26 Novembre 2018
09:30
Proposta legge Daga: il grido d’allarme del territorio
ALESSANDRIA – Molti sindaci e rappresentanti delle aziende che si occupano della gestione idrica venerdì pomeriggio, nella sede del gruppo AMAG, ad Alessandria dove si è tenuto un incontro pubblico per discutere della Proposta di Legge AC 52, presentata dall’Onorevole Federica Daga, che interviene sulla disciplina delle gestioni del servizio idrico, introducendo un radicale ridisegno sia del governo del settore che dell’attuale assetto industriale.
La proposta di Legge è in questo momento in Commissione e sarà discussa con ogni probabilità soltanto nel nuovo anno in Parlamento. Il principio ispiratore è un ritorno alla gestione diretta da parte dei Comuni, rilanciando il modello dell’azienda speciale trasformando le società per azioni e a responsabilità limitata (a totale o parziale controllo pubblico) in enti di diritto pubblico.
Il documento, tra i diversi punti, prevede la facoltà per i Comuni fino a 5.000 abitanti (quasi il 70% del totale in Italia) nel gestire in maniera autonoma l’intero servizio, introducendo un notevole passo indietro rispetto al percorso di integrazione delle gestioni locali, avviato dal 1994 con la Legge Galli e finalizzato alla sostenibilità territoriale ed economica del servizio idrico integrato, con la definizione degli Ambiti Territoriali Ottimali e il sostegno ad aggregazioni industriali dei soggetti gestori. Il punto di vista degli Enti Locali Dopo l’apertura dei lavori da parte del Presidente del Gruppo AMAG, Paolo Arrobbio, che ha sottolineato l’importanza della partecipazione attiva dei presenti in sala su un tema cruciale per il territorio, sono intervenuti Gianfranco Baldi, Presidente Provincia di Alessandria, e Davide Buzzi Langhi, Vice-Sindaco del Comune di Alessandria, che hanno espresso forti timori rispetto all’impianto complessivo della proposta di legge, domandandosi: “Perché mettere in discussione un sistema duale dove il pubblico controlla e il privato gestisce che ha funzionato al meglio sin qua?”. E Buzzi Langhi ha voluto portare all’attenzione “lo sviluppo positivo del Gruppo AMAG come esempio di un sistema che permette di esprimere le migliori competenze manageriali al servizio dell’interesse collettivo in stretta connessione con gli indirizzi dei Comuni soci”. Un concetto, questo, ripreso da diversi Sindaci presenti in sala. I primi cittadini di Bistagno, Borgoratto e Sale, hanno rimarcato con forza l’unità di intenti tra piccoli Comuni e Comune capoluogo come valore aggiunto di un modello di governance che ha consentito di affrontare e risolvere con efficacia e rapidità piccole e grandi emergenze, quali la crisi idrica del 2017, dove “le competenze gestionali di AMAG sono risultate decisive”.
Il Vice-Presidente di ANCI Piemonte, Claudio Corradino, si è quindi detto pronto a lavorare per tenere alta l’attenzione verso una proposta di legge che “rischia di interrompere il faticoso percorso intrapreso negli anni per affrontare il gap infrastrutturale che caratterizza ancora oggi il nostro Paese”.
Il “nodo” investimenti e la posizione delle utilities
Oggi il Sistema Idrico Integrato è sotto il controllo pubblico per il 97%, in linea con il referendum sull’acqua del 2011, e, negli ultimi decenni, seppur con lentezza, le aziende del settore hanno subito una profonda trasformazione, passando da aziende speciali e gestioni dirette, a moderne realtà industriali. Ne sono una conferma i dati sugli investimenti, evidenziati da Mauro Bressan, AD del Gruppo Amag: “i nostri continui investimenti sulla risorsa idrica, sugli impianti e, soprattutto, sulle connessioni tra le reti del territorio rappresentano una certezza e al contempo una garanzia nel medio e lungo termine per i nostri Comuni soci. Un’analisi del 2015 ha messo in evidenza come i soggetti industriali del settore abbiano investito poco meno di 40 euro ad abitante, mentre in presenza di gestioni dirette dei Comuni l’ammontare è sceso sotto i 5 euro: riportare indietro le lancette della storia creerebbe gravi squilibri finanziari, ambientali e sociali”.
Sandro Baraggioli, Presidente Confservizi Piemonte e Valle d’Aosta, evidenzia come “nonostante il numero di operatori si sia ridotto di circa l’80% negli ultimi 25 anni, la struttura industriale resta ancora molto frammentata. Ecco perché, anziché tornare indietro, dovremmo pensare a consolidare la stabilità di un sistema che è passato in poco tempo da 500 milioni a circa 2 miliardi di Euro di investimenti: solo così il Sistema Idrico Integrato riuscirà a superare il nodo delle infrastrutture obsolete”. La Proposta di Legge interviene anche sulla regolazione e il controllo del settore idrico, sottraendo le competenze all’Autority indipendente ARERA (ex AEEGSI) e agli organismi di Ambito Territoriale, per riportarla all’interno del Ministero dell’Ambiente.
“Siamo contrari a queste ipotesi – ha dichiarato Giordano Colarullo, Direttore Generale Utilitalia – perché il rischio di frammentazione con il nuovo assetto è altissimo. Si andrebbe verso una pericolosa moltiplicazione dei soggetti coinvolti e una suddivisione nell’esercizio delle funzioni e nelle responsabilità. Questo porterebbe a inevitabili rallentamenti e al congelamento degli investimenti”.
A prendere la parola è stato, poi, l’onorevole Federico Fornaro, capogruppo LEU alla Camera, che si è posto il tema di quale soluzione intraprendere, arrivando a proporre di “sedersi intorno a un tavolo con imprese, enti locali e politica per provare a costruire una legge di sistema che, da un parte, accolga il giusto principio contenuto nella proposta Daga di un maggior accesso da parte dei cittadini ad una risorsa speciale come l’acqua e, d’altro canto, non disperda le necessarie competenze industriali nella gestione del servizio idrico”. Fornaro ha, infine, posto il problema dell’insufficiente ricorso esclusivo alla tariffa nel finanziare gli investimenti necessari: “un allargamento alla fiscalità generale rappresenterebbe un volano per la crescita e l’occupazione”.
Intervento, quest’ultimo, ripreso anche dal Sindaco di Acqui Terme, Lorenzo Lucchini: “Come esponente del Movimento 5 Stelle condivido i principi della proposta Daga che tengono conto anche di un divario tra Nord e Sud del Paese assai rilevante ma, al contempo, mi farò promotore nel proseguire e alimentare il confronto tra tutti i soggetti chiamati in causa”.