Autore Redazione
domenica
20 Ottobre 2019
06:15
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Cronaca - Eventi - Tortona

Stasera “Le signorine” al Teatro Civico di Tortona. In anticipo la recensione

Tutto esaurito da giorni lo spettacolo che vede in scena la coppia Isa Danieli/Giuliana De Sio, a conferma del successo della stagione tortonese che si arricchisce, il 17 novembre, di un nuovo appuntamento: “La Menzogna”, con Serena Autieri e Paolo Calabresi
Stasera “Le signorine” al Teatro Civico di Tortona. In anticipo la recensione

TORTONA – E’ già tutto esaurito stasera, domenica 20 ottobre, il Teatro Civico per “Le signorine”, con Isa Danieli e Giuliana De Sio, dirette da Pierpaolo Sepe, secondo appuntamento di una stagione come sempre seguitissima e che riserva anche qualche sorpresa. Ai tredici spettacoli infatti (quello di stasera è il secondo), si è aggiunto un fuori cartellone, prestigioso per interpreti e per firma, quella del drammaturgo francese Florian Zeller, lo stesso autore de “Il padre”, che il pubblico tortonese ha apprezzato un paio di stagioni fa nell’interpretazione della coppia Haber/Lucrezia Lante della Rovere.  Serena Autieri e Paolo Calabresi, in scena con Totò Onnis e Eleonora Vanni e con la regia di Piero Maccarinelli, saranno i protagonisti, domenica 17 novembre alle 21, di “La Menzogna”, vaudeville contemporaneo dove Zeller prova la sua abilità con infinite varianti sui temi del desiderio, tradimento, verità e menzogna in amore. La compagnia ha scelto il Civico di Tortona per le prove di riallestimento dello spettacolo: attori e tecnici saranno ospiti della città per quattro giorni che si concluderanno con il debutto qui, prima di iniziare la tournée. I biglietti (dai 15 ai 10 euro) sono disponibili presso la biglietteria del teatro e su vivaticket.

Le signorine”, in scena stasera dopo la prova generale di ieri (cui ho avuto la fortuna di assistere), è tratto da “Sugo finto” di Gianni Clementi, una commedia dai toni amari, che passa dalla comicità della prima parte ad un sentore di tragico nella seconda. Il sugo finto del titolo diventa quello delle “vongole fujute” (ovvero fuggite, perché inesistenti nella ricetta, per questo tradizionalmente economica) e il testo, originariamente in romanesco, è, nell’allestimento di Sepe, in napoletano, dialetto esaltato dalla coppia Danieli/De Sio e decisamente gustoso.

La commedia verte sul rapporto di amore-odio di due attempate sorelle, entrambe claudicanti a causa di una giovanile poliomielite. La loro vita si svolge tra la merceria di proprietà, ormai circondata da bazar cinesi, e l’appartamento sovrastante, luogo di continui diverbi e di una routine monotona e claustrofobica. Addolorata (De Sio), la più giovane, è succube di Rosaria (Danieli), che la costringe, per atavica avarizia, ad economie e rinunce estreme e i loro litigi sono giocati smaccatamente sul piano della commedia, con una complicità evidente tra le protagoniste, ben a loro agio nelle due personalità di dominante e dominata. Si dipana così, in un interno borghese e vintage, una grigia quotidianità, in un clima persino a tratti beckettiano (l’ambiente claustrofobico, i dialoghi assurdi, l’odio sotteso ricordano un po’ “Finale di partita”) e in un’ambientazione da tradizionale commedia napoletana, ma in un contesto dove la globalizzazione e la società multietnica incombono dall’esterno. I giochi di potere cambiano nel secondo atto, dando ad Addolorata la possibilità di rivalersi contro Rosaria, spendere i risparmi di sempre e vendere la merceria, per trovare la felicità e finalmente un amore sino allora sognato solo nel riflesso delle telenovele. Ma la ragione di vita sta proprio nel contrasto continuo e nel rapporto familiare che pur sembra una condanna. In questa ottica si inquadra la scena finale, che sembra un sogno, un ricordo o una regressione all’infanzia, dove le due protagoniste si inseguono giocando, in una rivisitazione di un passato di complicità e di affetto.

E’ sui dialoghi che si regge “Le signorine”, sulle sfumature ironiche, sulle battute colorite e sulle continue recriminazioni. La debolezza e i desideri repressi sono ben incarnati dall’Addolorata di Giuliana De Sio e hanno la contropartita nell’avara fermezza della Rosaria della grande Isa Danieli, la cui mimica facciale nel secondo atto (nel quale la sua protagonista è reduce da un ictus) è straordinaria. Addolorata piange perché non si sente vecchia, di converso, Rosaria, esasperata, batte la testa contro il muro, mentre il giorno e la notte si susseguono con un sapiente lavoro di luci, che trapelano dalle finestre e dai lucernari della scenografia. Ci si immerge così in un’esistenza di privazioni, che ha una sua logica e basta a se stessa in virtù di un rapporto malato ma necessario. E’ la grande prova attoriale delle protagoniste a convincerci di ciò, passando dalla comicità che strappa la risata, ad un piano drammatico e ad una sintesi poetica, che sa di sogno e di complicità.

Uno spettacolo da non perdere e, come molto spesso al Teatro Civico di Tortona, un altro appuntamento letteralmente andato a ruba tra i tanti affezionati spettatori.

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