13 Giugno 2019
06:00
Cunté Munfrà continua con “Il poema dei lunatici”
VILLAFRANCA D’ASTI – “E’ una storia in una realtà parallela”, dice Emanuele Arrigazzi, attore e regista la cui attenzione al mondo delle storie e la versatilità nel dare forma al linguaggio e alla narrazione calzano perfettamente con la poetica di Cavazzoni. Venerdì 14 giugno, nel Teatro San Giovanni di Villafranca d’Asti , alle 21.30, “Il poema dei lunatici”, sarà il penultimo appuntamento della rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo”, un lungo percorso iniziato a fine luglio dello scorso anno, attraverso le stagioni, i tempi e i momenti rituali. La rassegna è promossa dall’Unione Colli Divini – nel cuore del Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio Teatralità Popolare ed è sostenuta dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT e dalla Fondazione CRAsti. La direzione artistica di Cuntè Munfrà è di Massimo Barbero, l’ideazione è di Luciano Nattino. “Il poema dei lunatici”, presentato proprio in prossimità dell’anniversario dell’allunaggio, è un racconto di Ermanno Cavazzoni, da cui Fellini ha tratto il suo ultimo film “La voce della luna”, un viaggio poetico attraverso voci che si trovano nel fondo dei pozzi. Nella trasposizione teatrale di Emanuele Arrigazzi, prodotta da casa degli alfieri, un protagonista stralunato racconta, usando oggetti contenuti in un baule che accendono i suoi ricordi, un viaggio vero, ma anche surreale, in un luogo terreno e onirico, ad ascoltare storie nascoste nei pozzi. L’attrazione dei pozzi è il trait d’union di una vicenda poetica sul filo della memoria, nella quale il narratore diventa più personaggi e vive il momento nel suo incanto. I pozzi raccontano e riflettono le vicende umane, in una dimensione laddove ciò che è minimo sorprende e suscita domande. E’ in questa sospensione che particolari ed episodi, altrimenti insignificanti, diventano vitali e svelano una bellezza straordinaria.
La lingua è “sporcata”, come spesso nel teatro di Arrigazzi, ovvero dialettale nella misura in cui l’accento e la parola vernacola possono entrare maggiormente nella carne prima ancora che nella testa di chi ascolta. Proprio la misura caratterizza il suo modo di far teatro, come per un “artigiano” che lavora “in sottrazione”, ovvero eliminando tutto ciò che c’è di ridondante per raggiungere l’effetto vero e convincente. Come già “Groppi d’amore nella scuraglia”, “Il poema dei lunatici” conferma la scelta di un testo dal luogo indefinito e dal contesto favolistico, ma restituisce una leggerezza che fa sorridere e riflettere. Ed è sorridendo che, in una miriade di storie raccontate, in un flusso continuo e lieve, si ascolta “un protagonista fragile, fantasioso e poetico” narrare del bisogno di scoprire e di dare un significato all’inspiegabile. Info: 339 2532921 – www.casadegliafieri.it
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