2 Luglio 2014
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Tumore da amianto: il carciofo possible cura [INTERVISTA AUDIO]
Un corretto stile di vita e un’alimentazione ricca di vegetali possono aiutare a prevenire i tumori, anche quelli più aggressivi e letali come il mesotelioma. Lo ha spiegato ai microfoni di Radio Gold News Paola Muti, una ricercatrice italiana che sta lavorando ad uno studio sulla prevenzione delle malattie asbesto correlate alla McMaster University, in Canada.
Il potenziale antidoto a queste terribili patologie, secondo quanto osservato dagli studiosi, sarebbe l’estratto di carciofo, ricco di proprietà molto efficaci dal punto di vista biologico. Questa sostanza, infatti, ridurrebbe la proliferazione di cellule mesoteliali nelle persone esposte ad amianto ed evita la formazione del tumore. I dati preclinici, elaborati dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, sono stati confermati dalla sperimentazione sugli animali. I ricercatori ora stanno testando la funzionalità biologica dell’estratto di carciofo sull’uomo, con un primo trial clinico nell’università canadese.
“La ricerca – ha spiegato Paola Muti – è partita dal fatto che una dieta a base di piante e verdure è spesso associata ad una minore incidenza di tumori. Abbiamo chiesto ad Aboca, azienda leader nel settore dei prodotti a base di complessi molecolari naturali, di preparare gli estratti delle piante con proprietà antiinfiammatorie. Durante i test, il carciofo è risultato il più efficace nel contrastare i fattori di rischio che portano allo sviluppo dei tumori.”
E’ dopo questi primi risultati che i ricercatori hanno deciso di condurre lo studio proprio sul mesotelioma. “Si può lavorare bene alla prevenzione di un tumore quando la latenza è lunga. Nel caso del mesotelioma – ha detto la ricercatrice – i tempi si allungano fino a 40 anni dopo l’esposizione all’amianto. Inoltre, si tratta di una malattia ad altissima letalità per la quale non esiste terapia.”
“Nel nostro studio sperimentiamo, primi al mondo, la chemioprevenzione con una sostanza naturale e dal costo contenuto – ha spiegato Sabrina Strano, ricercatrice dell’area di Medicina molecolare. Se le nostre intuizioni venissero confermate, apriremmo la strada a una rivoluzione”.
La McMaster University sta somministrando la cura ad un campione di persone che per motivi di lavoro sono venuti a contatto con la fibra killer. Se i riscontri fossero positivi, la sperimentazione si allargherebbe anche all’Italia coinvolgendo Casale Monferrato e tutti i siti in cui è stata osservata un’elevata incidenza della patologia.
Nella foto di sguito la ricercatrice Paola Muti. In fondo alla notizia trovate l’intervista audio.