15 Novembre 2018
13:51
Incontro Pernigotti: l’azienda non cambia idea. Di Maio reclama presenza proprietà
NOVI LIGURE – È terminato l’incontro sul futuro della Pernigotti di Novi, organizzato oggi al Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, del Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon, dell’Assessore al Lavoro della Regione Piemonte, Giovanna Pentenero, del Sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, delle Organizzazioni Sindacali e per la Pernigotti del Direttore Finanziario e del Direttore delle Risorse Umane di Pernigotti, assistiti dai consulenti legali dell’azienda.
Il confronto non ha portato novità e ha ribadito la volontà della proprietà di procedere con la chiusura dello stabilimento novese. L’azienda si è limitata a confermare “l’intenzione di esternalizzare le attività produttive del sito di Novi Ligure unicamente presso il territorio nazionale – nel rispetto della storicità del brand e con l’obiettivo di mantenere la qualità distintiva dei propri prodotti – e il proprio impegno a limitare quanto più possibile l’impatto sociale di questa decisione, adoperandosi affinché il personale coinvolto, circa 100 lavoratori, possa essere ricollocato presso aziende operanti nel medesimo settore o terzisti durante il periodo di CIGS, nel pieno rispetto della procedura.” Una operazione che, sempre a dire dell’azienda, si starebbe concretizzando nell’individuazione “di partner industriali in Italia, tra i quali alcune importanti realtà italiane del settore dolciario, a cui affidare la produzione”.
Il Governo ha replicato spiegando che “non è accettabile che si prenda il marchio e si lasciano i lavoratori a casa: questa gente ha creato la Pernigotti“. Le parole sono del ministro dello Sviluppo economico e del lavoro, Luigi Di Maio: “Il tavolo va avanti ma solo se viene la proprietà turca ed è per questo che è il presidente del consiglio, Giuseppe Conte convocherà la Pernigotti e la proprietà turca, la Toksoz“. Alla proprietà turca, ha aggiunto, “spiegheremo che il marchio Pernigotti e il sito sono uniti. Se la proprietà turca non vuole investire nello stabilimento di Novi Ligure allora deve dare totale disponibilità all’utilizzo del marchio e noi ci impegneremo a trovare nuovi soggetti interessati“.
In basso l’incontro del Ministro Di Maio coi lavoratori della Pernigotti, fuori dal Mise
Per i sindacati l’incontro è stato comunque positivo. “Un primo passo – ha spiegato Enzo Medicina della Cisl – di una strada che sarà lunga, ma positivo perché il ministro ha condiviso la nostra posizione e cioè marchio, stabilimento e territorio non possono essere divisi. Noi abbiamo ribadito che non ha senso terzializzare per i lavoratori e anche per convenienza economica. Adesso Conte vorrebbe incontrare la proprietà turca e poi ci saranno altri confronti al Mise.”
“La strada è lunga e difficile – ha dichiarato il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere – ma questo primo incontro, a pochi giorni dalla dichiarazione della crisi, è senz’altro positivo e il fronte unitario di tutte le istituzioni e forze politiche è un segnale importante. Adesso occorre che ci siano atteggiamenti positivi anche da parte della proprietà”.
Dure le repliche del mondo politico all’atteggiamento della proprietà. Claudio Durigon e il capogruppo alla camera della Lega Riccardo Molinari hanno ribadito che “la produzione di Pernigotti deve rimanere a Novi. Lo stabilimento di Novi non si tocca così come non si toccano tutti i lavoratori. Vogliamo vederci chiaro e capire anche la gestione economica e i bilanci della proprietà turca da quando è arrivata nel 2013. Non possiamo accettare, ad esempio, che oggi al tavolo del Mise si siano presentatati consulenti che ignoravano persino quanta gente lavora nello stabilimento di Novi. Per questo auspichiamo che cambi l’atteggiamento della famiglia Toksoz e che l’incontro tra il premier Conte e la proprietà turca porti ad un punto di incontro che salvi uno stabilimento storico e dall’alto valore economico e sociale. Occorre conoscere a fondo un’azienda per poterla gestire al meglio e rilanciarla non basta acquistarla e sfruttarne il marchio”.
Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, ha criticato l’assenza della proprietà al tavolo: “L’assenza della proprietà turca al tavolo di crisi convocato al Ministero dello Sviluppo Economico è stato un segnale negativo e sbagliato. La risposta unitaria delle istituzioni, dei sindacati e della politica a difesa del mantenimento dello stabilimento della Pernigotti a Novi Ligure e il rifiuto del piano di terziarizzazione della produzione rappresenta, invece, un punto di partenza per una trattativa che consenta di difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che non possono essere chiamati a pagare il conto della fallimentare gestione imprenditoriale del gruppo Toksoz negli ultimi cinque anni. La Pernigotti ha bisogno di investimenti e di un serio piano industriale. Se il gruppo turco non intende rilanciare la Pernigotti e lo stabilimento di Novi Ligure passi la mano a imprenditori che si dimostrino concretamente interessati a farlo”.