Autore Redazione
mercoledì
30 Gennaio 2019
06:15
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Cronaca - Alessandria

“Le serve” di Genet al Teatro Ambra secondo i Cani da Compagnia

Il regista Maurizio Pellegrino parla dell'allestimento del testo del drammaturgo francese, appuntamento di sabato della stagione Ambra Brama di Teatro
“Le serve” di Genet al Teatro Ambra secondo i Cani da Compagnia

ALESSANDRIA – “Ho visto questo testo come un sogno che nasce e muore in quello spazio e in quel tempo lì”.

Le serve” di Jean Genet è il testo citato da Maurizio Pellegrino, che dirige l’allestimento de i “Cani da Compagnia” in scena in prima assoluta sabato 2 febbraio, alle 21, al Teatro Ambra, per la rassegna Ambra Brama di Teatro, realizzata grazie al contributo di ALEGAS. Con “Le serve” Pellegrino conferma la sua vocazione registica, in un momento di forte impegno professionale segnato anche dalla sua partecipazione alla commedia “A volte capita”, diretta da Marco Zanutto, andata in scena recentemente proprio ad Ambra Brama di Teatro.

La farsa tragica del drammaturgo francese ha risvolti psicologici profondi e racconta del reciproco rapporto malato di due domestiche (Roberta Ponticello e Francesca Mantelli) e di quello di amore-odio con la loro padrona (Laura Gualtieri). Le due serve fingono a turno di essere la ricca signora e si scambiano le parti, in un gioco ad ucciderla, dove la realtà e la finzione si alternano in continuazione e si confondono, sino all’epilogo drammatico.

La difficoltà sta nell’andare ad analizzare il testo e trovarne la giusta lettura, perché ci sono più modi di interpretarlo”, spiega Pellegrino, “Ho cercato di decifrare emozioni, linguaggio e stati d’animo dell’autore mentre scriveva ed è venuto fuori un taglio molto grottesco, dove non necessariamente vengono spiegate le dinamiche e alcune scelte registiche azzardate. Lo scopo è rendere un’immagine onirica, tale da lasciare allo spettatore una suggestione anche a spettacolo terminato”. Il piano è psicologico, dominato da sentimenti estremi come l’amore verso la Signora, che si trasforma in emulazione e meta da raggiungere, e l’odio ispirato dall’invidia. “C’è tutto un gioco di specchi. Le due protagoniste rispecchiano ognuna la propria immagine nella sorella (nel gioco si scambiano identità) e così rinnegano la loro parte più brutta e più vera, cioè la loro condizione sociale. C’è poi il tormento di Genet che, scrivendo ciò, denunciava anche l’impossibilità di gridare al mondo le sue preferenze sessuali”. In questo gioco di specchi ogni personaggio ha bisogno degli altri con una dipendenza patologica che si esprime anche in frasi che paiono rituali e ossessive. “Ho voluto far ripetere insieme alle due protagoniste certe battute come se fossero una preghiera nei confronti della presenza intoccabile e inarrivabile della Signora, che sembra, come una madonna, decidere le sorti degli umani (per esempio una battuta recita: “la Signora ci permette di bere l’acqua benedetta dalla punta dei suoi guanti”). Il personaggio della Signora cambia umore in maniera repentina, è spiazzante e non si sa mai come reagisce quando arriva in scena. Anche lei è strettamente dipendente dalle sue serve, non esisterebbe senza di loro e quindi ha un bisogno smisurato di averle vicino”. Il crescendo psicotico e grottesco avrà un apice non prevedibile e ancora una volta il gioco di specchi prevarrà sulla realtà.

I biglietti costano interi € 12, ridotti € 10 (Soci DLF, Unitre, Over 65, Under 14)
info 0131 25 20 7930

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