30 Ottobre 2025
09:53
Docenti e studenti dell’Upo condannano le violenze a Gaza e in Cisgiordania: 300 firme per fermare le violenze
AGGIORNAMENTO – L’Università del Piemonte Orientale precisa che l’appello non rappresenta una posizione ufficiale dell’Ateneo, ma nasce da una iniziativa privata di un gruppo di docenti, che ha trovato condivisione da una parte contenuta della comunità (docenti, studenti, personale tecnico-amminstrativo-bibliotecario).
ALESSANDRIA – Docenti, ricercatori, ricercatrici, personale, studentesse e studenti, dell’Università del Piemonte Orientale hanno preso una posizione netta sulla tragica situazione in Palestina. Lo hanno fatto firmando un appello in cui condannano la violenza a Gaza e in Cisgiordania. “La violazione sistematica del diritto internazionale e i picchi di disumanità cui abbiamo assistito sgomenti impongono una presa di posizione molto netta“. In tutto 300 persone dell’Ateneo hanno firmato il documento che spiega le ragioni della presa di posizione, ribadendo la necessità di far sentire il dissenso contro ogni forma di violenza. Come spiegato da Giorgio Barberis, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali (DIGSPES), la speranza per il futuro è “in un’adesione ancor più ampia da parte del nostro Ateneo, nella sua interezza, e auspichiamo che non si esaurisca la mobilitazione di queste settimane in tutto il Paese, perché la tregua siglata è oltremodo labile e la situazione complessiva permane drammatica“.
L’APPELLO
L’Università del Piemonte Orientale, all’articolo 1, secondo comma, del suo Statuto, proclama afferma di essere «sede primaria di libera ricerca e di libera formazione ed è luogo di apprendimento ed elaborazione critica delle conoscenze; opera combinando in modo organico ricerca e didattica, nell’interesse della società e nel rispetto dei diritti inviolabili della persona».
Tale missione fondamentale acquista un’urgenza inedita nel momento storico odierno. A ogni livello della vita associata, violenza e brutalità sembrano diventare gli strumenti più usati per la risoluzione delle controversie.
Il mondo assiste, con senso di impotenza, al crescente proliferare di guerre che coinvolgono estesamente persone innocenti e popolazioni civili. Quando la vita umana è calpestata e vilipesa si realizza la negazione dei principi su cui si fondano le comunità universitarie. Alla fiducia nella ragione, nella scienza e nella cultura subentra una tenebra, che segna la dissoluzione di tutto quanto può definirsi umano. Mai come oggi, dunque, occorre riaffermare, in ogni sede possibile, che la pace non si costruisce attraverso la violenza.
Nella Striscia di Gaza e nei Territori illegittimamente occupati il Governo israeliano sta continuando a violare sistematicamente le norme del diritto internazionale, ponendosi di fatto fuori dalla comunità internazionale. La reazione contro le brutali azioni terroristiche di Hamas del 7 ottobre 2023 (culminata nell’uccisione di 1200 civili e militari israeliani e nella detenzione di 250 ostaggi innocenti) si è trasformata in una guerra di massacro, condotta senza alcun limite, coinvolgendo in modo indiscriminato la popolazione civile palestinese (il numero dei morti è incommensurabile, ma ad oggi sono circa 65.000, di cui 20.000 bambini).
Nei lunghi mesi di guerra, il Governo israeliano, nel respingere i numerosi appelli per la fine delle operazioni militari e per la moderazione, ha mostrato alla comunità internazionale che il suo obiettivo ultimo è l’annessione della Striscia di Gaza e di parti sempre più ampie della Cisgiordania, e l’espulsione della popolazione residente, ridotta alla fame con il blocco degli aiuti umanitari. Data la drammaticità della situazione, Corti internazionali, due Commissioni indipendenti delle Nazioni Unite, la Relatrice Speciale per i Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, oltre che numerose ONG per i diritti umani, nonché diversi intellettuali israeliani tra cui Raz Segal, Amos Goldberg, Ilan Pappé e Omer Bartov, hanno apertamente usato il termine “genocidio”. Anche il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha affermato che «la situazione a Gaza diviene, di giorno in giorno, drammaticamente più grave e intollerabile», esprimendo «allarme per la semina di sofferenza e di rancore che si sta producendo, che, oltre ad essere iniqua, contrasta con ogni vera esigenza di sicurezza».
Sebbene non si possa che accogliere favorevolmente la recente tregua, gli attuali negoziati sollevano numerosi dubbi in ordine alla necessità di assicurare giustizia per le vittime, anche attraverso la repressione di crimini internazionali, nonché piena realizzazione del principio di autodeterminazione dei popoli nel perseguimento di una pace duratura e giusta.
LE CONTESTAZIONI DELL’UPO
Noi firmatarie e firmatari, membri della Comunità dell’Università del Piemonte Orientale, condanniamo il massacro posto in essere dal Governo israeliano sulla popolazione civile palestinese inerme;
condanniamo le gravissime e ripetute violazioni del diritto internazionale commesse dal Governo israeliano nella Striscia di Gaza e in parti sempre più ampie della Cisgiordania;
condanniamo l’uccisione di civili e la detenzione di ostaggi innocenti da parte di Hamas e ogni altra azione violenta condotta da organizzazioni terroristiche palestinesi contro il popolo israeliano;
sollecitiamo il governo italiano a riconoscere lo Stato Palestinese e ad assumere, anche a livello europeo e internazionale, ogni iniziativa necessaria e legittima per contrastare le azioni illecite commesse delle autorità israeliane nella striscia di Gaza e nei territori occupati di Cisgiordania, in nome della Costituzione Italiana che, all’articolo 11,«ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»;
chiediamo alle Istituzioni competenti, in conformità alle norme cogenti di diritto internazionale, l’adozione immediata di sanzioni adeguate verso lo Stato d’Israele e l’applicazione dell’obbligo giuridico di non cooperazione dello Stato italiano;
invitiamo il Consiglio di Amministrazione e il Senato Accademico a sospendere ogni forma di collaborazione scientifica e didattica, nazionale e nell’ambito dell’Unione Europea, con gli atenei dello Stato di Israele che abbia anche in forma implicita un collegamento con attività belliche. Tale sospensione si configura quale gesto politico e strumento di pressione affinché lo Stato di Israele si adoperi per la duratura cessazione delle ostilità, nonché per il ripristino di un processo di pace giusto e sostenibile nella Striscia di Gaza e nei territori occupati di Cisgiordania e Gerusalemme Est;
invitiamo tutto il corpo docente e amministrativo a dimettersi da organi di fondazioni, società, associazioni, comitati che abbiano direttamente o indirettamente rapporti con il Governo israeliano;
invitiamo il Consiglio di Amministrazione e il Senato Accademico ad adottare ogni misura necessaria, finanziaria, didattica e di ricerca, destinata all’apertura di corridoi umanitari per studiose e studiosi e studentesse e studenti palestinesi, affinché il più alto numero fra loro possa essere accolto presso il nostro Ateneo;
esprimiamo solidarietà alle colleghe e ai colleghi e alle studentesse e agli studenti palestinesi coinvolti nella violenza perpetrata dalle forze armate dello Stato di Israele;
esprimiamo pieno sostegno altresì alle colleghe e ai colleghi, alle studentesse e agli studenti e a tutte le cittadine e i cittadini israeliani che, con coraggio e determinazione, si sono opposti alla guerra e alle politiche dell’attuale Governo israeliano, auspicando che la loro voce possa smuovere la loro società e le loro istituzioni e possa contagiare altre piazze e altri popoli per la salvaguardia di una società aperta e libera;
formuliamo l’impegno a contribuire con tutte le risorse scientifiche e culturali a disposizione di questo Ateneo a un dibattito pubblico onesto verso la realtà, scevro da parole d’odio, sorretto dal linguaggio della giustizia e della pace, generativo di una società di persone libere, egualmente degne, solidali nella comune appartenenza alla famiglia umana;
invitiamo, infine, il personale docente a dare lettura della presente mozione, ivi comprese le premesse che ne formano parte integrante, in occasione dell’avvio dei corsi.
Chi siamo
Docenti, amministrativi e studentesse e studenti dell’Università del Piemonte Orientale convinte/i che la gravità di ciò che accade a Gaza e nella Palestina tutta non possa vedere la nostra comunità e la nostra istituzione silente. Per questo abbiamo preparato un appello con l’obiettivo di sollecitare una presa di posizione ferma e decisa del nostro Ateneo.
Firma l’appello e aiutaci a dare una voce alla nostra comunità. I membri della Università del Piemonte orientale non possono rimanere in silenzio.
Per il Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze politiche, economiche e sociali DIGSPES
Rocco Alessio Albanese
Elisabetta Grande
Stefano Saluzzo
Chiara Tripodina
Giorgio Barberis
Elena Allegri
Alba Angelucci
Pierfrancesco Arces
Giacomo Balduzzi
Fabio Berca
Margherita Benzi
Chiara Bertone
Marta Buffoni
Domenico Carbone
Francesca Chiarotto
Paolo Chirico
Flavia Coda Moscarola
Daniele Ferrari
Amal Khadir
Roberto Mazzola
Anna Menozzi
Massimiliano Piacenza
Andrea Pogliano
Marta Regalia
Silvana Robone
Daniele Scarscelli
Davide Servetti
Giuseppe Verrigno
Massimo Vogliotti
Francesca Zaltron
Roberto Zanola
Seguono
(al 28/10/25)
altre 281 firme