30 Ottobre 2025
11:11
La bellezza delle città può rigenerarsi dal basso
ALESSANDRIA – Le città possono cambiare volto se si vuole. Non è teoria ma un progetto concreto illustrato domenica 26 ottobre, a Palazzo del Monferrato ad Alessandria, durante l’incontro nell’ambito dell’Ottobre Alessandrino con i fondatori di FARM Cultural Park, Andrea Bartoli e Florinda Saieva. A Favara, in provincia di Agrigento, grazie a loro è nato uno dei più significativi esempi italiani di rigenerazione urbana e socio-culturale partendo dal basso
FARM Cultural Park nasce dall’iniziativa privata di due cittadini che, mossi dal desiderio di dare nuova vita a un centro storico degradato, hanno trasformato un insieme di cortili e case abbandonate in un polo culturale diffuso dove arte, architettura e innovazione sociale si intrecciano. Il progetto che hanno raccontato alla presenza del Sindaco di Alessandria, delle istituzioni della città, dei cittadini interessati, dell’Ordine degli Architetti con un nutrito gruppo di colleghi, prevede una serie di punti replicabili ovunque:
- Approccio dal basso: nasce da un’iniziativa privata e cresce coinvolgendo progressivamente la comunità locale, generando un senso di appartenenza e responsabilità condivisa.
- Arte e cultura come motore: l’arte contemporanea diventa strumento di dialogo e trasformazione, non fine a sé stessa ma parte della vita quotidiana.
- Interventi a basso costo: azioni di riuso e rigenerazione, realizzate con risorse limitate ma ad alto impatto simbolico e visivo.
- Innovazione sociale e comunitaria: la riqualificazione architettonica si accompagna alla rinascita delle relazioni sociali e all’attivazione di nuove economie locali.
- Integrazione con il territorio: Favara è diventata un laboratorio vivente, un esempio di come cultura, turismo e creatività possano restituire dignità e futuro a una città.
Il successo del progetto dimostra che la rigenerazione non nasce solo con grandi investimenti economici, ma dalla capacità di ascoltare un luogo, di leggere i suoi bisogni e di dare spazio alla partecipazione.
L’arte, a Favara, non è confinata nei musei, ma è parte della quotidianità, integrata nei vicoli, nei cortili, negli spazi pubblici esterni. Un’arte che accompagna, non impone, che invita a vivere lo spazio urbano come esperienza condivisa.
“La prima cosa che ci ha suggerito l’esperienza di Favara è che ogni progetto di rigenerazione dovrebbe essere radicato nel contesto: non replicabile in modo neutro, ma adattabile attraverso un percorso di ascolto e co-progettazione – ha spiegato l’Architetta Roberta Buso, Responsabile della Formazione dell’Ordine Architetti della provincia di Alessandria. In questa prospettiva, anche Alessandria potrebbe diventare terreno fertile per un progetto analogo, capace di coniugare arte, comunità e innovazione sociale“.
I punti di partenza, ispirandoci al racconto di Florinda e Andrea, potrebbero essere:
- Studiare il contesto e il “vuoto strategico”: individuando quartieri o spazi urbani in transizione, attraverso una mappatura degli spazi sottoutilizzati o abbandonati, sia pubblici che privati (ex botteghe, caserme, magazzini, cortili, scuole dismesse) cominciando da un piccolo nucleo urbano per creare “massa critica” e una percezione di cambiamento visibile e focalizzato in un’area ben specifica
- Costruire un nucleo promotore misto: attori culturali (artisti, curatori, architetti, associazioni) attori sociali (cooperative, centri giovanili, parrocchie, scuole) cittadini attivi e piccole imprese, istituzioni locali (Comune, fondazioni, università) che condividano una visione comune.
- Promuovere interventi a basso costo e alto impatto: installazioni, street art, orti urbani, spazi condivisi per eventi, laboratori e coworking per modificare la percezione del luogo prima ancora della sua riqualificazione strutturale.
- Costruire una programmazione culturale ibrida: alternare arte contemporanea e vita quotidiana: mostre, residenze, festival, cinema all’aperto insieme a laboratori, coworking, doposcuola, sportelli di comunità, economia circolare. Il successo nasce dal mix tra creatività e utilità reale per chi abita il quartiere.
- Attivare la comunità: coinvolgendo gli abitanti non come “pubblico” ma come co-autori: FARM insegna che il capitale relazionale è più importante dei fondi iniziali.
- Creare un modello economico sostenibile: fondi pubblici e privati, crowdfunding, uso di spazi concessi dal Comune attraverso patti di collaborazione, unitamente ad attività a pagamento come ristorazione, accoglienza, co-working, spazi eventi, workshop. L’obiettivo non è il profitto ma l’autosufficienza di base.
- Comunicare la visione: dare al progetto un’identità chiara e riconoscibile, capace di raccontare Alessandria come città che rigenera sé stessa attraverso cultura e creatività. Questo trasforma un progetto locale in un polo attrattivo, utile anche al turismo e alla reputazione urbana.
FARM Cultural Park dimostra che anche nei contesti più fragili è possibile costruire futuro attraverso visione, coraggio e bellezza condivisa.
“Ad Alessandria, possiamo osservare già piccoli esempi che richiamano questo approccio: gli Orti in Città, con gli orti sociali, uniti alla Ristorazione sociale e alla nuova Serra, con il suo spazio polifunzionale per incontri, conferenze, concerti e mostre, riuniscono tre funzioni diverse che si intrecciano e si completano, generando coesione e partecipazione, trasformando progressivamente un’area urbana in un vero e proprio luogo di comunità. Anche via Verona, nel quartiere Borgo Rovereto, ha visto la trasformazione di spazi urbani grazie all’attività di numerose associazioni locali — Casa di Quartiere, LAB 121, PORTO IDEE, FabLab, Aula Studio — che hanno promosso rigenerazione sociale e culturale, dando vita a un laboratorio permanente in cui il patrimonio urbano diventa risorsa, e la creatività produce coesione“.
Alessandria, con la sua rete di associazioni, le istituzioni, i suoi spazi ancora da riscoprire e la vitalità dei cittadini, ha tutte le potenzialità per avviare un percorso simile, non una copia di Favara, ma un modello unico, plasmato sulla propria identità. Un progetto che ponga le persone al centro, restituendo alla città il senso più autentico di “comunità creativa”, dove arte, cultura e partecipazione diventino strumenti di rinascita urbana e sociale.
In prospettiva futura, vorremmo auspicare che anche l’attività dell’Ordine degli Architetti possa giocare un ruolo centrale in questo tipo di proposta, supportando la progettazione partecipata, promuovendo workshop e momenti formativi e contribuendo a garantire sostenibilità e qualità architettonica nelle azioni di rigenerazione urbana.