Autore Redazione
martedì
12 Settembre 2017
01:48
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Cronaca

Volpedo e la pesca che non c’è più: se continua così costretti a cambiare

Il clima e i rischi per la tipica produzione. Dimezzato il fatturato in un solo anno.
Volpedo e la pesca che non c’è più: se continua così costretti a cambiare

VOLPEDO – Continua il viaggio di Radio Gold tra le terre della provincia per raccontare le conseguenze di un clima sempre più anomalo. Così questa volta vi raccontiamo le difficili condizioni degli agricoltori delle campagne di Volpedo, un’area agricola nota per le famose e celebrate pesche. Frutti che quest’anno però non hanno colorato, come sempre, i rami degli alberi. Una gelata improvvisa prima e la siccità dopo hanno ammutolito le campagne. Un danno violentissimo che ha falcidiato oltre il 60% della produzione con il fatturato complessivo della cooperativa Volpedo passato dai tre milioni del 2016 a 1,4 del 2017.

“Almeno il 60% del raccolto ha subito danni – ha spiegato Giampiero Chiapparoli, responsabile commerciale della Cooperativa Volpedo Frutta. Una situazione più che drammatica. Abbiamo fatto i conti con una gelata dal 18 al 22 di aprile che ha portato via globalmente più del 60% della produzione, il resto lo ha fatto la siccità”. Durante l’estate la Festa delle pesche nel borgo non si è tenuta e le campane hanno suonato a lutto ese va avanti così andremo incontro a una desertificazione. L’ultima acqua abbondante l’abbiamo vista lo scorso anno a fine settembre-inizio ottobre, poi più che pioggerelle non se ne sono viste”.

La pesca di Volpedo è una delle coltivazioni caratteristiche della zona proprio per la storica presenza dell’acqua: “Qui – ha continuato Chiapparoli – ci sono tutti i pozzi sulla pianura di Volpedo ma adesso, non venendo più acqua dal Curone, tutti i pozzi sono in sofferenza. Quest’anno erano completamente asciutti.

Una situazione che costringe i coltivatori a interrogarsi sul futuro con una angosciante prospettiva: “Ci stiamo chiedendo se non sia necessario cambiare produzione, perché se continua così non avremo scelta, ammesso che si riesca a trovare una produzione diversa che resista al caldo e alla siccità.”

Uno scenario che dovrebbe allarmare profondamente la politica soprattutto per le conseguenze di territorio dall’alta vocazione agricola e dalle grandi peculiarità: “Noi speriamo di non cambiare le nostre produzioni ma siamo seriamente preoccupati“.

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