9 Luglio 2014
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Otto italiani su dieci consumano cibi scaduti
La crisi cambia le abitudini degli italiani. Al punto tale da non buttare il cibo scaduto: una scelta che riguarda otto italiani su dieci, aumentata in percentuale del 18 per cento dall’inizio dell’anno.
Roberto Paravidino, presidente provinciale Coldiretti Alessandria sottolinea come “la situazione dei consumi si è aggravata nel 2014 dopo che l’Istat ha evidenziato che nel 2013 il 65 per cento delle famiglie ha ridotto la qualità o la quantità del cibo acquistato”.
Secondo l’Istat, infatti, gli acquisti di prodotti alimentari nel 2013 sono diminuiti del 3 per cento dall’inizio della crisi nel 2008, ma è nel 2014 che si è toccato il fondo con le famiglie che hanno detto addio dalla pasta (-5 per cento) all’extravergine (-4 per cento), dal pesce (-7 per cento) alla verdura fresca (-4 per cento) nei primi due mesi rispetto allo stesso periodo del 2013.
Aggiunge il direttore Simone Moroni: “Gli italiani nei primi anni della crisi hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo con un crollo record del 2 per cento della spesa alimentare primo bimestre del 2014 rispetto all’anno precedente”.
Una speranza viene per la seconda parte del 2014 per l’arrivo del bonus di 80 euro in busta paga per alcune categorie di dipendenti che dovrebbe avere effetti soprattutto sulla spesa alimentare che ha una incidenza rilevante su questi lavoratori.
Situazione difficile anche per gli oltre 800 mila pensionati coltivatori diretti con pensioni non superiori a 480 euro al mese che stanno vivendo un periodo estremamente difficile ma che, nonostante questo sono anche impegnati nel presidio territoriale nelle aree rurali dove sono spesso il motore di iniziative ed esperienze culturali e di solidarietà.
E’ quanto afferma la Fedepensionati Coldiretti nel commentare il rapporto annuale dell’Inps secondo il quale il 43% dei pensionati, ovvero 6,8 milioni di persone, riceve uno o più assegni per un importo totale medio mensile ”inferiore a 1.000 euro lordi.
“La maggioranza dei coltivatori diretti pensionati riceve meno della metà di questa cifra. – afferma Giovanni Ottonello, presidente provinciale Federpensionati Alessandria – I nostri pensionati comprendono la difficile situazione del Paese, ma non possono tacere sull’insostenibilità sociale della situazione dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sulle quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico”.
Da qui la necessità di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse ma va anche riconosciuto un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza.