RSA, bilancio a cinque anni dal Covid: “Strutture ok, ma convenzioni insufficienti e rette fuori portata”
ALESSANDRIA – Qual è oggi la situazione delle RSA in provincia di Alessandria, a cinque anni dalla pandemia? La risposta è arrivata durante il convegno ospitato a Palazzo Monferrato, evento che ha chiuso – ma non concluso – un percorso di monitoraggio avviato dalle sigle sindacali dei pensionati di CGIL, CISL e UIL insieme alla garante degli anziani Paola Ferrari e all’assessora comunale alle Politiche sociali, Roberta Cazzulo. Un lavoro nato dall’esigenza di “entrare” nelle strutture non con spirito ispettivo, ma conoscitivo, per capire come si siano riorganizzate dopo il Covid e quale sia la qualità della vita degli ospiti e le condizioni di lavoro del personale.
“Il mondo delle RSA è multiforme, con tanti soggetti coinvolti e interessi diversi – ha spiegato Antonella Albanese, segretaria generale SPI CGIL Alessandria – ma il nostro ruolo di rappresentanza ci porta a guardare soprattutto agli utenti, alle famiglie e ai lavoratori, a partire dalle OSS”. Il monitoraggio, condotto con visite sul campo, ha trovato “grande disponibilità” da parte delle direzioni delle strutture e ha restituito un primo quadro con luci e ombre. Da un lato, alcune RSA hanno fatto passi avanti verso un modello più vicino a quello auspicato dai sindacati: “una RSA più casa e meno ospedale”, cioè ambienti accoglienti e un’organizzazione orientata non solo alla cura sanitaria, ma anche al benessere quotidiano della persona. Dall’altro, restano criticità strutturali su cui il confronto con le istituzioni viene considerato urgente.
I posti disponibili nelle strutture di Alessandria “bastano a soddisfare le richieste”, ha spiegato Pinuccia Scarsi, segretaria generale FNP CISL Alessandria-Asti. “Il problema vero è nel numero dei posti in convenzione”. Le rette sono molto alte: partono indicativamente da 1.900 e arrivano a 3.000 euro al mese per i non autosufficienti. Un impegno economico enorme per le famiglie, spesso insostenibile senza il contributo pubblico. Quando si ottiene un posto convenzionato, infatti, circa la metà della retta viene coperta dall’ASL, rendendo l’accesso possibile anche a chi non avrebbe mezzi per affrontare la spesa piena. “Serve lavorare per aumentare quelle disponibilità e migliorare complessivamente il sistema”, è l’appello.
Sul fronte dei costi insiste anche Luigi Ferrando, segretario generale UILP UIL Alessandria: “Le pensioni medie erogate in provincia sono intorno ai 1.000 euro al mese. Con le attuali rette i conti non tornano: le famiglie non reggono. È la criticità più forte, per cui chiediamo interventi alla Regione”. Le condizioni abitative interne alle RSA, invece, risultano in larga parte adeguate: “Strutture ben organizzate, ambienti confortevoli, anche sul piano edilizio. Quello che manca in alcuni casi è una vera progettualità sull’invecchiamento attivo. L’anziano non deve essere soltanto curato, ma assistito e riabilitato dentro una vita dignitosa. Dopo il Covid abbiamo scelto di avventurarci in questa ricerca proprio per spingere in quella direzione”.
Altro punto delicato riguarda i tempi di lavoro del personale. I sindacati parlano di “minutaggio disumano”: i tempi assegnati a OSS e infermieri per assistere gli ospiti sono regolati da una normativa vecchia di oltre dieci anni, giudicata ormai inadeguata rispetto ai bisogni attuali. La richiesta è chiara: superare quel sistema e costruire un’organizzazione più moderna e umana, che restituisca tempo alla relazione e non solo alle procedure. In questa direzione si collocano anche le proposte di innovazione tecnologica citate durante il convegno: cartella clinica elettronica e supporti informatici che alleggeriscano il carico burocratico e permettano agli operatori di dedicare più attenzione agli anziani. “La cura è fondamentale – è stato sottolineato – ma lo è altrettanto avere vicino qualcuno che ascolti, che accompagni, che faccia sentire la persona vista e non solo assistita. Non tutti hanno parenti accanto: spesso queste figure sono l’unico riferimento quotidiano”.
A tirare le fila istituzionali è stata l’assessora comunale alle Politiche sociali, Roberta Cazzulo: “È necessario che la Regione dia più trasparenza sulle spese destinate alle RSA e aumenti i fondi, così che tutte le famiglie possano accedere alle strutture senza barriere economiche e che tutti gli operatori siano tutelati e retribuiti in modo adeguato”.
Il convegno ha rappresentato un punto di arrivo per la prima fase di ascolto e di verifica, ma anche una ripartenza. I sindacati hanno annunciato che l’osservatorio sulle RSA della provincia continuerà, con nuovi momenti di confronto e ulteriori visite. L’obiettivo resta quello indicato fin dall’inizio: costruire un sistema più accessibile per le famiglie, più sostenibile per gli operatori e soprattutto più umano per chi, in queste strutture, vive la parte più fragile della propria vita.