Autore Redazione
giovedì
22 Marzo 2018
21:16
Condividi
Cronaca - Alessandria

Picchia fidanzata incinta e accoltella alla spalla la suocera. Arrestato

L'intervento delle Volanti della Questura di Alessandria ha messo fine all'incubo vissuto da una alessandrina e da sua madre, entrambe vittime della violenza di un torinese di 35 anni
Picchia fidanzata incinta e accoltella alla spalla la suocera. Arrestato

ALESSANDRIA – I maltrattamenti e le violenze erano iniziati poco dopo l’inizio della loro relazione. Per circa due anni una alessandrina oggi di 33 anni è rimasta imprigionata in quella spirale di abusi e botte creata dall’uomo di cui si era innamorata e da cui ora aspetta un figlio. Neppure quella vita che da cinque mesi cresce nel grembo della compagna ha placato la violenza del torinese Alessandro Antonio Lambra, 35 anni, riuscito a trascinare in quell’incubo carico di terrore anche la madre della fidanzata. Anche la donna di 59 anni è diventata vittima del fidanzato violento della figlia che lei aveva accolto in casa sua e che, invece, non ha esitato a sferrarle una lama lunga 20 centimetri su una spalla. Il dramma delle due donne avrebbe forse potuto culminare in tragedia se non fosse arrivata la chiamata al 113 che nella notte tra lunedì e martedì ha fatto precipitare le Volanti della Questura di Alessandria nell’appartamento di Alessandria, in zona piscina.

Subito intuita la gravità della situazione dalla voce terrorizzata dall’altro capo del telefono, i poliziotti si sono imbattuti nel torinese appena varcato il portone del palazzo. Con le mani e i vestiti intrisi di sangue, l’uomo ha inutilmente tentato di tenere lontani i poliziotti dall’appartamento della suocera, cercando di convincerli che nulla di grave fosse accaduto. In quelle stanze la Polizia ha invece trovato la donna di 59 anni con la profonda e sanguinante ferita sulla spalla ed evidenti lividi sul volto. Accanto a lei la figlia, segnata anche dalle mani che le erano state strette intorno al collo e dal colpo inferto sull’addome, all’altezza del fegato.

Botte talmente violente da far saltare anche alcuni denti alla suocera, che già prima della coltellata era stata investita dall’ira del fidanzato della figlia. “Ti apro come un maiale” le aveva detto durante il litigio esploso per futili motivi. Una lite che l’uomo aveva subito caricato di violenza, rivolta poi anche verso la compagna, che inutilmente aveva tentato di difendere la madre. Salvate dall’intervento delle Volanti, le due donne sono state poi soccorse dai medici del 118 che in passato avevano già avuto a che fare con l’uomo. I litigi in quella casa erano frequenti e anche la Polizia era già intervenuta per placare l’ira del torinese, fino a qualche giorno fa riuscito però a celare la gravità dei suoi abusi. La fidanzata e sua madre avevano paura e non hanno mai denunciato le violenze che si consumavano in quella casa. Un’abitazione che si era trasformata in una prigione per l’alessandrina di 33 anni, che poteva uscire solo scortata dal fidanzato e solo con gli abiti che lui le diceva di indossare. La donna non era più libera neppure di parlare al telefono. Lui le aveva sequestrato la sim e l’alessandrina da tempo viveva isolata. Riusciva a comunicare in maniera più libera solo quando il cellulare si agganciava a reti wifi non protette da password. Qualche vicino forse sentiva le urla durante le liti ma nessuna denuncia era stata presentata fino all’allarme carico di paura arrivato a inizio settimana al 113. Le due donne ora sono lontane da Alessandro Antonio Lambra, arrestato per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e anche per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale per la violenta reazione avuta con gli agenti delle Volanti, che l’uomo ha insultato e strattonato fino al punto di strappare la divisa a uno dei poliziotti.

Arrivata la convalida dell’arresto, la Dirigente della Volanti e Vice Capo di Gabinetto Aurora Valentina Ferrareis, a nome della Polizia di Stato ha rinnovato l’appello a denunciare abusi e maltrattamenti. “Chiedete il nostro aiuto e il nostro intervento. Forze di polizia, magistratura, centri antiviolenza e operatori sanitari specializzati lavorano in sinergia e le vittime non vengono lasciate sole”.

Condividi