27 Marzo 2019
13:30
Una stanza e la sua crepa. Recensione di “Talking heads II” ad Asti
ASTI – “Alla gente non piace scoprire che hai un’altra vita” Le protagoniste di «Talking heads II», interpretato da Michela Cescon con la regia e la traduzione di Valter Malosti, presentato al Teatro Alfieri martedì 26 marzo, sono donne borghesi dalla cui esistenza impeccabile si intravede altro, come dal buco della serratura. Lo spettacolo del Teatro di Dioniso, inserito nella sezione “Soli in scena” della ricchissima stagione teatrale astigiana. consta in due monologhi facenti parte dell’omonima raccolta di Alan Bennett e fa parte della rassegna PAROLE D’ARTISTA/NARRAZIONI FEMMINILI, diretta dalla stessa Cescon. Michela Cescon è all’interno di una stanza angusta e costruita su un piano inclinato, con una prospettiva sbilenca che la proietta verso lo spettatore (veramente azzeccata la scenografia di Nicolas Bovey). E’ una posizione instabile che induce allo svelamento, un piccolo interno borghese che racchiude qualcosa che sta per rovesciarsi, seppur in modo centellinato. Perché è attraverso i particolari man mano accumulati che le vicende si rivelano, prendendo pieghe sorprendenti. Nel primo monologo caustico e comico (“Miss Fozzard si rimette in piedi”) la protagonista è una donna sola, intristita nell’accudire il fratello vittima di un ictus. La sua rinascita sarà in una relazione sessuale pruriginosa e segreta, ai limiti del feticismo, con il suo podologo. Michela Cescon dà forma all’ingenuità più smaccata, al perbenismo che dichiara mentre cammuffa, alla claustrofobia di una vita esasperante. I suoi movimenti sono goffi e sincopati, in una soluzione di continuità con la colonna sonora, per diventare più morbidi solo nel rapporto con l’amante, in un’atmosfera illuminata di rosa/idillio o rosso/proibito. A tal proposito è godibilissima la sincronia tra luci, musica, parola e gesti: tutto muta a seconda del punto di vista e dell’affiorare del lato segreto di Miss Fozzard. Anche nel secondo monologo (“Notti nei giardini di Spagna”) si apre una crepa di consapevolezza nella vita della protagonista. Vi scaturiscono un’amicizia, un sospetto e una sensazione di prigionia. La regia di Malosti ambienta la vicenda in Veneto, con la voce fuori campo di un marito “rispettoso” (questa è l’unica qualità che sembra appartenergli) dalla cadenza chiaramente regionale. Michela Cescon è qui una donna che rivede la sua esistenza alla luce di un’amicizia con una vicina condannata per l’omicidio del marito, uomo violento e perverso. Saranno il terreno comune dell’amore del giardinaggio e una serie di rivelazioni a chiarire la stretta connessione tra le loro due vite e i segreti che si nascondono dietro le parvenze della quieta routine domestica di un quartiere perbene. Il registro è più intimo, le punte caustiche si alternano alla delicatezza nel tratteggiare un rapporto femminile di condivisione e comprensione, che si profila come unica cosa vera e appagante. Al di fuori di questo, l’incapacità di uscire dalla gabbia dell’apparenza, stretta e scomoda come appare la camera inclinata sulla scena.
L’effetto dall’inizio alla fine è di sorpresa. Si ride, ma soprattutto si rimane appesi ai continui particolari narrati con leggerezza o apparente inconsapevolezza, sino alla costruzione completa di un quadro inedito. Michela Cescon è bravissima nel catturare l’attenzione e nel rendere le sottigliezze di una scrittura acuta che colpisce ad ogni battuta, nonostante alcune imperfezioni nella seconda parte dello spettacolo che è giusto perdonare, perché legate solo alla singola serata. “Talking heads II” è uno spettacolo da vedere, per la sua apparente leggerezza che diverte, lasciando un sentore di amaro e una consapevolezza che scuote. Come sempre la stagione del Teatro Alfieri si conferma di altissima qualità, come ben sanno i tanti spettatori che la premiano ad ogni appuntamento.