Autore Redazione
mercoledì
7 Febbraio 2018
11:00
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Cronaca - Alessandria

Ancora “importante” la presenza di inquinanti nell’area del Polo chimico

Le indagini effettuate da Arpa dal 2011-2017 hanno confermato una importante contaminazione di suolo, sottosuolo e acque sotterranee interne ed esterne al sito
Ancora “importante” la presenza di inquinanti nell’area del Polo chimico

SPINETTA MARENGO – Continua a essereimportante” la presenza di sostanze inquinanti nel suolo, sottosuolo e acque sotterranee interne ed esterne al Polo chimico di Spinetta Marengo. A 10 anni dall’indagine che fece emergere l’elevata contaminazione da cromo esavalente e da un’altra decina di sostanze, l’Arpa ha analizzato i risultati delle analisi effettuate dal 2011 al 2017.

Purtroppo, il commento di sintesi per quanto riguarda l’inquinamento nell’area dell’ex zuccherificio, quindi all’esterno dello stabilimento, è che sostanzialmente “non è cambiato molto”. Negli ultimi 10 anni il Polo chimico è stato monitorato dagli Enti di controllo, tra cui Arpa, e anche da ditte e laboratori incaricati dalla Solvay così da avere una fotografia sempre aggiornata della situazione all’interno delle falde. L’utilizzo di queste acque è ancora vietato per qualsiasi uso e le falde del Polo Chimico “non interessano assolutamente” le captazioni degli acquedotti di Alessandria, ha precisato il Direttore di Arpa Alberto Maffiotti.

In quelle acque rimangono però concentrazioni di alcuni inquinanti ancora ben oltre i limiti. Rispetto “all’elevatissimo” dato del 2008 il cromo esavalente è sceso “in maniera importante” ma è ancora circa 20 volte oltre la soglia di legge. Per altre sostanze come la sommatoria degli organo-alogenati, cloroformio e tetracloroetilene, i livelli superano da centinaia a migliaia di volte i limiti.

La barriera creata nel 2012 dalla Solvay all’interno dello stabilimento per captare e trattare l’acqua della falda superficiale permette di non far fuoriuscire sostanze all’esterno, ha aggiunto il Direttore di Arpa. Questa opera di messa in sicurezza, adottata inizialmente per affrontare l’emergenza, impedisce un nuovo apporto di inquinanti all’esterno ma quello che c’era prima, sostanzialmente, è rimasto. Gli inquinanti prodotti nel tempo dai tanti anni di attività industriale nel sito sono molto persistenti, si degradano con difficoltà e anche il loro trattamento, che al momento avviene solo nell’area interna allo stabilimento, è complicato. E costoso.

Per quanto riguarda il suolo, invece, le principali attività di bonifica hanno riguardato una porzione di superficie all’interno del Polo chimico. L’azienda ha trattato questi terreni con iniezioni di ditionito di sodio per ridurre i livelli di cromo esavalente e di altri metalli. Questa procedura, portata avanti da tre anni, in alcuni casi è stata “risolutiva e ha permesso di abbassare i livelli di alcuni inquinanti fino alla soglia obiettivo fissata per il suolo. In altri casi le iniezioni nel terreno “non sono state così efficaci” e ancora oggi, quindi, vengono ripetute. “Le attività di bonifica o di messa in sicurezza all’interno dello stabilimento sono fatte per mettere in sicurezza i lavoratori che operano in questa sezione del Polo chimico. Per quanto riguarda l’esterno, dall’entrata in funzione della barriera abbiamo registrato una drastica riduzione di tutti i parametri ma dal 2012 in avanti non ci sono più stati grossi cambiamenti. Il nuovo apporto di inquinanti è stato quindi bloccato con la barriera ma le sostanze distribuite all’interno dell’acquifero restano elevate. Rimane quindi il danno ambientale alla risorsa acqua nell’area all’esterno del sito mentre all’interno lo stabilimento cerca di gestire i problemi ambientali nell’ambito dell’attività produttiva in corso”. 

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