Cronaca - Tortona

Tre crani di lupo in casa come “trofei di caccia”: scoperto bracconiere nel tortonese

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Controlli serrati, indagini complesse e operazioni condotte con il supporto di reti investigative nazionali e internazionali. Il bilancio dei Carabinieri Forestali del Gruppo di Alessandria e Asti, guidati dal Colonnello Stefano Gerbaldo, racconta una lotta quotidiana al bracconaggio, alla gestione irregolare delle armi e per la tutela dell’ambiente e dei grandi carnivori. Un’attività intensa e capillare, che ha permesso di far emergere gravi episodi e di restituire un quadro chiaro della pressione esercitata sulla fauna protetta e sugli ecosistemi del Piemonte sud-orientale.

Tra i risultati più rilevanti spicca il rinvenimento di tre crani di lupo all’interno di un’abitazione nel tortonese. L’operazione del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Alessandria (NIPAAF), coordinata dal Capitano Giovanni Pintore, è partita dal controllo di un giovane dotato di porto d’armi e già noto alle forze dell’ordine. In seguito alla riscontrata omessa custodia di alcune munizioni, i Carabinieri hanno deciso di approfondire gli accertamenti e, durante la perquisizione, hanno trovato i crani dei tre lupi che il tortonese teneva in casa come veri e propri “trofei di caccia”.

Grazie alla collaborazione con l’Università di Torino e, in particolare, con la professoressa Francesca Marucco, tra le massime esperte in Italia e in Europa sulla zoologia del lupo, sono state svolte accurate analisi genetiche insieme all’Ispra. Esami che hanno fornito informazioni preziose sui tre esemplari. Tutti e tre sono risultati maschi appartenenti a due nuclei famigliari differenti.

Uno dei lupi, un adulto di età compresa tra i 3 e i 5 anni, è risultato il figlio dei due capi del branco “tortonese”. Gli altri due, di circa 1 o 2 anni, erano invece fratelli e appartenevano a un altro branco che si muove nella zona tra Val Borbera e Val Curone.

I risultati, ha spiegato Francesca Marucco, affiancata da Francesca Rolle, dottoranda in genetica della popolazione del lupo nelle Alpi, si sono basati anche sull’analisi della mole di dati raccolti in circa 25 anni di ricerche e attività sul lupo e hanno fornito anche la conferma scientifica che si trattava di “lupi puri” e non di ibridi. Un elemento fondamentale sia per la tutela della specie sia per i provvedimenti scattati nei confronti del bracconiere.

Il bracconaggio resta una sfida quotidiana per i Carabinieri Forestali, che hanno potuto contare anche sul prezioso contributo del Nucleo CITES di Alessandria nell’ambito dell’operazione internazionale Europol-EMPACT, dedicata al contrasto dei crimini ambientali. Nel mese di ottobre i Carabinieri CITES, con il supporto dei Nuclei Forestali di Alessandria e Asti, hanno messo in campo una vasta campagna di controlli su tutto il territorio, inserita nella strategia europea contro il bracconaggio e il traffico illegale di specie protette.

Le verifiche hanno portato alla scoperta di numerose irregolarità nella detenzione di armi e nell’esercizio venatorio, con sequestri di fucili, porti d’arma e munizioni. Sono inoltre emersi episodi di caccia con strumenti vietati e altre violazioni alla normativa nazionale. L’operazione rientra nel progetto EMPACT – Environmental Crime, coordinato da Europol, che punta a intensificare la cooperazione tra Stati e forze di polizia per contrastare attività criminali che mettono a rischio la biodiversità. Il bracconaggio, infatti, è spesso legato a reti organizzate e traffici illeciti che superano i confini nazionali, alterano gli equilibri naturali e minacciano la sopravvivenza di specie già vulnerabili.

Nel corso dell’ultimo biennio, l’attività dei Carabinieri Forestali ha prodotto numeri significativi, che fotografano con chiarezza la dimensione del fenomeno: sono state inoltrate 52 segnalazioni di reato all’Autorità Giudiziaria e contestate 99 sanzioni amministrative, per un importo complessivo di 54.328,65 euro. A questo si aggiunge il sequestro o il ritiro cautelare di 108 armi da fuoco, accompagnate da 4.141 munizioni.

Un quadro che dimostra quanto frequentemente armi e strumenti vietati vengano impiegati in attività di bracconaggio e quanto sia necessario mantenere un livello di vigilanza elevato e costante nelle aree rurali e montane, a tutela non solo della fauna protetta ma dell’intero equilibrio degli ecosistemi.

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