Autore Redazione
venerdì
8 Marzo 2019
11:23
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Cronaca - Eventi - Tortona

Il gioco e l’isola. Recensione di “Winston vs Churchill” a Tortona

Tutto esaurito e applausi interminabili al Teatro Civico per Giuseppe Battiston e Maria Roveran
Il gioco e l’isola. Recensione di “Winston vs Churchill” a Tortona

TORTONA – L’isola è un concetto geografico, ma è anche uno stato mentale che circoscrive la solitudine di chi decide per tutti. E’ su un’isola di terra, ricreata sul palco del tutto esaurito Teatro Civico, che è andato in scena, giovedì 7 marzo, “Winston vs Churchill” tratto da “Churchill, il vizio della democrazia” di Carlo G. Gabardini, con la regia di Paola Rota.

Nel ruolo denso di contraddizioni dell’anziano ex primo ministro inglese, Giuseppe Battiston, in un dialogo intrigante con la sua infermiera, interpretata da Maria RoveranIl personaggio è complesso, annovera in sé enormi capacità ed altrettanto enormi vizi, come l’alcolismo e l’ira; è in preda al cane nero, come lui stesso chiama la depressione, curata con dosi eccessive di farmaci, ed è un enigma di fascino. La sua statura è stata tale da farne la guida di un popolo nell’ora più buia e da farne ancora oggi un personaggio indagato e rappresentato (come nel film con protagonista Gary Oldman).

Il taglio registico di Paola Rota comprende le veramente tante sfaccettature dell’uomo, in un alternarsi di ricordo e presente, con un tratto da humor inglese che prevale su tutto. Battiston/Churchill è oppresso dal ricordo di decisioni terribili (su tutte l’errore fatale della battaglia dei Dardanelli nella prima guerra mondiale, costata migliaia di vite), le combatte con le armi dei sigari, dell’alcol e delle anfetamine, ma è, sempre e nel profondo, ironico. Il suo rapporto con l’infermiera/Maria Roveran diventa un gioco arguto, ben sostenuto anche da lei, sempre precisa nel ribattere e solo apparentemente remissiva. Solo Churchill poteva dichiarare che “la guerra è un gioco che si vince sorridendo, come il gioco ad indovinare le ultime parole prima di morire, come quello delle telefonate ai capi di stato (lui le rievoca e lei indovina i destinatari). E’ un’aura di leggerezza che non lascia fuori drammi personali e globali, malattia e mal di vivere, lucidità visionaria e principio di alzheimer. Battiston è semplicemente grandioso nella sua mutevolezza continua, nel passaggio dall’uomo Winston allo statista Churchill, da gravità a sdrammatizzazione. Soprattutto, mantiene in tutto ciò una coerenza di insieme che affascina, proprio come lo statista seppe affascinare un popolo. Non stupisce, e questo è il potere della sua interpretazione, che la politica sia “fare, rendere possibile e plasmare il futuro”. Il gioco ha una forte componente di visionarietà, come il pensare il futuro, e nel pensiero di un uomo così controverso si ritrova il progetto di stati uniti di Europa, insieme alla coscienza che “noi inglesi restiamo inguaribili isolani”. Ritorna l’isola, questa volta alla luce di una contemporaneità che ha scelto per l’Inghilterra la Brexit; è interessante come tutto converga in un testo così ben strutturato.

Gli oggetti di scena (una poltrona, un mappamondo-bar, una radio, un telefono), le luci che circondano l’isola e le immagini-ombra sul fondale sono un tutt’uno con il ricordo e il presente, forgiato da dialoghi che ne costituiscono il nucleo portante. Maria Roveran non è una spalla, è la molla scatenante dell’ironia e della mutevolezza del protagonista; la sua Margareth è dolce, ma sorprendente per acutezza e capacità di tener testa alle intemperanze e alla cultura del suo (im)paziente.

Una prova di bravura per i protagonisti, ma soprattutto un testo che travalica individualità e momento storico, per entrare nella complessità della mente e dell’oggi. Moltissime chiamate sul palco a fine spettacolo e applausi interminabili al Teatro Civico di Tortona, ancora una volta sold out.

Il prossimo appuntamento sarà, giovedì 14 marzo, con “Il piacere dell’onestà”, con Jeppy Gleijeses, Vanessa Gravina e gli attori della compagnia.

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