Prezzi troppo bassi e clima avverso: nell’Alessandrino perse mille aziende agricole in cinque anni
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – L’agricoltura alessandrina non attraversa un buon momento. Cia Alessandria – Asti e Confagricoltura Alessandria raccontano la crisi che riguarda i produttori di cereali, uve e nocciole.
I prezzi hanno sottolineato le presidenti Cia, Daniela Ferrando, e Confagricoltura, Paola Sacco, affiancate dai rispettivi direttori delle due associazioni agricole, Paolo Viarenghi e Cristina Bagnasco, non coprono i costi di produzione e sempre più agricoltori gettano la spugna.
Negli ultimi 5 anni nell’Alessandrino sono state perse più di mille aziende, e oltre 400 solo tra il 2024 e il 2025. Un calo che ha portato a un aumento delle dimensioni medie di alcune imprese, ma anche a una riduzione del terreno coltivato. “Molti proprietari vendono i terreni perché non rendono”, spiegano le associazioni. Le conseguenze sono pesanti: meno campi agricoli e più consumo di suolo.
Chi chiude in pianura, spesso cede i terreni alla logistica o a progetti di fotovoltaico e agrivoltaico. “Viene chiesto al mondo agricolo di frenare l’avanzata di questi impianti, ma diventa difficile rifiutare determinate offerte a fronte dei prezzi riconosciuti oggi agli agricoltori e dei costi che devono sostenere”. Nelle aree collinari, invece, chi fatica abbandona, lasciando i terreni incolti: un danno non solo per l’agricoltura ma anche per la tenuta idrogeologica del territorio.
Alle difficoltà economiche si sommano quelle climatiche. Estati torride, siccità alternata a piogge intense e alluvioni hanno compromesso più volte le produzioni. A questo si aggiungono le importazioni: oltre 10 milioni di quintali di grano tenero arrivano ogni anno in Italia dall’estero, più della metà destinati al Piemonte, con un impatto devastante sulla competitività delle aziende locali.
Il settore cerealicolo, strategico per la provincia, è tra i più colpiti. Il frumento tenero biscottiero è rilevato a 205 euro/tonnellata, quando la soglia di redditività stimata è di 250 euro. Analoga la situazione del mais, oggi a 230 euro/tonnellata contro i 260 necessari a coprire i costi, soprattutto quelli legati all’irrigazione. Preoccupazioni anche per il riso: nei mesi scorsi Cia e Confagricoltura avevano invitato i soci a non svendere il risone all’industria, preferendo lo stoccaggio.
Non va meglio al comparto corilicolo. La Nocciola Tonda Gentile Trilobata spunta prezzi intorno ai 500-550 euro/quintale, ma la produzione è crollata fino al 60% rispetto agli scorsi anni. Temperature estive elevate e piogge insistenti all’inizio dell’anno hanno compromesso l’impollinazione e messo in ginocchio le coltivazioni.
La vendemmia 2025, ancora in corso, conferma una buona qualità delle uve, ma i prezzi restano un’incognita. Molti produttori hanno già conferito i grappoli senza conoscere ancora il valore che verrà loro riconosciuto. Le prospettive economiche, sottolineano le associazioni agricole, sono comunque negative per la maggior parte dei viticoltori del territorio”.