30 Aprile 2014
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Confindustria: ‘non si demonizzino le imprese o si rischia di deindustrializzare il territorio’
“Non bisogna demonizzare l’industria ed evitare di alimentare sentimenti di deindustrializzazione”. L’incontro per presentare i dati dell’ultima indagine congiunturale in provincia di Alessandria è stata l’occasione per riflettere sul ruolo dell’industria in provincia alla luce delle ultime questioni collegate alla Solvay. Categorico su questo fronte il direttore di confindustria, Fabrizio Riva contrariato dall’atteggiamento recente nei confronti della Solvay rispetto ai recenti problemi registrati nello stabilimento di Spinetta: “la Solvay – ha spiegato – è un’azienda caratterizzata da specificità molto importanti e molto attenta alla sicurezza, alla produzione e al rapporto con il personale. Lo stesso incontro di sabato (con le istituzioni locali ndr) ne è la prova e dimostra la volontà di comunicare e informare enti e cittadini“. Le parole del direttore, seguite da quelle del Presidente, testimoniano l’importanza e la delicatezza dei temi affrontati e rimettono sul piatto della discussione il delicato aspetto dello sviluppo, della sostenibilità e dell’occupazione. “Manifattura vuol dire rischio, imnpatto ambientale e molte altre cose – ha spiegato Marco Giovannini. Naturalmente, ed è giusto che sia così, ci sono delle leggi da rispettare. Ogni imprenditore deve fare tutto in maniera corretta, ma il rischio c’è sempre. Se un territorio vuole avere rischio zero su tutto allora dobbiamo cambiarne la vocazione e prenderne atto. Nel manifatturiero l’importante è che si intervenga e che tutto sia fatto secondo le procedure, tenendo ogni cosa sotto controllo. Demonizzare una fuga di gas, magari controllata, non è corretto. Penso sia doveroso evidenziare il fatto che se è stata eseguita un’adeguata verifica di sicurezza e di qualità, un eventuale incidente fa parte del consueto rischio industriale. Eviterei di enfatizzare in maniera pesante situazioni che possano portare a sentimenti di deindustrializzazione altrimenti andiamo a ramengo – ha poi puntualizzato Giovannini.”
Che il tema sia delicato e con visioni differenti a seconda degli interlocutori è chiaro anche dalle ulteriori parole del presidente Giovannini che ha voluto rimarcare la differente situazione provinciale rispetto ad altre parti d’Europa: “la provincia di Alessandria ha le normative più restrittive in materia di emissioni in atmosfera di solventi. Noi abbiamo sviluppato un processo per metallizzare i satelliti e siamo riusciti ad applicare questo processo alla metallizzazione delle chiusure. Normalmente è un processo che in Italia o in Europa non si fa più perché è un procedimento complesso e molto inquinante. La provincia di Alessandria ha il limite più basso di emissioni ppm del vecchio continente e probabilmente del mondo: in Europa è di 60, in Italia è tra il 60 e il 50, in provincia di Alessandria è del 40. Noi abbiamo inventato questo sistema di metallizzazione e in realtà siamo stati obbligati a spendere quasi il doppio dell’investimento per mettere a punto dei filtri a carbone funzionali al rispetto delle normative. Se la stessa linea l’avessi messa in Spagna avrei speso la metà. Alla domanda che poniamo sul perché in provincia sia stato deciso un abbassamento dei limiti da 60 a 40 nessuno ha dato una risposta. Non si capisce perchè sia stato messo questo limite. Di fondo questo atteggiamento rischia di deindustrializzare perché se in Europa c’è un dato standard del 60 di ppm, non si capisce perché cambiare questo approccio“. Da qui l’invito del presidente di Confindustria: “bisogna trovare il miglior compromesso. Noi facciamo già fatica a essere competitivi in un sistema come quello italiano: abbiamo un costo energetico raddoppiato rispetto alla media europea, il costo del lavoro è fra i più alti dei paesi industrializzati, abbiamo un sistema logistico tra i più arcaici, senza dimenticare la burocrazia. Se a tutto questo aggiungiamo l’atteggiamento di penalizzazione superiore a quanto accade nel resto d’Europa allora i timori restano. Per questo credo sia necessario evitare di demonizzare qualsiasi cosa. Fare industria vuol dire avere dei rischi. Se uno produce qualcosa, qualche volta le cose possono andare storte. L’importante è che se qualcosa va storto questo non avvenga per negligenza. Se le procedure di controllo scattano nei tempi dovuti e le norme vengono rispettate credo non si debba demonizzare l’incidente perché fa parte del rischio normale di impresa”.
Confindustria quindi entra con decisione (non è un caso che la foto sulla ‘copertina’ dell’ultima indagine congiunturale ritragga proprio un impianto della Solvay ndr), nel dibattito, delicato, dello sviluppo industriale sul territorio. Un argomento in cui si intrecciano anche ambiente, salute, occupazione e, dal punto di vista imprenditoriale, il profitto.