4 Novembre 2019
05:00
La crisi non allenta la presa e la cassa integrazione cresce sempre di più
PIEMONTE – Non sono confortanti i dati dell’ultimo rapporto Uil sulla cassa integrazione. Nei primi 9 mesi del 2019 le aziende italiane hanno richiesto 187 milioni di ore di ammortizzatori sociali, pari a un aumento del 16,3% rispetto allo stesso periodo del 2018.
La richiesta più massiccia è stata per la cassa integrazione straordinaria, in totale 115,3 milioni di ore, pari a un +37,4%. Le ore di ammortizzatore sociale sono schizzate in 13 Regioni Italiane, compreso il Piemonte che, azzerate le ore di deroga, ormai cancellata, ha poggiato sulla cassa integrazione straordinaria (1.952.768 pari a + 378%) e ordinaria (553.507, + 60,7% rispetto al 2018) per far fronte alla crisi economica.
L’aumento di ore purtroppo conferma la sofferenza di molte aziende piemontesi ma gli stessi dati sembrerebbero aprire uno spiraglio per il nostro territorio. Nel rapporto, infatti, Alessandria è l’unica provincia piemontese insieme a Vercelli a viaggiare controcorrente e a dimezzare le ore di cassa integrazione rispetto al 2018 (-50,9%). Il dato raccolto a livello nazionale dalla Uil ha sorpreso il Segretario provinciale del sindacato, Aldo Gregori.
Lo zero nella colonna delle ore di cassa integrazione straordinaria di settembre lascia perplesso il vertice della Uil di Alessandria, più propenso a pensare a “un errore nel caricamento dei dati“.“Vorrei fosse così, ma la situazione che descrivono le categorie sul territorio è un’altra”. I dati fanno riferimento al mese di settembre, quindi prima che venisse formalizzata la procedura di licenziamento collettivo per i 28 lavoratori della Solvay di Spinetta Marengo e la chiusura della Ppg Industries di Felizzano, azienda specializzata nella produzione di vernici in polvere per elettrodomestici che conta 42 dipendenti. Già da prima, però, era aperta la crisi della Pernigotti e c’erano le difficoltà dell’ex Ilva di Novi, nelle ultime settimane costretta anche a fronteggiare i danni del maltempo.
Insomma, anche prima della fine di ottobre, non c’erano stati “così netti segnali di ripresa in provincia”. Nell’Alessandrino, ha ricordato Gregori, ci sono aziende che stanno ovviamente tenendo testa alla crisi ma, in generale, la situazione è “stagnante” da tempo. A preoccupare il sindacato è poi il calo delle esportazioni. Gli ultimi dati mantengono il segno più per il nostro territorio ma il settore che ha fatto primeggiare la provincia e contrastato lo stallo dei consumi interni sta perdendo terreno. Il sindacato, ha aggiunto Gregori, nei mesi scorsi ha letto con cautela anche i dati Istat sull’aumento dell’occupazione a livello nazionale. Accanto al segno positivo, il segreterio provinciale Uil ha notato anche il meno davanti alle ore lavorate. “Più assunti ma meno ore lavorate significa che lavoro precario. Le assunzioni sono part-time oppure a ore”. Con questi contratti e senza forti investimenti da parte del Governo, però, non può esserci una vera ripresa che difficilmente, secondo il sindacalista, arriverà dalla diffusione della “gig economy”. I lavoretti “on-demand” che si trovano tramite app, e oggetto anche di un recente studio della Uil di Alessandria, aiutano ad affrontare il presente”a tirare avanti” ma al momento non danno garanzie per il futuro, neppure per ottenere prestiti o mutui.
Insomma, il sindacato “vuole essere ottimista” di fronte al dato del calo della cassa integrazione in provincia di Alessandria segnalato nel rapporto perché “la ripresa è nell’interesse di tutti”. I “segnali” dal quotidiano, però, “non lasciano tranquilli”.