5 Luglio 2019
01:26
Con Mbira un altro modo di guardare l’Africa e di vivere la danza
VIGNALE MONFERRATO – Debutto nazionale oggi, a Vignale, in piazza del Popolo, dalle 21.30, per lo spettacolo Mbira di Roberto Castello. Un evento unico e particolare, in grado di rendere protagonista anche il pubblico e racconta l’Africa spazzando via pregiudizi positivi e negativi oltre che le strumentalizzazioni dei nostri tempi. Mbira è un concerto di danza, musica dal vivo e parole, che vedrà in scena lo stesso Roberto Castello e le danzatrici Ilenia Romano (interprete per Adriana Borriello, Roberto Castello, Roberto Zappalà), Giselda Ranieri (autrice e interprete, per Roberto Castello e Cosmin Manoluescu, ricercatrice nel campo della composizione istantanea), che si alterneranno con Susannah Iheme (autrice e interprete, performer per Sosta Palmizi, Jérome Bel, Maurizio Lombari, Giancarlo Cauteruccio e per Marina Abramovic, a Firenze nel 2018/2019, co-fondatrice di Gruppo M.U.D.). Insieme a loro i musicisti Marco Zanotti (alle percussioni e limba, compositore, performer e producer, profondo conoscitore della musica africana, direttore della Classica Orchestra Afrobeat, traduttore e curatore dell’edizione italiana della biografia di Fela Kuti, per Arcana edizioni) e Zam Moustapha Dembélé originario del Mali, griot (voce e kora, tamanì, balafon, polistrumentista, cantante e compositore, costruttore di strumenti).
Lo spettacolo è pensato tanto per il palcoscenico quanto per le piazze e nel non porre limiti di spazio nella relazione con il pubblico, cerca anche di superare i confini fra generi, utilizzando diversi piani espressivi, conducendo chi guarda, in un giocoso crescendo emotivo, dalla contemplazione alla partecipazione. Il finale ideale di Mbira è una festa che vede danzare insieme pubblico e interpreti.
Mbira parte dalla necessità di uno sguardo non stereotipato sull’Africa, che metta da parte pregiudizi positivi e negativi, strumentalizzazioni politiche e culturali, paure ma anche romanticismi e ingenuità. La premessa è che quando una cultura ne incontra un’altra, questa ne risulta inevitabilmente cambiata e che ciò è sempre un bene. Mbira si sofferma sul nostro rapporto con l’Africa – il continente che neanche 150 anni fa l’Europa ha invaso e si è spartito tirando righe sommarie sulla carta geografica, e che i nazionalisti europei di oggi vorrebbero continuare ad “aiutare a casa sua” – sul rapporto fra la sua e la nostra cultura, su quanto, nonostante la granitica presunzione di superiorità che gli europei hanno sempre avuto nei confronti dei “selvaggi africani”, l’incontro fra la cultura europea, fondata sulla scrittura di lettere, numeri o codici binari, e quella africana, essenzialmente orale, ha prodotto un cambiamento profondo anche in Europa.
Dice Roberto Castello: “Ci sono state fasi della storia in cui la convinzione di possedere verità assolute ha contribuito a creare coesione e un comune sentire fra popoli e culture diversi e a creare i presupposti per la loro pacifica coesistenza. Le contingenze attuali però sono del tutto nuove. Ogni cultura oggi è in contatto e interconnessa con ogni altra, e questo impone a tutti lo sforzo di un atteggiamento più curioso, umile e rispettoso nei confronti dei valori delle altre. L’incontro fra diversi modi di interpretare la realtà, invece di essere percepito come un pericolo, dovrebbe essere l’occasione per affinare nuovi strumenti di approccio all’esistenza, nuove sintesi capaci di dare risposte adeguate ad una dimensione che, a livello planetario non ha più nulla, o quasi, in comune con i momenti della storia in cui sono nate e da cui hanno preso le mosse le filosofie e le religioni che hanno condotto l’umanità fino a qui. Alcune culture, quella europea innanzitutto, sono state capaci di sviluppare tecnologie che hanno dato loro la forza per soggiogarne altre, ma questa non è la prova certa della loro superiorità anche sul piano morale e filosofico.”
Mbira prova quindi a fare un punto sul complesso e ricco rapporto fra la nostra cultura e quella africana ed è una parola che, avendo diversi molti significati, invita a fare attenzione alle sfumature: è il nome di uno strumento musicale dello Zimbabwe, il nome della musica tradizionale che con questo strumento si produce; “Bira” indica inoltre un’importante festa della tradizione del popolo Shona, la principale etnia dello Zimbabwe, in cui si canta e balla al suono della Mbira. Mbira infine è il titolo di una composizione musicale del 1981 intorno alla quale è nata una dura controversia che ben rappresenta l’estrema problematicità e complessità dell’intrico culturale e morale che caratterizza i rapporti fra Africa ed Europa. “Mbira” è insomma una parola intorno a cui si intreccia una sorprendente quantità di storie e rappresenta la possibilità di aprire il proprio sguardo alla complessità della realtà, dimenticando per un momento le categorie di cui pensiamo di far parte e quelle che ci escludono.
Lo spettacolo andrà in scena questo venerdì 5 aprile, alle 21.30 a Vignale Monferrato in piazza del Popolo.