9 Dicembre 2025
17:54
PFAS ad Alessandria, Abonante: “Serve una legge nazionale. Nella nuova AIA controlli sulle emissioni nell’aria”
ALESSANDRIA – Alessandria torna sotto i riflettori per l’emergenza PFAS. A riaccendere l’attenzione è l’inchiesta di Greenpeace Italia sulle emissioni industriali: un’analisi condotta sui dati di oltre quattromila stabilimenti italiani che mette in evidenza come i composti fluorurati siano presenti in tutto il Paese, ma con una concentrazione nettamente superiore in Piemonte e, in particolare, nel comune di Alessandria. Secondo Greenpeace, il 76% delle emissioni italiane di F-gas – pari a 2.863 tonnellate accumulate in 16 anni – è stato registrato in Piemonte. Una sproporzione che Greenpeace definisce “anomalia piemontese” e che attribuisce in modo diretto allo stabilimento chimico di Spinetta Marengo, storicamente Solvay e oggi Syensqo. Il report evidenzia inoltre come nel solo 2023 lo stabilimento abbia generato il 55% dell’inquinamento nazionale legato ai gas fluorurati.
I dati contenuti nel report non sono sfuggiti al sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante. Il primo cittadino ha evidenziato il lavoro svolto dalle istituzioni locali ma chiede ora un salto di livello. “I Comuni e gli enti territoriali possono e devono fare quello che la legge impone di fare. Nel nostro caso — ha spiegato ai microfoni di RadioGold — l’attività sviluppata in questi tre anni e mezzo è stata enorme”. Abonante ricorda innanzitutto il percorso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per il polo chimico, seguito con l’ente competente che è la Provincia, e sottolinea che la nuova autorizzazione in arrivo conterrà ulteriori prescrizioni, frutto anche delle richieste avanzate dal Comune. Il primo cittadino ha ricordato anche il ruolo di stimolo esercitato verso la Regione Piemonte sul fronte della salute pubblica: “Abbiamo spinto la Regione ad andare avanti sul biomonitoraggio. È stato uno dei primi incontri che ho voluto fare a settembre 2022, quando ci eravamo insediati da poco”.
Un’attività che, pur trovandosi oggi in una fase di rallentamento, Abonante giudica comunque un passo avanti rispetto al passato: “Rispetto al nulla di prima, qualcosa è stato fatto”. Parallelamente il Comune ha reperito risorse per avviare una propria indagine epidemiologica da sviluppare insieme all’Università del Piemonte Orientale: “Abbiamo recuperato i fondi, 30 mila euro per il 2025 e altri 30 mila per il 2026”. E per rendere più tempestivo il controllo del territorio è stato attivato anche l’Osservatorio ambientale della Fraschetta: “Vale non soltanto per gli inquinanti chimici ma in generale per tutto il territorio. Ci consente di lavorare con tutti gli enti interessati in tempo reale”. Da qui nascono anche nuove prescrizioni che il Comune intende far valere nella prossima AIA. Abonante cita in particolare un punto finora assente: “Un controllo di tutti i camini del polo chimico, quindi un controllo delle diffusioni in aria dei potenziali inquinanti”. Una misura pensata per affrontare l’emergenza PFAS anche sul versante atmosferico, che l’inchiesta di Greenpeace ha riportato in primo piano. Accanto al monitoraggio dell’aria, il sindaco rilancia la partita delle bonifiche: dopo gli interventi effettuati finora dalle aziende del polo chimico sulle aree interne, l’obiettivo è imporre la bonifica anche delle aree esterne e completare la caratterizzazione dei terreni. Ma, avverte Abonante, il limite dell’azione locale è oggi normativo. “C’è bisogno di un legislatore molto più presente che imponga i limiti sia alle emissioni sia ai limiti da rispettare per la bonifica dei terreni”. Il sindaco spiega di aver già scritto all’Istituto Superiore di Sanità, ai ministeri e a tutti i soggetti nazionali competenti: “Stiamo aspettando le risposte”. Il messaggio finale è chiaro: Alessandria e gli enti territoriali si sono mossi “nel rispetto della legge e anche oltre i propri compiti”, ma la portata del problema richiede regole nazionali stringenti e uniformi.