13 Novembre 2018
19:07
Una toccante cerimonia per ricordare il pompiere Pala Bachisio
ALESSANDRIA – Non è stato dimenticato il vigile del Fuoco Pala Bachisio, morto il 10 novembre del 1996 durante una operazione di soccorso. Anche quest’anno è stato ricordato con una messa nella caserma dei pompieri di Casale Monferrato, celebrata lunedì 12 novembre. La commemorazione, voluta dall’Associazione Nastro Tricolore, ha anche ricordato il sacrificio delle vittime del sanguinoso attentato di Nassirya del 12 novembre 2003.
Nella toccante introduzione alla cerimonia , il Presidente Provinciale ha fatto commoventi riferimenti ai Caduti per la legalità e la sicurezza giunti a circa 1000 negli ultimi 30 anni. Concetti ripresi poi dal Celebrante Don Augusto Piccoli con la speranza che non vengano dimenticati e per fare in modo che il loro sacrificio non sia stato vano.
Alla funzione hanno partecipato numerosi colleghi, i famigliari del Vigile Pala Bachisio, l’Assessore del Comune di Casale Monferrato Sandro Teruggi in rappresentanza del Sindaco, le Associazioni della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco, dei Combattenti e Reduci e delle Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra.
Queste le parole di Roberto Pascoli dell’Associazione Nastro Tricolore prima della Messa:
“Questa sera in questa caserma affinché la nostra presenza non sia vana, è giusto dare un significato al gesto che stiamo compiendo.
In questa giornata nella quale ricordiamo il sacrificio del Vigile del Fuoco Pala Bachisio, ricorre un altro tragico e triste anniversario, quello dell’attentato di Nassirya del 12 novembre 2003 in cui morirono 19 persone (due Carabinieri piemontesi).
Fortunatamente c’è ancora chi crede, grazie a Dio, che sia opportuno rendere omaggio e ricordare questi nostri amici , questi “servitori dello Stato” militari e civili che hanno sacrificato la loro vita negli anni migliori della loro esistenza, per la Patria, per la sicurezza, per il vivere civile.
In questi tragici episodi , loro salirono nell’azzurro del cielo nelle loro uniformi come quando si scava nel fango dell’alluvione, in un crollo o in qualunque servizio, dove il sudore, la polvere, la
fatica le rende tutte uguali.
Ma quest’occasione non è soltanto il giorno della rimembranza e del ringraziamento, ma deve essere anche quello della riflessione per fare in modo che il passato, la storia, ci sia di insegnamento per il presente e per il futuro.
Ripeto sempre in queste occasioni le parole del Giudice Paolo Borsellino che pronunciò pochi giorni prima dell’attentato del 19 luglio 1992 in onore dell’amico Giovanni Falcone:
“Abbiamo un grande debito verso quelli che sono morti: Dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera, facendo il nostro dovere, testimoniando i valori in cui crediamo”.
Poche volte ci si ferma a riflettere, a pensare , a ricordare. È una strana Italia quella in cui viviamo, un’ Italia in cui si affievolisce il senso di responsabilità, in cui pochi pagano per i loro errori o sono premiati per i loro meriti, in cui le qualità più durature sono anche le meno visibili, in cui spesso prevale chi fa il furbo, alza la voce o scade nella rissa. Ma questa Italia è anche ricca di risorse, potenzialità, umanità, valori e desiderio di riscatto. Il primo atto per dar vita a questi aspetti positivi, è quello del ricordo. Non si vuole riaprire nei familiari e negli amici una ferita mai chiusa, ma il dolore per la perdita di una persona cara, non termina con il funerale, le medaglie, le telecamere, le bandiere e gli applausi.
Nell’elenco dei Caduti negli ultimi 30 anni di coloro che svolgono servizio alla collettività abbiamo contato circa di 1000 nomi.
Vorremmo ricordali tutti, perché in quell’elenco, in quel numero infinito di nomi di ragazzi in uniforme ci sono tante persone, tanti amici che abbiamo conosciuto, con i quali forse abbiamo
fatto servizio. Sarebbe bello che ognuno di noi , nel silenzio nella nostra intimità , si fermasse un attimo a meditare sul significato del loro sacrificio, per meritarlo, per non dimenticare i nostri amici e coloro che sono morti per i valori da tramandare ai figli. Per tentare di vincere la partita con il dolore , e forse… per un Italia più bella.”