Autore Redazione
venerdì
31 Ottobre 2025
11:41
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Il Bello del Monferrato - Speciali - Tempo Libero - Asti

Tra passato e presente, tra il qui e l’oltre. Recensione di “Istorias” a Cunté Munfrà

Ieri a Cerro Tanaro una serata intima e magica, quasi una veglia, con Paolo Piludo di Cada Die Teatro
Tra passato e presente, tra il qui e l’oltre. Recensione di “Istorias” a Cunté Munfrà

CERRO TANARO – La parola narrazione, abusata in campo politico e pubblicitario, “appartiene al mondo passato, a quel mondo del gesto e della parola che si è perso con la sua oralità”. E di oralità come strumento per mantenere il rapporto tra vivi e morti come “elemento costitutivo della comunità” ha parlato l’antropologo Pierluigi Grimaldi a conclusione dell’appuntamento di Cunté Munfrà di ieri, 30 ottobre, a Cerro Tanaro.

La stessa oralità appare nel titolo della rassegna “Cunté Munfrà. Dal Monferrato al mondo”, insieme ad uno sguardo che abbraccia i nostri luoghi per estendersi ad altri paesi e altre regioni. “Cuntè Munfrà”, ideata da Luciano Nattino e ora diretta da Massimo Barbero, è promossa dal Comune di Cerro Tanaro con la casa degli alfieri e una rete ampliata di comuni del Monferrato astigiano; è sostenuta dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT e dalla Fondazione CRAsti.

In prossimità della notte dell’eterno ritorno, quella dove i “vinti” di Nuto Revelli lasciavano castagne e latte per le anime dei defunti, Cunté Munfrà ha regalato un gioiello di narrazione radicata nella tradizione sarda, nelle sue storie e nelle sue sonorità. Cada Die Teatro ha presentato “Istorias” di e con Pierpaolo Piludu, con la messa in scena di Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, uno spettacolo che pare una veglia in un passato magico dove la vita e la morte convivono in un dialogo di anime. Alcune storie dello spettacolo sono contenute nel libro Pósidos (pubblicato dalle Edizioni Condaghes di Cagliari) e tutte derivano da una ricerca che Piludu ha fatto a Scano Montiferro, in provincia di Oristano, “sulle modalità del raccontare delle persone anziane del paese”.

Mio nonno si chiamava…ed era di Scano Montiferro”, Così Piludu inizia a narrare, introducendo un mondo dove le storie erano un collante sociale, dove chi raccontava si trasformava e sembrava migliore. Le istorias erano parte della vita della comunità e appartenevano ai momenti della giornata e ai luoghi. Così le ragazze raccontavano durante il tragitto verso i campi, mentre gli uomini lo facevano nelle piccole cantine private, bevendo bicchieri di vino.

La lingua sarda logudorese, la lingua della poesia, si alterna all’italiano e crea un andamento musicale in continuità e talvolta in sovrapposizione a canti dalle sonorità vibranti. E’ un tessuto musicale avvolgente che scalda come un fuoco in una notte a veglia e, al contempo, inquieta come il confine labile e valicabile tra il qui e l’oltre. E’ tradizione, ma filtrata da una prova attoriale tale da incantare oggi, nel nostro contesto inquinato da immagini e slogan fulminei, con tesori (pósidos ) che appaiono all’improvviso e devono essere riconosciuti, con morti (animas) buoni oppure malvagi, con diavoli a volte persino simpatici e altre spaventosi.

Quando cadono le barriere dello spazio e del tempo, quando non si vede più un palco ma le uniche immagini prendono vita dalle parole e dai gesti (quel mondo del gesto e della parola citato da Grimaldi) si creano connessioni tra persone e tra passato e presente. Così i contos antigos sardi sembrano avere tratti in comune con le storie delle nostre veglie, come se ci fosse un substrato magico comune, un fondamento proprio di ogni comunità. Cada Die Teatro mette a nudo la necessità di questo elemento fondante, lo fa vivere e lo innova con un testo serrato e sapiente, con un’interpretazione musicale che genera meraviglia. E’ stato teatro di narrazione, ma anche una veglia e un viaggio nel tempo e nella sacralità dimenticata di questo periodo dell’anno. Il momento, il clima brumoso, le castagne, il latte e il vino, l’intervento prezioso di Pierluigi Grimaldi: tutto essenziale, intimo e vero, un patrimonio collettivo e tante scintille di memoria individuale in una serata che sa di perfezione.

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