19 Febbraio 2019
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Fauna selvatica: “Nell’ovadese vigne totalmente mangiate”
PIEMONTE – I danni causati dalla fauna selvatica sono una vera e propria emergenza. Non ci sono altre parole per descrivere il fenomeno che sta mettendo in ginocchio molte coltivazioni piemontesi. Questo il messaggio portato in Regione ieri mattina dalla Cia, Confederazione italiana agricoltori. L’incontro è stato chiesto dall’organizzazione agricola per sottoporre un problema non più rinviabile.
“Non c’è un posto in Piemonte in cui la fauna selvatica non rappresenti un problema – ha spiegato Gabriele Carenini, Presidente regionale Cia. Abbiamo danni dalla fauna selvatica in ogni ambito. È ora che la politica si prenda le responsabilità per risolvere le cose. Abbiamo chiesto interventi e misure urgenti. Non vogliamo affrontare un’altra stagione come quelle passate negli ultimi anni”.
Un concetto rafforzato dalla presenza di decine di agricoltori della Cia e sindaci che hanno partecipato all’iniziativa. L’Alessandrino era rappresentato principalmente da cerealicoltori, corilicoltori, viticoltori, allevatori, affiancati dal vicepresidente provinciale Massimo Ponta, il direttore provinciale Carlo Ricagni e il suo vice Giuseppe Botto, i direttori di area Paolo Viarenghi e Cinzia Cottali. L’incontro è stato aperto dal presidente regionale Cia, casalese, Gabriele Carenini, che ha invitato a tutelare seriamente il mondo agricolo, vera sentinella del territorio.
“Noi apprezziamo il fatto che ci sia una legge che permette a chi ha regolare porto d’armi o ai cacciatori, di intervenire sul proprio fondo, ma alcune Province attuano questa norma, altre no. Una discrepanza che crea grossi problemi e che rallenta la possibilità di azione a beneficio dell’agricoltore. Abbiamo chiesto quindi una omogeneità di interventi in tutte le Province”.
Lo stato è di allarme, ha aggiunto Carenini e occorre “velocità e risolutezza perché tra un mese e mezzo iniziano le semine del mais, noi siamo un territorio cerealicolo e abbiamo zone in cui non si semina più perché non è conveniente farlo. Nell’ovadese dei viticultori hanno vigne totalmente mangiate nonostante le recinzioni.”
La soluzione quindi non è più rimandabile. L’ostacolo però, ha spiegato l’assessore Giorgio Ferrero, è il ruolo della Regione, frenato dai limiti imposti dalla normativa nazionale. Le specie presenti, non autoctone nella loro origine, sono ora fonte di gravi disagi e danni enormi e in Piemonte manca un aggiornamento della legge nazionale. A fronte di questo, nelle sue conclusioni, il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino, ha promesso l’impegno Cia nel riscrivere la legge 157/92 – Norme per la protezione della fauna selvatica – e proporla, in tempi brevi, alla politica in sede nazionale a Roma.