15 Ottobre 2018
05:00
Si raffredda ancora il clima di fiducia tra imprenditori piemontesi
PIEMONTE – Si raffredda il clima di fiducia tra gli imprenditori piemontesi. L’indagine congiunturale di Confindustria Piemonte, realizzata in collaborazione Unioncamere, Intesa Sanpaolo e UniCredit, nel quarto trimestre dell’anno rafforza i segnali negativi già emersi a giugno.
C’è però una divergenza tra il settore manifatturiero e quello dei servizi. Nel manifatturiero le aspettative peggiorano pur restando moderatamente positive. Nei servizi, invece, gran parte degli indicatori si irrobustiscono rispetto a giugno.
Nel comparto manifatturiero peggiorano le attese sulla produzione che perdono quasi tre punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione. Stesso andamento in calo anche per ordinativi totali e livelli occupazionali. Il ricorso alla CIG aumenta di oltre un punto. Stabile su livelli elevati il tasso di utilizzo degli impianti; in lieve calo la propensione all’investimento. Si riapre la forbice tra piccole e medie imprese, pur con indicatori positivi in entrambi i casi. Emerge una forte correlazione tra propensione all’export e aspettative; per le imprese presenti soltanto sul mercato interno il saldo ottimisti e pessimisti scende al punto di equilibrio.
Le indicazioni più favorevoli provengono dai comparti metalmeccanico (soprattutto meccatronica) e delle industrie manifatturiere varie (gioielleria ecc.). Buona tenuta anche per materie plastiche e alimentari. Tornano negative le attese nell’edilizia dopo il boom di giugno.
Nel comparto dei servizi, invece, migliorano i saldi su produzione e ordini, si rafforza sensibilmente l’utilizzo delle risorse. Stabili gli investimenti. Il ricorso alla CIG rimane marginale, mentre rallenta la creazione di occupazione.
Comparto manifatturiero
Per le 879 aziende del campione, le attese su produzione, ordini e occupazione per il quarto trimestre 2018 rimangono positive ma si raffreddano leggermente. In particolare il saldo sui livelli produttivi passa da +9,6% a +6,8%, quello sull’occupazione da +9,1% a +4,3% e quello sugli ordinativi totali da +9,6 % a + 4,8%.
Frenano anche le attese complessive sull’export, che passano da +8,2% a +3,9%.
Dopo l’avvicinamento di giugno, sembra nuovamente aprirsi la forbice tra attese di produzione e propensione alle esportazioni. Le aziende più ottimiste sono le grandi esportatrici, cioè quelle che esportano oltre il 60% del fatturato, con saldo ottimisti pessimisti pari al +15,8%. Questa percentuale diminuisce man mano ed è del +10,1% per le imprese che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, del +5,2% per quelle che esportano dal 10 al 30% del fatturato e del +0,3% per quelle che vendono all’estero meno del 10% della produzione.
Sembra aumentare nuovamente il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +11,9% (era 10,6% a giugno) e +4,1% (era +9,0%).
Aumenta di poco il ricorso alla CIG, che interessa ora il 7,5% delle aziende, una percentuale comunque fisiologica. Calano le aziende con programmi di investimento di un certo impegno, che passano dal 30,4% al 27,3%.
Anche il tasso di utilizzo della capacità produttiva si assesta, passando dal 77% al 76%, ma rimane comunque stabilmente attestato su un valore non lontano dai livelli pre-crisi.
Non ci sono variazioni di rilievo nella composizione del carnet ordini: il 16,9% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 51,5% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 18,7% per 3-6 mesi, il 12,9% per oltre 6 mesi.
Stabili anche i tempi di pagamento. La media complessiva è di 85 giorni; sale a 104 giorni per la Pubblica Amministrazione, in calo significativo rispetto ai livelli prevalenti di 2-3 anni fa. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Aumenta il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,7%).
A livello settoriale sono soprattutto le aziende metalmeccaniche ad esprimere attese favorevoli, in leggero calo rispetto ai trimestri precedenti (saldo del 9,2%, contro il 5,6% delle imprese non metalmeccaniche). Buon andamento per alimentare che, come nella rilevazione precedente, mantiene un saldo ottimisti pessimisti decisamente positivo (+23,5%). In leggero assestamento, ma ancora positivi, i comparti materie plastiche (+10,5%) e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.) che registrano un +13,5%. Più pessimista il chimico (-1,8%) e il settore edile, che dopo le attese positive dello scorso trimestre (+4,2%), torna a registrare un saldo negativo (-8,9%). Si raffreddano anche le prospettive degli impiantisti, settore in cui il numero degli ottimisti eguaglia quello dei pessimisti (saldo 0,0%).
A livello territoriale, si segnala il buon recupero di Asti (da -9,7 a +5,4%) Biella (da +0,0 a +4,3%) e del Canavese, con un saldo che passa da +16,7% a 26,7%. Cresce stabilmente e Alessandria (da +14,1 a +15,3%). Nel resto del Piemonte si assestano ma rimangono ottimistiche le attese nelle aree di Cuneo (da +11,8 a +7,1%), Novara (da +23,6 a +10,5%), Torino (da +8,5 a +6,0%) e Vercelli (da +7,0 a 4,7%). Solo a Verbania si registrano valori negativi (da 0,0% a -24,1%).
Comparto dei servizi
Le oltre 300 aziende del campione esprimono valutazioni più ottimistiche rispetto al manifatturiero, quasi tutti gli indicatori migliorano dispetto alla rilevazione di giugno.
Il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività guadagna 4 punti percentuali, da +15,8 a +19,8%).
Stesso trend è riferibile al saldo per ordini totali, che aumenta di oltre 2 punti e passa da +16,6 a +18,8%. Perdono terreno solo le attese sull’occupazione, che passano da +15,4 a +13,6%; scendono di 3 punti le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo (19,3%).
Andamento positivo per tasso di utilizzo delle risorse (83%), mentre è ormai trascurabile il ricorso alla CIG, attestato all’1,7%.
Varia di poco la composizione del carnet ordini: il 11,6% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 35,2% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 18,0% per 3-6 mesi e il 35,2% per oltre 6 mesi.
Stabili i tempi di pagamento. La media è di 69 giorni: il ritardo sale a 96 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. Il 31,2% delle imprese segnala ritardi negli incassi.
A livello settoriale, si segnala il miglioramento dell’ICT (da +26,7 a +30,6 %), dei trasporti (da +16,0 a +25,0%) e dei servizi alle imprese (da 24,7 a +24,2%. Leggero recupero del commercio, che rispetto allo scorso trimestre migliora di quasi 2 punti percentuali (da +9,5 a +11,4%) e per gli altri servizi (da +1,6 a +13,5%).