Autore Redazione
venerdì
15 Febbraio 2019
06:30
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Cronaca - Alessandria

Nessuna parodia, eppur si ride. Recensione di “I promessi sposi on air”

Decisamente un successo la serata di San Valentino della stagione teatrale MARTE al Teatro San Francesco con L'Accademia dei Folli
Nessuna parodia, eppur si ride. Recensione di “I promessi sposi on air”

ALESSANDRIA – I promessi sposi” sono il romanzo più parodiato della storia, i suoi passi sono entrati nella memoria collettiva e alcune frasi fanno parte del parlare comune, come un patrimonio acquisito e dato per scontato. Sono proprio la novità e il valore aggiunto del romanzo, costruito come mai prima, che si tendono a dimenticare, pensando che uno spettacolo divertente che verta su tale tema debba essere per forza una parodia.

L’Accademia dei Folli, in “I promessi sposi on air”, presentato al Teatro San Francesco, giovedì 14 febbraio, per la serata di San Valentino della stagione MARTE, ha fatto un’altra lettura, assolutamente ironica, ma raffinata. L’escamotage è un lezioso radiodramma (appunto il romanzo on air), dal quale si passa alla vacanza, nel 1841, a Lesa, di Manzoni, indotto dalla moglie a posare annoiatissimo per il noto ritratto di Hayez.

Il testo di Emiliano Poddi si presta a diverse letture. Enrico Dusio, Gianluca Gambino, Carlo Roncaglia (anche regista) interpretano più ruoli, senza abbandonare il registro comico, che induce alla risata il numeroso pubblico del San Francesco, ma suggeriscono anche sottigliezze esegetiche e riferimenti alti. Così i personaggi manzoniani prendono corpo intorno a Don Lisander/Roncaglia e traggono nuova linfa dalla riscrittura colorita de “I promessi sposi” di Piero Chiara; così si ride riconoscendo che veramente Lucia è munita di uninfallibile spray di noia”, espressione azzeccatissima di Alberto Arbasino. Il tratto è leggero e il ritmo è veloce come gli avvicendamenti di ruolo, ma emergono osservazioni critiche non banali sulla struttura dell’opera. In questo senso c’è un lato esegetico che suggerisce (e la matrice è Umberto Eco) la struttura cinematografica della scrittura, che parte da un’inquadratura ampia, inventa il montaggio alternato e sfuma il finale nel quotidiano, come in un film.

Sono parecchi gli spunti che emergono nello spettacolo dell’Accademia dei Folli, ben fusi grazie ad un’interpretazione eclettica e assolutamente ironica dei tre protagonisti. Accanto al Manzoni di Roncaglia, rassegnato e prigioniero tra la moglie e i suoi personaggi che prendono vita, Hayez/Gambino, anche esilarante Don Rodrigo tediatissimo dalla noiosa Lucia. Imperdibile Enrico Dusio che recita en travesti tutti i ruoli femminili. La sua bravura è tale da innescare un meccanismo comico che ha del credibile e non eccede mai nella risata banale.

Più che evidente e meritato il gradimento del pubblico del Teatro San Francesco.

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