Autore Redazione
martedì
15 Luglio 2014
00:00
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Cronaca - Alessandria

Agrinsieme lancia l’allarme sul prezzo del grano: ‘in 2 anni persi 14 milioni di reddito’

Agrinsieme lancia l’allarme sul prezzo del grano: ‘in 2 anni persi 14 milioni di reddito’

E’ partito dalla Camera di Commercio d Alessandria il grido di allarme del Coordinamento provinciale di Agrinsieme sulla situazione del comparto cerealicolo.

Dopo la “faticosa giornata” di contrattazioni di lunedì, ha spiegato in apertura Carlo Ricagni in qualità di presidente della Borsa merci della CCIAA di Alessandria, Confagricoltura, Cia e l’Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare hanno deciso di puntare con forza i riflettori sulla costante contrazione dei prezzi all’ingrosso del grano registrata negli ultimi due anni.

Da una quotazione media di 240 euro a tonnellata, fissata nel listino di giugno 2013, a maggio di quest’anno il prezzo è infatti sceso a circa 190 euro a tonnellata. L’ultimo colpo, al ribasso, è però arrivato proprio lunedì. Con una quotazione del frumento sui 175 euro, ha denunciato Agrinsieme, gli agricoltori negli ultimi due anni hanno infatti accumulato una perdita di 65 euro a tonnellata e di circa 350 euro per ettaro coltivato.

Numeri che hanno fatto scattare “l’allarme rosso” soprattutto nell’alessandrino, seconda provincia italiana per produzione di grano con i suoi 40 mila ettari coltivati ogni anno. L’eccessiva contrazione dei prezzi registrata dal 2012, hanno sottolineato il vice presidente di Confagricoltura Alessandria, Giuseppe Alferano e il presidente Cia, Gian Piero Ameglio , ha già mandato in fumo circa 14 milioni di euro di utile per le aziende del territorio e la situazione è diventata ormai “insostenibile”.

A dare forza al grido di allarme di Agrinsieme anche le testimonianze di Cesare Balsamo di Confcooperative, di Franco Orsi del centro agricolo San Michele, Fabio Castelli della cooperativa Settevie e Marino Pastore della Produttori mais.Oggi non vale la qualità, il rispetto delle norme per la tutela dell’ambiente e delle regole per la mano d’opera” hanno sottolineato. Gli agricoltori seminano in autunno e poi, al momento del raccolto, “un bollettino da Milano o Chicago” definisce quanto potranno guadagnare. Una somma sempre più misera, che non permette neppure di coprire i costi di produzione. A questo, ha spiegato Agrinsieme, si aggiunge poi una staticità dei mercati locali che di sicuro non aiuta. “Basti pensare che i mulini in questi giorni stanno ancora ritirando e consumando i grani raccolti lo scorso anno”.

A peggiorare la situazione c’è poi anche l’andamento climatico dell’ultimo periodo che ha reso difficile la valutazione della qualità dei cereali e “ben poco rosee” le previsioni sull’andamento dei prezzi. “Il tutto – ha aggiunto Agrinsieme – in un periodo in cui il reddito delle aziende del settore primario è in diminuzione, contrariamente a quello dei mezzi tecnici, quello di vendita in panetteria e alla tassazione, che sono in ascesa”.
Gli agricoltori, hanno aggiunto, vogliono “regole chiare” e per questo hanno sollecitato il Governo ad attivare “una politica agricola nazionale che riconosca anche il valore dato in termini di qualità”. Una sollecitazione partita anche alla luce dell’esperienza maturata con il ‘Progetto Grano di Alessandria’, una “boutique del settore cerealicolo con parametri di qualità di altissimo livello, in grado di creare masse critiche omogenee adatte per l’industria molitoria”.

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