22 Settembre 2014
12:05
In Piemonte ripresa ancora incerta ma per Alessandria un ‘buon momento’
La ripresa in Piemonte è ancora incerta alimentata da un clima di fiducia definito ancora “molto fragile e fortemente condizionato da un difficile contesto economico globale“. La buona performance della produzione industriale registrata dall’indagine di Unioncamere Piemonte nel II trimestre dell’anno non trova infatti immediata conferma nelle previsioni di Confindustria Piemonte per i trimestri successivi. La produzione industriale piemontese è cresciuta del 4.2% nei secondi tre mesi dell’anno per una serie positiva salita a 4 periodi consecutivi.
Gli ordini interni hanno registrato un incremento dello 0.4% rispetto al periodo aprile-giugno 2013 e viaggiano ancora a gonfie vele quelli esteri con un +3.7%. I dati sono emersi dalla 171esima indagine congiunturale sull’industria manifatturiera di Unioncamere Piemonte. Sono state le industrie dei mezzi di trasporto a far schizzare in alto le percentuali con una variazione del +28%. Bene anche le industrie meccaniche (+3%), quelle chimiche e delle amterie plastiche (+2.2%). Positive ma indietro le variazioni delle industrie dei metalli (+1.8%), alimentari (+1.3%) e del tessile (+0.6%). Negativi invece i risultati delle industrie elettriche (-0.4%) e del legno e mobile (-4.5%).
Dal punto di vista dei territori i risultati più interessanti li ha conseguiti la provincia di Torino con un +7.6%, seguita da Cuneo e Novara (+2.9% e +2.7%), Verbano Cusio Ossola (+1.5%) e Alessandria (+1.2%). Sotto il punto percentuale tutte le altre.
C’è però da registrare la previsione prudente di Confindustria Piemonte per i prossimi mesi. Su un campione di 1000 aziende associate al comparto manifatturiero e 250 dei serizi il clima di fiducia è in peggioramento. Nel dettaglio, il 20,2 % delle imprese manifatturiere si attende, per il prossimo trimestre, un aumento della produzione, a fronte del 22,9% che ne prevede la diminuzione: il saldo è
leggermente negativo (-2,7%), a fronte del -3,4% di giugno. Più sensibile il calo del saldo riferito agli ordinativi totali, che passa dal -3,1% di giugno al -9,5%. Non muta di segno la divergenza, già osservata negli scorsi trimestri, tra imprese con meno di 50 dipendenti (pessimiste) e quelle con più di 50 addetti (ottimiste).
Rimangono favorevoli le attese sull’export, anche se il saldo si indebolisce lievemente passando da +9,5% a + 6,9%. In questo trimestre, le aziende maggiormente ottimiste sulle previsioni export sono quelle che esportano una quota più elevata del fatturato.
Si indeboliscono lievemente le previsioni di investimento. Quasi invariato il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa da 70,5% a 69,7%. Stabile anche la composizione del carnet ordini. Il 24,4% delle aziende ha ordini per meno di un mese; il 49,7% ha lavoro garantito per 1-3 mesi, il 14,9% per 3-6 mesi, il restante 11% per oltre 6 mesi.
Rimangono negative le prospettive occupazionali: l’8% delle imprese prevede un aumento della propria forza lavoro, a fronte del 12,9% che ne prevede la diminuzione, con un saldo pari a -4,9% (contro il -1,9% di giugno). Aumenta lievemente il ricorso alla CIG (dal 23,8% di
giugno a 26,3%).
Non si accorciano i tempi di pagamento, che rimangono intorno ai 93 giorni (146 i pagamenti della PA), mentre oltre la metà delle imprese del campione (53,9%) segnala ritardi negli incassi.
Un’analisi più puntuale dei dati a livello settoriale non evidenzia, salvo alcune eccezioni, discontinuità rispetto al trend del trimestre precedente. Nella maggior parte dei settori, i principali indicatori sono infatti allineati a quelli di giugno.
Nel settore alimentare, la maggioranza delle imprese si attende un andamento favorevole; stagionalità positive contribuiscono a fare salire a livelli elevati i saldi ottimisti-pessimisti. Nel settore chimico, il trend è di stabilità, come nei mesiscorsi, con oscillazioni poco marcate dei saldi. Analoga situazione caratterizza il comparto della gomma plastica.
Nel comparto tessile-abbigliamento, le previsioni sono favorevoli, al contrario dei precedenti trimestri; le stagionalità in questo caso non sembrano giocare un ruolo determinante.
Anche nel comparto delle industrie varie(gioielli, giocattoli, articoli sportivi, etc.) prevale un quadro di sostanziale stabilità di produzione e ordini. Non si attenua la crisi strutturale dell’edilizia e del suo indotto(materiale da costruzione, impiantisti).
Nell’ampio comparto metalmeccanico, le previsioni sono complessivamente improntate alla stabilità di produzione e ordini. Il saldo riferito ai livelli produttivi (+1,3%) non si allontana dai valori di giugno (+4,8%) e marzo (+3,4%). Il dato medio riflette tuttavia situazioni diverse tra i differenti comparti. Bene la meccanica strumentale, l’automotivee soprattutto l’aerospazio(che presenta i saldi in assoluto più positivi tra i settori manifatturieri); male invece metallurgiae industria elettrica-elettronica. Stabile infine il comparto dei prodotti
in metallo, come nei mesi scorsi. A livello territoriale, le differenze tra le diverse aree sono marcate. Prosegue il buon momento
della provincia di Alessandria. Peraltro il territorio può gioire, insieme a Biella, per una situazione decisamente migliore rispetto a tutte le altre realtà piemontesi. Ad Astiil clima di fiducia rimane improntato a una sostanziale stabilità: negli ultimi trimestri i
saldi ottimisti-pessimisti non si sono allontanati molto dal punto di equilibrio.
Nel Canavese, il clima di fiducia appare meno positivo rispetto ai mesi scorsi: il saldo sui livelli produttivi cala dioltre 10 punti.
Cuneo rimane una delle aree maggiormente colpite dalla crisi. Gli indicatori sono improntati al pessimismo senza variazioni significative rispetto ai mesi scorsi.
Nell’area del Verbano, dalle valutazioni delle imprese emerge un quadro di sostanziale stabilità, con saldi di poconegativi, come a giugno.
A Vercelli, come nei mesi scorsi, emerge un quadronon positivo, con attese di ulteriore riduzione dei livelli di attività.
Infine, a Torino, si registra un indebolimento del clima difiducia; il saldo riferito ai livelli produttivi peggiora di circa 7 punti rispetto a giugno, ritornando su valori negativi; più marcato è il peggioramento delle attese sugli ordini.
Tornando al Piemonte nel settore dei servizi (circa 250 risposte) il clima di fiducia è complessivamente più positivo rispetto al manifatturiero. Anche in questo comparto, tuttavia, l’indagine di settembre registra un certo peggioramento degli indicatori: nulla di drammatico, ma segnali di debolezza che allontanano le speranza di ripresa.
Il saldo riferito ai livelli di livelli di attivitàrimane sostanzialmente attestato sui livelli di giugno (+3,9% contro +5,7%); l’indicatore sugli ordini peggiora invece di circa sei punti, ritornando al di sotto del punto diequilibrio (da +4,5% a -2,3%). Il saldo sulle previsioni occupazionalipeggiora lievemente ma rimane positivo (da +4,5% a +0,8%). Sale di poco il ricorso alla CIG (dal 10,8 al 13,2% delle imprese) che rimane comunque contenuto.
Rimangono problematici gli indicatori sulla situazione finanziaria e di liquidità. Peggiora ancora la redditività, con un saldo pari a -13,6%; il 59,4 % delle aziende segnala ritardi negli incassi. Non si riducono i tempi di pagamento:80 giorni in complesso, 147 giorni per i pagamenti della pubblica amministrazione. La PA assorbe circa il 13% del fatturato del comparto dei servizi; con essa ha rapporti il 45% delle aziende. Nessun segnale di accelerazione degli investimenti: solo il 18,8% delle aziende ha in programma investimenti significativi (erano il 19,7% dello scorso trimestre), mentre il 44,1% prevede di effettuare interventi di sostituzione(erano il 47,8% a dicembre). Non varia la composizione del carnet ordini: il 17% delle imprese ha lavoro garantito per meno di un mese, il 32% per un periodo tra 1 e 3 mesi, il 17% da 3 a 6 mesi, il 16% da 6 mesi a un anno e il 17% per oltre un anno. Il tasso di utilizzo della capacità produttivarimane superiore all’80% (82,4%, era 84% a giugno).