonizzato ma anche ammirato di sempre ha rappresentato nei secoli.
I rimandi sono a “Balla coi lupi”, a “Il lupo di Wall Street”, a canzoni famosissime come “Attenti al lupo” di Dalla e ad una quantità di accenni letterari, cinematografici e musicali che testimoniano il fascino eterno del selvatico. In questo rimpallo di citazioni si inseriscono la vita delle due protagoniste, i loro ricordi comuni e la loro attuale distanza colmata dalle lettere. Insieme a loro altre vite, quelle dei lupi seguiti e fotografati da Lu. Da un lato l’archetipo del lupo che ulula alla luna, reclamando l’ombra da lei rubatagli, dall’altro il reale branco fatto di individui con un ruolo e un’impronta caratteriale propria.
E’ immenso il mondo cui si affaccia “Di lupi ti parlo”, mantenendo la leggerezza di uno scambio intimo e scherzoso. Bordignon e Giordano trasmettono complicità e passione con uno stile discorsivo lieve, che rivela tuttavia una ricerca approfondita nel mito e nel suo divenire. L’antipatia per Cappuccetto Rosso, che nella versione originaria di Perrault non veniva salvata dal cacciatore (anche all’autore stava antipatica, forse), fa sorridere e abbraccia un registro ironico, come la filastrocca “L’upo” di Rodari, mentre l’immagine dei lupi che “si nutrono di vento” di Villon o la strofa cantata di “Frate lupo” di Branduardi sono pura poesia.
Si ascolta, ora nel bosco, tra enormi pioppi, ora accanto alle vigne, circondati da colline che sembrano senza fine, e si riconoscono parole e musiche, si ritorna a ricordi d’infanzia con le ninne nanne. Si entra in una sfera di memoria antica e comune, per poi stupirsi di fronte alla narrazione delle dinamiche naturali e scoprire che immaginifico e realtà ci appartengono in egual misura e si mescolano in quella strana combinazione che ci rende umani.
Al termine dello spettacolo/esperienza itinerante, la guida escursionistica ambientale Laura Antiquario ha ancora parlato di lupi, questa volta alla luce della presenza del predatore nelle nostre zone e in tutt’Italia, delle sue abitudini e della necessaria coesistenza con l’uomo, per terminare un excursus su un tema su cui tanto si è detto e molto ancora è da dire. Rimangono l’intensità del simbolo, la paura atavica e le narrazioni orrorifiche a lui legate. Rimangono la luna e la bellezza di ciò che inquieta e non si riesce mai del tutto ad afferrare. Questa è la scia luminosa che il Faber Teater traccia e lascia dietro di sé.